Il caso

Spotify taglia dipendenti ma intanto organizza feste faraoniche

La piattaforma, lo scorso anno, ha lasciato a casa 2.300 persone – Eppure, non ha rinunciato a eventi e party aziendali: era davvero necessario?
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Red. Online
11.04.2024 10:30

Lo scorso novembre, Spotify ha celebrato la sua (oramai) storica campagna Wrapped – la funzione che «avvolge» gli artisti più ascoltati durante l'anno in un’unica playlist da ascoltare e guardare sul cellulare – con un party iper-esclusivo in un club londinese. Sam Smith, fra gli altri, è salito sul palco per cantare la sua hit Unholy. L'evento ha ospitato, in totale, circa 3.500 persone fra dipendenti, celebrità, media e semplici fan della piattaforma. Parallelamente, un altro party grandi firme si è svolto a Houston, in Texas, con la partecipazione del rapper Gunna. 

Tutto molto bello. Se non fosse che, quattro giorni più tardi, l'azienda ha tagliato 1.500 posti di lavoro. Fra cui alcuni dipendenti che lavoravano proprio a Wrapped. La motivazione? La struttura dei costi era ancora troppo gonfia, secondo l'amministratore delegato Daniel Ek. Capita, verrebbe da dire. Anche perché Spotify, come molte altre aziende, durante la pandemia aveva assunto in maniera eccessiva. Raddoppiando, quasi, il numero di dipendenti fra il 2019 e il 2022. Lo scorso anno, a gennaio, a giugno e poi ancora a dicembre, 2.300 posti sono stati tagliati.

Domanda: è giusto celebrare (e celebrarsi) quando l'azienda, in realtà, sta vivendo un periodo delicato? Business Insider, nel tentativo di dare una risposta concreta, ha interrogato quattordici persone fra dipendenti ed ex dipendenti della piattaforma. Un ex collaboratore, fra gli altri, non ha nascosto un certo fastidio: «Mi ha sorpreso il fatto che abbiano dichiarato di voler ridurre i costi, ma poi abbiano continuato a spendere». Per eventi e feste modaiole, va da sé.

Spotify, che certo non è insensibile a queste critiche, al riguardo ha più volte spiegato che eventi come quello di novembre sono «fondamentali per promuovere gli artisti, coinvolgere gli ascoltatori, incoraggiare la collaborazione tra i dipendenti e mettere in evidenza i nostri servizi». Non solo, «Spotify è un'azienda globale che si dedica alla celebrazione dei creatori, alla promozione di una cultura collaborativa tra i dipendenti e al riconoscimento dei risultati ottenuti dai team». Eppure, l'azienda non ha risposto alle sollecitazioni di Business Insider circa le spese sostenute per queste feste.

Di nuovo: lo sfarzo è giustificato, a fronte di tagli e riduzioni del personale? I dipendenti, a tal proposito, hanno citato lo Spotifest, un festival musicale riservato proprio al personale di Spotify. L'ultima edizione si è svolta ad agosto. Due mesi dopo la seconda, grande tornata di licenziamenti dell'anno. E, soprattutto, dopo che – all'inizio del 2023 – Ek aveva spiegato di dover contenere e controllare i costi.

Gli eventi organizzati da Spotify, scrive Business Insider, si dividono principalmente in due categorie: le feste e le formazioni aziendali, riservate come detto a chi lavora per la piattaforma, e gli eventi aperti al pubblico, una sorta di operazione di marketing. «Ma qualsiasi sia l'evento – ha spiegato a Business Insider un ex dipendente – viene sicuramente gettata via una tonnellata di denaro».

Detto questo, un'altra domanda sorge spontanea: come mai Spotify si è ritrovata con dei costi esagerati se non esorbitanti? La risposta è legata al suo modello di business, dal quale sta cercando o ha cercato di smarcarsi: l'azienda, infatti, paga circa il 70% dei suoi ricavi ai detentori dei diritti musicali. Tradotto: man mano che gli ascolti crescono, crescono anche i pagamenti da riconoscere ai legittimi proprietari della musica ascoltata. Tradotto bis: più l'azienda cresce, più aumentano le spese da sostenere, al netto delle tonnellate di soldi buttate via in feste. Spotify, dicevamo, da alcuni anni sta provando a trovare nuove forme di guadagno. La piattaforma, fra le altre cose, ha speso oltre un miliardo di dollari in podcast. Con la speranza di rientrare dall'investimento grazie agli annunci pubblicitari, sui quali impone una commissione del 50%. Non solo, nel 2023 Spotify ha iniziato a offrire anche audiolibri agli abbonati premium. Il catalogo, ora, vanta oltre 250 mila titoli. Anche qui, però, le buone intenzioni hanno cozzato con la grandeur: il lancio della sezione audiolibri si è tenuto nella sede di New York, dove Alicia Keys si è esibita in una performance riservata a pochi intimi. Certo non per noccioline...

«Pensiamo costantemente all'efficienza» ha insistito Ek lo scorso febbraio. «Cercheremo di essere sempre più efficienti con le risorse che abbiamo. Questo è il nostro nuovo modus operandi». Un modus operandi che, tuttavia, non sembrerebbe riguardare eventi e feste.