Il punto

Se l'attacco iraniano su Israele può accelerare l'approvazione di aiuti a Kiev

La possibile escalation del conflitto in Medio Oriente alimenta le pressioni sullo speaker della Camera degli USA, Mike Johnson, per approvare la legge sulla sicurezza nazionale – A beneficiarne, però, potrebbe non essere solo lo Stato ebraico
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Red. Online
15.04.2024 09:00

Da un lato, l'attacco iraniano su Israele ha creato, inevitabilmente, nuove tensioni. Ma dall'altro, ha anche aumentato le pressioni sullo speaker della Camera degli Stati Uniti, Mike Johnson, per avanzare un disegno di legge per gli aiuti allo Stato ebraico, e non solo. Il rischio di possibile escalation del conflitto tra Israele e l'Iran, infatti, ha spostato l'attenzione anche sul pacchetto di aiuti militari destinati all'Ucraina, senza i quali, ha ribadito il presidente Zelensky negli scorsi giorni, Kiev non riuscirebbe a vincere la guerra.

Dalle tensioni tra Israele e l'Iran agli aiuti a Kiev

La questione dei finanziamenti americani, dopotutto, è ormai all'ordine del giorno. Il sostegno degli Stati Uniti a entrambe le nazioni coinvolte nei conflitti, come noto, è tardato, a causa dei contrasti politici all'interno del Congresso. Lo stesso Johnson, considerato un alleato di Donald Trump, ha infatti bloccato un precedente progetto di aiuti da 95 miliardi dollari – richiesto dal presidente Biden e poi approvato dal Senato – per finanziare Ucraina, Israele e Taiwan. Ora, però, con l'attacco di Teheran avvenuto nella notte tra sabato e domenica, la questione è tornata sotto i riflettori non solo per Israele, ma di riflesso, anche per Kiev. Johnson, infatti, ha dichiarato di voler mettere al voto la legge sugli aiuti a Israele durante la settimana. E, sebbene, al momento, non sia stato chiarito se nella proposta siano compresi, a tutti gli effetti, anche i fondi per l'Ucraina, per il Paese si è riacceso un barlume di speranza. 

«I repubblicani della Camera e il partito repubblicano comprendono la necessità di stare dalla parte di Israele. Ci riproveremo questa settimana, i dettagli del pacchetto stanno venendo definiti proprio in questi giorni», ha dichiarato Johnson a Fox, senza scendere nei dettagli, ma limitandosi a ribadire che «si stanno esaminando le opzioni su tutte le questioni supplementari».

Un'approvazione sempre più urgente

Tuttavia, come sottolinea il Guardian, lo speaker della Camera, sta affrontando un'immensa pressione politica da parte dei suoi colleghi repubblicani, che hanno pensieri contrastanti in merito al sostegno all'Ucraina nella guerra con la Russia. Trump e i legislatori di estrema destra della Camera dei Rappresentanti, infatti, hanno espresso scetticismo sul versamento di miliardi di dollari nel conflitto, per sostenere Kiev. Anche per questo motivo, la rappresentante repubblicana Marjorie Taylor Greene ha minacciato di estromettere Johnson dalla carica di speaker, per questioni legate al suo sostegno all'Ucraina. 

Ciononostante, al di là delle tensioni interne alla Camera, l'attacco iraniano non ha fatto altro che aumentare le responsabilità di Johnson e l'urgenza di approvare i finanziamenti per i conflitti. Non a caso, la Casa Bianca e i principali Democratici e Repubblicani del Senato hanno già esortato lo speaker ad approvare il pacchetto bipartisan da 95 miliardi di dollari, già varato dal Senato, che prevede 14,1 miliardi di dollari di aiuti a Israele e 60 miliardi di dollari all'Ucraina. Fino ad ora, Johnson si era rifiutato di approvare la legge del Senato, cercando piuttosto di elaborare una propria legislazione che, per volere di Trump, avrebbe trasformato gli aiuti all'Ucraina in una forma di «prestito». Ma ora, con la crescente tensione tra Iran e Israele, le cose potrebbero cambiare, per ambedue i conflitti.

Ieri, ulteriori sollecitazioni sono arrivate anche da Biden. Nel corso di una telefonata con i leader del Congresso – a cui era presente anche Johnson – il presidente statunitense ha ribadito «l'urgente necessità con cui la Camera dovrebbe approvare la legge sulla sicurezza nazionale», all'interno della quale, va da sé, sono compresi anche nuovi aiuti all'Ucraina, a Israele e a Gaza.

Sì ai finanziamenti, no al contrattacco

Le pressioni, dunque, sembrano sempre più crescenti. Ragion per cui, secondo il presidente della commissione per l'intelligence della Camera, Mike Turner, l'approvazione di «un'ampia legge» non dovrebbe arrivare, al più tardi, entro la fine della settimana. «Credo che i pacchetti per l'Ucraina, Israele e l'Asia avranno un sostegno schiacciante, non solo per quello che è successo con l'Iran e l'escalation del conflitto in Medio Oriente, ma anche perché si tratta di alleati che hanno bisogno e meritano il nostro sostegno», ha dichiarato. 

Ora, sebbene si parli di finanziamenti a Israele, gli Stati Uniti nelle scorse ore hanno ribadito a gran voce di non aver intenzione di partecipare a un eventuale contrattacco israeliano contro Teheran. Che, a sua volta, ha avvertito la Casa Bianca di «star fuori dal conflitto» con lo Stato ebraico. «L'azione militare dell'Iran è stata una risposta all'aggressione del regime sionista contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco», aveva dichiarato, a tal proposito, su X la missione permanente dell'Iran alle Nazioni Unite. «Se il regime israeliano commettesse un altro errore, la risposta dell'Iran sarebbe considerevolmente più severa.È un conflitto tra l'Iran e il regime canaglia israeliano, dal quale gli Stati Uniti devono starne fuori!». 

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