Sparatoria a Washington, uccisi due funzionari dell'ambasciata israeliana

(Aggiornato alle 8:40) Due dipendenti dell'ambasciata israeliana sono stati uccisi, nelle scorse ore, all'esterno del museo ebraico di Washington. La notizia, diffusa in un primo momento dai media locali, è stata confermata dalla segretaria per la sicurezza interna statunitense, Kristi Noem. Secondo le prime ricostruzioni fatte dal capo della polizia locale, entrambe le vittime stavamo uscendo da un evento in corso al museo, al momento dell'aggressione. Nella sparatoria sarebbero rimasti feriti anche altri dipendenti dell'ambasciata israeliana.
«Due funzionari dell'ambasciata israeliana sono stati uccisi senza motivo vicino al Jewish Museum di Washington DC», ha scritto Noem su X. «Stiamo indagando per avere più informazioni da condividere. Preghiamo per le famiglie delle vittime. Consegneremo il colpevole alla giustizia». Secondo l'ambasciatore israeliano Yehiel Leiter, le due vittime erano una coppia. «Stavano per fidanzarsi. Lui le aveva comprato un anello in questi giorni, con l'intenzione di farle la proposta di matrimonio la prossima settimana a Gerusalemme».
Il presunto autore – un 30.enne di Chicago –, nel frattempo, è stato arrestato dalla polizia metropolitana. Secondo quanto riferito da alcuni funzionari, il sospettato è un uomo che è stato avvistato camminare nelle vicinanze del museo ebraico. Prima di aprire il fuoco, si era avvicinato a un gruppo di quattro persone e aveva estratto la pistola con cui avrebbe aperto il fuoco. A seguire, sarebbe entrato nel museo, dove è stato prontamente fermato dal personale di sicurezza dell'evento.
Dopo aver sparato, il 30.enne ha aspettato per circa dieci minuti l'arrivo della polizia e si è quindi consegnato agli agenti. «L'ho fatto io, l'ho fatto per Gaza. Liberate la Palestina!», avrebbe detto mentre veniva arrestato, secondo quanto ha raccontato alla CNN una testimone che ha assistito alla scena. Tuttavia, secondo la donna, il 30.enne, prima di consegnarsi alle autorità, avrebbe finto di aver assistito all'attacco e di essere sotto shock. Sarebbe stato proprio l'aggressore a chiedere alle guardie di sicurezza del museo di chiamare la polizia. Guardie che, notando uno strano comportamento, hanno pensato che l'uomo avesse assistito alla sparatoria e lo hanno persino confortato.
Reazioni sull'attacco non sono tardate ad arrivare. «La sparatoria mortale avvenuta all'esterno dell'evento che ha avuto luogo al Jewish Museum di Washington è un depravato atto di terrorismo antisemita», ha scritto su X l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, aggiungendo che «fare del male alla comunità ebraica significa oltrepassare una linea rossa». «Siamo fiduciosi che le autorità statunitensi intraprenderanno azioni forti contro il responsabile di questo atto criminale Israele continuerà ad agire con determinazione per proteggere i propri cittadini e rappresentanti, ovunque nel mondo».
Immediato anche un commento da parte del presidente americano. «Questi orribili omicidi, basati ovviamente sull'antisemitismo, devono finire, ORA!», ha scritto Donald Trump su Truth. «Odio e radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti. Condoglianze alle famiglie delle vittime. È così triste che cose del genere possano ancora succedere. Che Dio vi benedica tutti!». Marco Rubio, segretario di Stato statunitense, ha definito quanto successo, a sua volta, «un atto sfacciato di violenza vile e antisemita». «Non ci sono dubbi: rintracceremo i responsabili e li assicureremo alla giustizia».
A tal proposito, secondo quanto riferisce l'ufficio di Netanyahu, «il procuratore generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, ha parlato con il primo ministro fornendogli tutte le informazioni disponibili sull'attentato a Washington in cui sono stati uccisi due dipendenti dell'ambasciata israeliana, sottolineando che il presidente Donald Trump è direttamente coinvolto nella gestione dell'incidente e che gli Stati Uniti si impegneranno a portare l'assassino davanti alla giustizia»
Il presidente israeliano Isaac Herzog si è invece dichiarato «devastato» dall'accaduto. «Questo è un atto spregevole, di odio, di antisemitismo, che ha causato la morte di due giovani dipendenti dell'ambasciata israeliana. I nostri cuori sono con i cari delle vittime e le nostre preghiere immediate sono rivolte ai feriti. Invio il mio pieno sostegno all'ambasciatore e a tutto il personale dell'ambasciata».