Se nelle case cinesi scarseggia il gas naturale

In Cina fa freddo. Parecchio. Negli scorsi giorni, le temperature sono crollate. Nella città più settentrionale del Paese, Mohe City, per tre giorni di fila il termometro ha segnato temperature attorno a -50 gradi. L'agenzia meteorologica cinese, a sua volta, ha emesso avvisi a livello nazionale, per preparare i cittadini a un'ondata di freddo intenso. Eppure, nonostante l'allarme, i cinesi si ritrovano impreparati a soffrire il gelido inverno. A far da padrone a questa condizione di estremo disagio, è una carenza di gas naturale, che sta rendendo la vita di molti cittadini nel Paese del Dragone altamente critica. Ma ecco cosa sta succedendo.
Gas razionato
Partiamo dalla guerra in Ucraina. Oltre che per l'Europa, la Russia è stata infatti a lungo un importante fornitore di gas naturale anche per la Cina. E quest'ultima, diversamente dal Vecchio Contenente, non ha rinunciato alle scorte nemmeno durante la guerra. Anzi. Le importazioni di gas naturale da Mosca a Pechino sono aumentate del 42,3%, e diverse aziende cinesi hanno acquistato carichi di imprese giapponesi e di altri Paesi che non erano più disposte a comprare dalla Russia, proprio a causa dell'invasione.
Ciononostante, il gas russo è stato principalmente importato a prezzi molto alti. E parlando proprio di prezzi, se in Europa un inverno sorprendentemente caldo ha fatto sì che la carenza di gas fosse tenuta sotto controllo, mantenendo i costi relativamente bassi, in Cina la situazione è opposta. Qui il gelo che ha investito il Paese ha fatto, al contrario, lievitare i prezzi.
Secondo alcuni esperti citati dal New York Times, la situazione di crisi in cui versa il Paese ha messo in luce le debolezze sistemiche delle normative e delle infrastrutture energetiche cinesi. Non solo. I governi provinciali e municipali cinesi hanno ridotto anche i consueti sussidi per il consumo di gas naturale, che in passato aiutavano a tenere sotto controllo le bollette del riscaldamento. Ed è qui che nasce il problema principale. La risposta del governo nazionale è stata infatti quella di dire ai governi locali di fornire calore ai residenti, senza dare effettivamente loro i soldi per pagarlo. Di conseguenza, l'unica soluzione è stata quella di razionare il gas. E ora, le famiglie cinesi ne ricevono il minimo necessario. Quanto basta per cucinare, insomma, ma decisamente non abbastanza per il riscaldamento.
Alcuni cinesi, intervistati dal New York Times, parlano di situazioni allarmanti. Li, un droghiere di 45 anni residente nella provincia di Hebei, nel nord della Cina, ha confessato che la sua famiglia non osa accendere il riscaldamento durante la notte. «Dopo averlo usato per cinque o sei ore, il gas si ferma di nuovo», ha dichiarato alla testata statunitense. «La carenza di gas sta davvero influenzando la nostra vita». Un'altra cittadina ha invece raccontato di essersi svegliata quattro volte in una settimana nel cuore della notte, perché non riusciva a dormire per il troppo freddo, nonostante fosse coperta con ben due piumoni.
Non la prima crisi
Tuttavia, la guerra in Ucraina e la mancanza di gas principale non sono le uniche colpevoli di questa situazione estrema. Perché infatti, questa non è la prima crisi energetica che la Cina si trova a dover affrontare. Al contrario, si tratta della terza volta in tempi piuttosto recenti. La prima crisi risale al 2017, anno in cui il governo di Xi Jinping ha improvvisamente vietato le caldaie a carbone in vaste aree della Cina settentrionale, favorendo quelle a gas. Ai tempi, la decisione era stata presa in favore dell'inquinamento atmosferico, ma c'era voluto davvero poco tempo per accorgersi che questa nuova modalità non permetteva a tutti i cittadini di avere sufficienti scorte di gas nelle loro caldaie.
Il secondo episodio è ancor più recente e risale al 2021. Durante il secondo anno di pandemia, il prezzo del carbone in Cina era salito più in alto rispetto al prezzo regolamentato secondo cui le utility possono vendere l'elettricità generata dal carbone. E come si può ben immaginare, riluttanti a perdere il denaro, le utility avevano chiuso temporaneamente le centrali elettriche, portando a un'ondata di blackout in tutto il Paese.
Tra carenze di gas e non
Nonostante il governo cinese abbia ora preso atto della carenza di gas, la situazione rimane incerta. Già lo scorso 13 gennaio, Lian Weiliang, vicepresidente della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma aveva dichiarato in una conferenza stampa che alcune località e imprese non stavano attuando le misure necessarie per garantire la fornitura e il prezzo dell'energia per il sostentamento della popolazione. Weiliang aveva inoltre aggiunto che il governo nazionale avrebbe ritirato i funzionari locali responsabili della fornitura nelle case, senza però indicare chi avrebbe fornito a Pechino i soldi per procedere. Ad oggi, a più di dieci giorni di distanza, il Paese continua tuttavia a essere stritolato nella morsa del freddo.
«La Cina, in realtà, ha abbastanza gas naturale per superare l'inverno», ha confessato Yan Qin, specialista di energia in Cina. «Il problema è che le normative sui prezzi e la diminuzioni delle sovvenzioni impediscono al gas di arrivare alle famiglie nel nord del Paese, quando le temperature precipitano». Il che porta verosimilmente a credere che questo non sia l'ultimo gelido inverno che i cinesi dovranno affrontare.