Sergio Mattarella di nuovo nel mirino di Mosca: finisce nell'elenco dei «russofobi»

Mosca attacca Sergio Mattarella, di nuovo. Ma questa volta non è il solo. Andiamo con ordine. Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato sul suo sito una lista di «dichiarazioni di dirigenti di vari Paesi» citati quali «esempi di manifestazioni di russofobia». Tra queste c'è anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.
La frase incriminata è la stessa che aveva già creato un caso diplomatico a inizio anno. Sergio Mattarella, il 5 febbraio, aveva pronunciato un discorso sui nuovi equilibri mondiali all'Università di Marsiglia, dove ha ricevuto una laurea honoris causa. La lectio magistralis ha toccato diversi punti. Ma un passaggio, in particolare, non è piaciuto a Mosca. «(…) Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l'accentuarsi di un clima di conflitto - anziché di cooperazione - pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura», sono state le parole del capo dello Stato italiano, inquadrate in un ampio ragionamento sul fallimento della «politica di appeasement» (nel senso di pacificazione) che precedette la Seconda guerra mondiale. La portavoce della diplomazia russa aveva quindi attaccato Mattarella per avere omesso di ricordare «da quale parte stesse l’Italia durante la Seconda guerra mondiale». Lo staff del presidente della Repubblica italiana aveva chiarito che durante la lectio magistralis mai era emerso un accostamento tra Hitler e Putin e al limite era chiaro il riferimento alle «guerre di conquista» di oggi con quelle che portarono al secondo conflitto mondiale.
La portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, aveva quindi parlato di «paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi» e di «analogie criminali». Aveva pure aggiunto che Mattarella è il «presidente di un Paese che storicamente è stato tra quelli che hanno attaccato» la Russia. Ne era seguito una serie di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) contro siti web italiani da parte del gruppo di hacker filorussi denominato «Noname057 (16)» che, nella rivendicazione, tacciava il presidente italiano come «russofobo».
Ma torniamo a oggi. Sul sito web del ministero degli Esteri russo è apparsa la nuova sezione «Esempi di manifestazioni di russofobia». La prima a darne notizia è stata Repubblica, che parla di «una “colonna infame” virtuale che mette all’indice funzionari occidentali e ucraini accusati di aver “incitato all’odio” contro la Russia». Per l’Italia, come detto, c’è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato dai ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto.

La lista comprende anche dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del presidente francese Emmanuel Macron, tre del segretario generale della NATO Mark Rutte e ben sette dell'Alto commissario per la politica estera della UE, Kaja Kallas. Una sola invece per gli USA: un'affermazione del senatore Lindsay Graham che recentemente, facendo un parallelo con i raid americani sull'Iran, ha ipotizzato che gli Stati Uniti avrebbero potuto bombardare la Russia se Mosca non avesse osservato l'ultimatum di 50 giorni (ora ridotto a 10) imposto dal presidente Donald Trump per fare la pace con l'Ucraina.
Spulciando la lista, non sono presenti personalità legate al nostro Paese. La «Svizzera» compare unicamente come luogo in cui sono state pronunciate presunte «dichiarazioni di funzionari e rappresentanti delle élite dei Paesi occidentali nei confronti della Russia, che utilizzano "incitamento all'odio"». In particolare al WEF di Davos e alla Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina sul Bürgenstock.