Shutdown evitato, ma per quanto?

Alla fine, sorprendentemente, gli Stati Uniti hanno evitato lo shutdown. Ossia, la parziale chiusura delle attività del governo federale statunitense. All'ultimo momento, pochi minuti prima della paralisi del Paese, repubblicani moderati e democratici hanno trovato un compromesso. Salvando, va da sé, milioni di cittadini americani dal rimanere senza stipendio. Ma facendo pagare un caro prezzo all'Ucraina, che non riceverà i 6,2 miliardi di dollari chiesti da Joe Biden. E non solo. Secondo quanto previsto dalla legge provvisoria firmata dal presidente statunitense poco prima della mezzanotte, termine ultimo per la chiusura delle attività, lo shutdown, da un certo punto di vista, potrebbe essere solo rimandato. A metà novembre, per la precisione. Quando scadrà quanto firmato, temporaneamente, nelle scorse ore.
Riavvolgiamo, però, il nastro. Come si è arrivati, fino a questo punto? E che cos'è, davvero, lo shutdown? Come detto, con questo termine si indica la chiusura delle attività del governo federale statunitense. Ma, detto con altre parole, quando lo shutdown entra in vigore, avviene una sorta di paralisi. Tutte le attività che la Casa Bianca reputa «non essenziali» smettono di essere finanziate. E chi continua a lavorare, occupandosi di mansioni ritenute «essenziali», lo fa senza percepire alcuno stipendio, per un certo periodo di tempo. Tra questi, ci sono i dipendenti dei ministeri e dei servizi, nonché i militari. Guardando i numeri, si stima 200.000 degli 800.000 lavoratori del Pentagono non riceverebbero lo stipendio, mentre il lavoro degli altri verrebbe momentaneamente sospeso. Di più, a essere colpiti dalla crisi, dovrebbero essere 2,1 milioni di persone, in tutto il governo. E non solo. In caso di shutdown, verrebbero chiuse del tutto alcune attività, come i parchi nazionali, i programmi di assistenza a poveri e indigenti. Per una durata di tempo indefinito. Neanche a dirlo, qualora lo shutdown fosse breve, gli effetti saranno più contenuti. Ma nel momento in cui la situazione dovesse protrarsi a lungo, gli effetti sarebbero preoccupanti, in particolare per il PIL.
Secondo gli esperti, dunque, i democratici avrebbero preferito evitare di mettersi contro un così grande numero di impiegati federali e contro oltre due milioni di soldati americani, che sarebbero rimasti senza stipendio, qualora lo shutdown fosse entrato in vigore. Dunque, come anticipato, a pagarne le conseguenze è stata l'Ucraina. Che non riceverà il denaro «promesso» dagli Stati Uniti. Il presidente Biden ha però sottolineato che si aspetta una continuità nel sostegno all'Ucraina. «Stasera maggioranze bipartisan alla Camera e al Senato hanno votato per mantenere aperto il governo, prevenendo una crisi inutile che avrebbe inflitto dolore a milioni di lavoratori americani, ma spero che il sostegno a Kiev non sarà interrotto nonostante i tagli previsti dalla legge», ha dichiarato il presidente, aggiungendo di aspettarsi che lo speaker della Camera mantenga il suo impegno nei confronti del popolo ucraino.
Facciamo, però, un passo indietro. Cosa ha portato gli Stati Uniti così vicino allo shutdown? La «colpa», a quanto pare, è da imputare al mancato accordo del Congresso sulle 12 leggi con cui finanziare il successivo anno fiscale. Ossia, quello che parte oggi, 1. ottobre 2023, e termina il 30 settembre del prossimo anno. Nello specifico, nell'ordinamento americano è infatti proprio il Congresso che si occupa di approvare le leggi necessarie per il finanziamento delle attività del governo. Mentre è compito dello Speaker della Camera riuscire a trovare un accordo. Ed è qui, insomma, che sono nati i problemi. Il repubblicano Kevin McCarthy, vale a dire l'attuale speaker, nelle scorse settimane aveva cercato un compromesso per scongiurare lo shutdown. Compromesso che non ha pienamente convinto la componente più conservatrice dei repubblicani, che chiedeva più tagli alla spesa.
Non trovando l'approvazione della maggioranza formata da entrambi i partiti, il pericolo dello shutdown si è fatto via via più concreto. Fino alla legge provvisoria che, almeno per i prossimi 45 giorni, finanzierà il governo. Ma a novembre, potrebbero non esserci più soluzioni alternative, per evitare il peggio. E la crisi potrebbe diventare inevitabile.
I precedenti
L'ultimo shutdown scattato negli Stati Uniti è stato quello del 2018. In quell'anno, le attività del governo vennero chiuse per 35 giorni, dopo che Donald Trump chiese miliardi di dollari per costruire il famoso muro al confine con il Messico. Anni prima, nel 2013, si verificò un altro shutdown in seguito alla protesta dei repubblicani contro la riforma sanitaria Obamacare, dell'allora presidente Barack Obama. A detta degli esperti, però, gli shutdown sono diventati più frequenti e dannosi proprio negli ultimi decenni. Complice il clima di crescente polarizzazione della politica americana.