.

«Speravamo nella libertà, ci restano le macerie»

.
Ats
24.06.2025 21:05

«Non vogliamo la guerra, ma speravamo che il conflitto rappresentasse un punto di svolta e contribuisse a frenare la repressione del governo. La guerra ha concretizzato gli obiettivi degli USA, dei suoi alleati occidentali e regionali e di Israele, ma non ha portato nulla agli iraniani, come la libertà. Ora quello che ci resta sono solo le macerie lasciate dalle bombe».

Ziba, una pittrice iraniana di 28 anni, parla con lo sguardo basso. Si dice sollevata della tregua ma anche delusa. Sperava in qualcosa di più. In quella svolta che molti nel suo Paese attendono da tempo e in cui avevano sperato, pronti a sopportare anche i raid dei caccia israeliani. «Ci restano solo rovine», ribadisce indicando con gli occhi i cumuli di calcinacci di un palazzo crollato sotto le bombe.

Gli iraniani sono dilaniati tra il sollievo per l'annuncio del presidente Masoud Pezeshkian sulla fine della 'Guerra dei 12 giorni', e lo scetticismo: c'è chi non crede che il cessate il fuoco sarà definitivo e chi non vede, ancora una volta, un futuro diverso per il Paese.

Dopo 11 notti trascorse a scrutare il cielo per paura dell'arrivo dei jet israeliani e le raffiche di ordini dell'Idf di evacuare da un quartiere all'altro, martedì si sono comunque svegliati tirando un sospiro di sollievo. E i tanti costretti nei giorni scorsi a lasciare la città, in cerca di località più sicure, hanno iniziato a pianificare il ritorno a casa. Sperando di trovarla ancora intatta.

«Ci guardavamo scioccati ascoltando i notiziari che annunciavano l'intesa. Siamo ancora increduli», racconta una coppia spiegando di essere rimasta gelata quando, nelle prime ore della giornata, si parlava di violazioni del cessate il fuoco, sia di Israele sia dell'Iran: «È stata una giornata lunghissima, le ore non passavano mai, fino all'annuncio del presidente».

Chi ha lasciato Teheran, non è ancora sicuro se sia il caso di tornare: «Aspettiamo di capire cosa succederà nei prossimi giorni prima di rimetterci in auto», spiega una giovane famiglia temendo che gli attacchi possano ricominciare da un momento all'altro. «Israele ha ancora molti obiettivi che non si sono concretizzati nei suoi attacchi», si inserisce un insegnante in pensione.

Il Paese resta diviso tra statisti moderati, comandanti militari, fondamentalisti. Con gli estremisti che bollano il cessate il fuoco come un'umiliazione per un Paese come l'Iran.

«Ovviamente, la situazione regionale è cambiata dopo la guerra e la pace tra Teheran e Tel Aviv», dice Hamidreza, un dipendente governativo: «Gli stati regionali sono ora soddisfatti dell'attuale posizione di debolezza dell'Iran e dei suoi alleati, nonché della distruzione delle infrastrutture nucleari e militari iraniane», aggiunge spiegando che «molti musulmani e coloro che, in Paesi stranieri, hanno sostenuto la posizione politica e ideologica dell'Iran contro i suoi acerrimi nemici, Israele e Stati Uniti, saranno certamente delusi dalla pace».