«Stop agli investimenti nelle aziende che lucrano sul conflitto Israele-Hamas»

Alla Brown University (Rhode Island), una delle più prestigiose università nordamericane e membro della celebre Ivy League, un gruppo di studenti è all'ottavo giorno di sciopero della fame. Iniziata il 2 febbraio, la protesta, che ha sin qui coinvolto una ventina di studenti, riguarda gli investimenti della Brown in Medio Oriente, in particolare in imprese che, secondo i giovani, trarrebbero vantaggio dall'occupazione israeliana dei territori palestinesi. Lo sciopero della fame – non il primo ma probabilmente il più lungo negli Stati Uniti da quando è iniziata la guerra – è stato organizzato da Palestine Solidarity Caucus e Jews for Ceasefire Now, e vi partecipano studenti ebrei e palestinesi.
«Come con l'apartheid sudafricano»
Intervistati dalla BBC, gli studenti hanno dichiarato di aver consumato solo acqua e pedialyte – una soluzione elettrolitica – per oltre una settimana: ogni giorno è stato trascorso al centro universitario, partecipando alle proteste e ad altri programmi per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla campagna militare in corso di Israele a Gaza: «Abbiamo ottenuto il sostegno di altri studenti e docenti».
L'azione di protesta, hanno spiegato i giovani, è ispirata a un analogo sciopero della fame, durato 11 giorni, andato in scena nel 1986, nello stesso esatto campus della Brown University. Allora, un gruppo di studenti aveva chiesto (e ottenuto) il disinvestimento dalle imprese che operavano sotto l'apartheid in Sudafrica. «Vedo il nostro sciopero della fame come parte di una linea di organizzazione studentesca. È un appello disperato affinché l'università non ascolti solo le nostre voci, ma anche quelle di migliaia di persone uccise a Gaza», ha spiegato una 22.enne. L'azione segue mesi di proteste all'università, tra cui un sit-in a novembre in cui 61 studenti sono stati arrestati.
Pressioni
Ma di che aziende stiamo parlando? La BBC cita la proposta di 16 pagine, redatta nel 2020 dal comitato consultivo della Brown, sulla responsabilità delle imprese nelle politiche di investimento (ACCRIP). Il documento nomina 11 aziende, tra cui RTX Corporation (impresa produttrice di armi) e Northrop Grumman (un'altra azienda militare).
Allo sciopero, la presidente della Brown University Christina Paxson ha risposto con una lettera nella quale ha espresso preoccupazione per il benessere degli studenti, ma senza mostrare di essere aperta a un passo indietro alla voce "investimenti". «I requisiti per un disinvestimento sono numerosi. Bisogna dimostrare che gli investimenti dell'università in attività di specifiche aziende creano danni sociali e che il disinvestimento allevierebbe tali danni». Contattata dall'emittente britannica, l'università ha specificato: «Non investiamo direttamente in titoli della difesa o in grandi produttori di munizioni. Sebbene un'ampia percentuale dei fondi dell'università sia gestita da terzi, siamo fiduciosi che i nostri gestori esterni abbiano il più alto livello di etica e condividano i valori della comunità Brown, compreso il rifiuto della violenza».
Vicini
L'inizio dello sciopero della fame alla Brown coincide con il ritorno al campus di uno studente di origini palestinesi, Hisham Awartani, rimasto in ospedale per mesi dopo essere stato ferito alla colonna vertebrale da un colpo d'arma da fuoco. Insieme ad altri due giovani americani originari della Palestina, Awartani era stato aggredito da un uomo in quello che gli inquirenti ritengono un crimine d'odio.
Per questo, durante lo sciopero della fame, alcuni studenti si sono sentiti particolarmente vicini alla questione, esponendo cartelli con la scritta «Nessun altro come Hisham».