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Sotto inchiesta l'ex ministro dei Trasporti di Merkel

La Procura di Berlino ha formalmente iscritto nel registro degli indagati l'ex ministro federale dei Trasporti Andreas Scheuer, della Csu, e l'allora sottosegretario Gerhard Schulz
©Michael Sohn
Ats
20.08.2025 15:14

Avrebbero mentito alla commissione d'inchiesta parlamentare: per questo oggi la Procura di Berlino ha formalmente iscritto nel registro degli indagati l'ex ministro federale dei Trasporti Andreas Scheuer, della Csu, e l'allora sottosegretario Gerhard Schulz. Entrambi operativi nel governo di Angela Merkel fra il 2018 e il 2021.

Si tratta di una vicenda iniziata molti anni fa e che indirettamente coinvolge anche l'attuale ministro dell'Interno Alexander Dobrindt, che era stato membro del terzo governo dell'ex cancelliera, fra il 2013-2017, proprio al ministero dei Trasporti, e che aveva avviato il progetto di introdurre in Germania un pedaggio sulle strade tedesche. Progetto portato poi a termine dal suo collega di partito, Scheuer, ministro nell'ultimo governo di Angela Merkel.

Nonostante fossero molte le perplessità sul pedaggio, in particolare sulla compatibilità con il diritto dell'Unione europea, Scheuer firmò contratti con aziende incaricate di riscuotere il contributo. Accordi che furono annullati quando, il 18 giugno 2019, la Corte di giustizia europea considerò le norme tedesche contrarie al diritto dell'Ue. Il ministero di Scheuer dovette risarcire le aziende coinvolte per 243 milioni di euro.

Convocati dalla commissione parlamentare d'inchiesta, Scheuer e Schulz avrebbero più volte ribadito di «non ricordare» se le aziende avessero offerto di attendere la sentenza della Corte. Per la procura si tratta di affermazioni chiaramente false. Secondo le ricostruzioni Scheuer voleva che si cominciasse a riscuotere il pedaggio nel 2020 e non nel 2021, anno nel quale erano previste le elezioni federali.

L'avvocato di Scheuer ha comunicato all'agenzia di stampa Dpa che il suo assistito respinge le accuse. Al quotidiano Bild l'ex ministro ha parlato di «una motivazione politica» da parte della procura berlinese. Adesso tocca al giudice stabilire se ammettere o meno la causa, per la quale i due imputati rischierebbero fino a cinque anni di detenzione.