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«Sostiene Putin», arrestato a Kiev il metropolita Pavel

La versione delle autorità ucraine è che il religioso sia stato convocato per essere interrogato
Ats
01.04.2023 20:48

Torna a montare la tensione alla Lavra, l'antico Monastero delle Grotte di Kiev che ospita i monaci ortodossi fedeli al Patriarcato di Mosca, al centro di un caso, anche legale, che nasconde risvolti politici nel cuore della guerra in Ucraina. Gli ultimi sviluppi riguardano il metropolita vicario Pavel accusato di legami con Mosca, che in un video ha tuonato: «Mi hanno arrestato».

Le versione delle autorità ucraine è che il religioso sia stato convocato per essere interrogato e che la sua abitazione è stata perquisita: i servizi di sicurezza ucraini (Sbu) sostengono di avere intercettazioni e prove fondate contro il metropolita, di incitamento all'inimicizia religiosa: avrebbe giustificato e negato l'aggressione dell'armata russa contro l'Ucraina. L'episodio ha così riacceso gli animi attorno alla collina che ospita il monastero, fino a qualche frizione fra i fedeli che vogliono preservare il loro luogo di culto e alcuni giovani ucraini. Tensioni poi subito rientrate, come del resto già nei giorni scorsi l'aria gonfia di timori era andata via via stemperandosi.

L'attenzione era infatti tornata sulla Lavra il 29 marzo scorso, in occasione della scadenza fissata dall'ordine di sfratto che le autorità ucraine avevano presentato ai monaci della Chiesa ortodossa che vivono in una parte del monastero. Questi - facendo leva su cavilli legali - hanno risposto che rimarranno il più a lungo possibile nello storico monastero, un antico complesso religioso dalla cupola dorata che si affaccia sul fiume Dnipro e che è il monastero ortodosso più significativo del Paese, riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. Probabilmente una scelta ben ponderata dalle autorità quella di evitare che il braccio di ferro si acuisse rischiando di sfociare in violenze. Poi la svolta con il fermo del metropolita.

È stato proprio Pavel a fornire la sua versione dei fatti, comunicando dapprima di aver ricevuto un mandato di perquisizione per la sua abitazione e poi di essere stato messo agli arresti domiciliari. Quindi ha respinto con forza le accuse dei servizi ucraini, affermando di essere contro l'aggressione russa: «Dicono che sostengo l'aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ho detto, dico e dirò: condanno tutti gli attacchi al nostro Stato e ciò che la Russia e Putin hanno fatto è ingiustificabile», si è difeso nel video. Una volta in aula ha poi ribadito di essere contrario all'invasione, senza tuttavia citare la responsabilità di Mosca. L'udienza è stata aggiornata a lunedì.

Altrettanto determinati sono i servizi ucraini, che lo accusano di «giustificare e negare l'aggressione dell'esercito russo contro l'Ucraina e di glorificare i suoi membri», nonché di «violare l'uguaglianza dei cittadini per motivi razziali, nazionali, regionali e religiosi». «La legge e la responsabilità di violarla sono le stesse per tutti e la tonaca non è garanzia di intenzioni pure», ha sottolineato in un comunicato il capo dell'Sbu Vasyl Maliuk, accusando la Russia di usare la religione «per promuovere la propaganda e dividere la società ucraina».

A sostegno delle accuse, i servizi hanno anche reso pubbliche alcune delle intercettazioni del sacerdote, noto anche per i suoi look stravaganti mai passati inosservati e la sua passione per il lusso, tanto da guadagnarsi il soprannome di 'Pavel Mercedes'. In una di queste si rallegra per l'occupazione di Kherson e definisce l'invasione «una guerra tra America e Russia fino all'ultimo ucraino». In un'altra conversazione afferma che l'Ucraina è responsabile del conflitto, perché «ha provocato Mosca». E, ancora: «Non ci sono ucraini» nelle regioni occidentali del Paese, tutto questo è «Polonia e Ungheria» e «nessuno respira Ucraina lì».

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