Sentenza UE a favore dei diritti dei migranti

«Quando un cittadino di un paese terzo entra irregolarmente nell'UE accompagnato da un minore affidato alla sua tutela il suo comportamento non può essere considerato come favoreggiamento all'immigrazione illegale». Lo afferma il presidente della Corte di giustizia dell'Unione europea Koen Lenaerts spiegando la sentenza nell'ambito del procedimento di rinvio pregiudiziale presentato dal Tribunale di Bologna nel luglio del 2023 - ovvero la causa C-460/23 Kinsa - in seguito all'ingresso in Italia di una cittadina congolese con due minori al seguito mediante passaporti falsi. Assume infatti «un obbligo legato alla sua responsabilità personale».
L'imputata è una donna di origine congolese che è entrata nel territorio italiano nel 2019 accompagnata da due minori, sua figlia e sua nipote, utilizzando passaporti falsi. La donna ha dichiarato di essere fuggita dal Congo perché aveva ricevuto minacce dall'ex compagno e ha portato con sé le due minori perché temeva per la loro integrità fisica.
Il tribunale italiano aveva chiesto allora alla Corte di giustizia se la Direttiva in materia di favoreggiamento dell'immigrazione illegale - la 2002/90 del 28 novembre 2002 - fosse compatibile con la Carta dei diritti fondamentali. «In particolare - nota la Corte - il giudice di rinvio ha dei dubbi sul fatto che la direttiva non preveda l'assistenza umanitaria come giustificazione per rendere non punibile il reato di favoreggiamento».
La Corte in sostanza appoggia l'interpretazione del tribunale di Bologna. «La Corte - spiega il presidente - ha esaminato la questione per stabilire se il reato di favoreggiamento dell'ingresso irregolare previsto dall'ordinamento dell'Unione si applichi in una caso del genere: la risposta è negativa». Il genitore in questo caso assume infatti «un obbligo legato alla sua responsabilità personale nei confronti del bambino in conformità con i diritti fondamentali, in particolare del rispetto della vita familiare e del minore».
Ma c'è di più. «Questa interpretazione - spiega Lenaerts - si impone anche per quanto riguarda il diritto d'asilo, questo prevede che in linea di principio un richiedente asilo non può essere considerato in posizione irregolare finché non viene presa una decisione sulla sua domanda in prima istanza e non può neppure essere sottoposto a sanzioni penali né per il proprio ingresso irregolare né per essere stato accompagnato da un minore affidato alla sua tutela».