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Sgomberato il centro sociale «Leoncavallo» di Milano

Lo stabile era occupato dal 1994 – Piantedosi: «Si chiude una lunga stagione di illegalità» – Sala: «Amministrazione non avvertita»
© Instagram/Milano in movimento
Red. Online
21.08.2025 18:29

Questa mattina, in via Watteau a Milano, la polizia ha eseguito l'ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale «Leoncavallo». Lo sfratto era stato nuovamente notificato per il 9 settembre. Si è però deciso di anticipare a oggi, quando le operazioni sono iniziate intorno alle 7.30.

Lo storico centro sociale fu fondato a Milano nel 1975 in via Leoncavallo. Da lì venne sgomberato nel 1994, anche in quel caso nel mese di agosto. Poco dopo si trasferì nell'attuale sede di via Watteau. «Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità», ha dichiarato il ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi. Per trent'anni quell'immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell'occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive». 

Lo sfratto del centro sociale di via Watteau era stato rinviato un centinaio di volte e lo scorso novembre il ministero dell'Interno era stato condannato a risarcire 3 milioni di euro ai Cabassi, proprietari dell'area, proprio per il mancato sgombero. Chiedendo a sua volta un risarcimento di tre milioni a Marina Boer, la presidente dell'associazione «Mamme del Leoncavallo». Nei mesi scorsi proprio questa associazione ha presentato una manifestazione d'interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi che poteva rappresentare un primo passo per lo spostamento del centro sociale. Oggi Boer dice che «c'è molta delusione e amarezza; ora certamente ci rivolgeremo alla città per avere un riscontro e speriamo che non sia la fine. Certo, cercare un'alternativa logistica sarà molto difficile».

L'esecuzione dello sgombero del centro sociale Leoncavallo – di proprietà della società «L'Orologio SRL», occupato abusivamente da parte della «Associazione mamme antifasciste del Leoncavallo» – «consentirà anche di evitare ulteriori azioni risarcitorie nei confronti dello Stato», ha chiarito la Prefettura di Milano.

Il provvedimento con il quale la Questura ha disposto lo sgombero del Leoncavallo è «anomalo» secondo l'avvocato che ha assistito il centro sociale nel corso della lunga vicenda giudiziaria il cui epilogo è arrivato oggi con l'esecuzione dell'ultima sentenza. Il quale aggiunge che «ripetere dopo 40 anni lo sgombero del Leoncavallo non è un'idea felice e dimostra debolezza». E «ora il problema diventa politico perché non è possibile che questa esperienza finisca così».

«Ieri ero a Palazzo Marino impegnato in incontri di lavoro. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo», ha chiarito il sindaco di Milano Giuseppe Sala in una nota. «Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese». Il sindaco è convinto che il Leoncavallo «deve continuare a emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità». «L'intervento era previsto per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l'iniziativa del centro. Si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato. Sono convinto, e l'ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d'accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l'interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale».