Storia di un golpe fallito: che cosa è successo in Bolivia

Non è durato molto – una manciata di ore – il tentativo di golpe andato in scena in Bolivia e promosso dall'ormai ex leader dell'Esercito Juan José Zúñiga. Entrato con un mezzo blindato nella sede del governo boliviano, seguito da un centinaio di militari, il comandante generale ha dovuto presto fare i conti con la realtà. Ai vertici politici di La Paz è bastato nominare un suo successore perché i soldati al suo seguito facessero ritorno nelle caserme.
Ecco, in breve, che cosa è successo.
Il tentato golpe
Da martedì, riporta l'agenzia spagnola EFE, circolavano voci sul presunto licenziamento di Zúñiga e di altri ufficiali militari: un congedo al quale il militare aveva preannunciato di voler opporre resistenza, chiedendo «mobilitazioni» in difesa della democrazia. Ma la situazione è degenerata attorno alle 15 locali (le 21 in Svizzera), quando l'arrivo di alcuni veicoli militari in Plaza Murillo, la piazza antistante la sede del governo boliviano, ha reso evidente il tentativo di golpe in corso. Alle 15.51 un tank ha sfondato le porte della Casa Grande del Pueblo. Seguito da un centinaio di militari, Zúñiga è comparso 7 minuti dopo, di nuovo in Plaza Murillo, davanti alle telecamere per annunciare la destituzione del governo: «Il Paese non può andare avanti così, sarà nominato un nuovo Esecutivo». Ai media locali, il generale ha anche promesso la liberazione di «tutti i prigionieri politici», compresa l’ex presidente ad interim Jeanine Añez, il governatore dell’opposizione Luis Fernando Camacho e «tutti i prigionieri militari».
Il tentativo di Putsch è stato immediatamente condannato dal presidente in carica Luis Arce, ma anche dall'ex presidente Evo Morales e dalla stessa Añez, che pur sostenendo l'idea di un cambio di governo si è opposta a una violenta presa di potere: «Ripudio totale alla mobilitazione dei militari in Plaza Murillo che tenta di distruggere l’ordine costituzionale», ha scritto Añez su X: «Il MAS (Movimento per il socialismo, partito di Arce ed Evo Morales, ndr) deve andarsene con il voto del 2025. Noi boliviani difenderemo la democrazia».
Dopo qualche istante di confusione, il presidente Arce si è appellato ai boliviani: «Convochiamo il popolo e chiediamo che si sollevi contro il tentativo di golpe in corso e si schieri a favore della democrazia. Siamo tutti qui e qui resteremo determinati a contrastare il tentativo di golpe. Non possiamo permettere che causi la morte di boliviani. Esortiamo tutti quelli che hanno a cuore la democrazia e alle organizzazioni sociali a mostrare nuovamente il cammino al popolo boliviano».
Un appello immediatamente accolto dalla folla, che scesa in piazza al grido di «Lucho (il soprannome di Arce, ndr) non è solo», ha costretto i militari presenti all'utilizzo di gas lacrimogeni.
La fine
In realtà, poi, è bastato poco perché il tentativo di Zúñiga naufragasse. Jose Wilson Sanchez Velasquez, nominato a tempo record successore di Zúñiga, ha ordinato a tutti i militari di fare immediato ritorno nelle caserme ed «evitare lo spargimento di sangue». La risposta è stata quasi immediata. I soldati che nel pomeriggio avevano fatto irruzione nel palazzo del governo, occupando piazza Murillo, mentre il presidente Luis Arce era riunito con l'intero gabinetto, hanno ripiegato eseguendo gli ordini. E lo stesso Zúñiga è stato visto lasciare la piazza a bordo di un tank, mentre il popolo cantava l'inno nazionale.Nelle ore seguenti, Zúñiga e il leader della Marina Juan Arnez Salvador sono stati identificati come i principali artefici del tentato colpo di Stato. In una conferenza stampa, il ministro dell'Interno, Eduardo del Castillo, ha spiegato che i due saranno processati per reati legati alla sicurezza interna. «Castillo ha aggiunto: «C'è un altro gruppo di persone che saranno indagate per aver contribuito alla realizzazione del tentato colpo di Stato. Una volta che saranno condannati - ha concluso - garantiremo che ciò non accada di nuovo».
Intanto sono almeno 12 le persone rimaste ferite in seguito al tentativo di golpe, alcune dai colpi sparati dai soldati in rivolta sulla Plaza Murillo di La Paz e nelle sue vicinanze.
La situazione in Bolivia secondo il DFAE
Da anni la situazione in Bolivia è quantomeno instabile. Sul suo sito, il Dipartimento federale degli affari esteri, alla voce "Consigli di viaggio - Bolivia", raccomanda di «fare molta attenzione alla sicurezza personale». «La situazione sociale e politica è tesa. In tutto il Paese, ad esempio in occasione delle elezioni, possono verificarsi in qualsiasi momento scioperi spontanei, manifestazioni, disordini e blocchi stradali. Il potenziale di violenza è alto. In caso di blocchi, i mezzi di assistenza dell'ambasciata svizzera a La Paz per l'uscita dalle regioni colpite sono solo limitati, se non addirittura nulli».