Sudan ed evacuazione di cittadini svizzeri: riecco il problema dell'aereo

Il comandante in capo delle forze armate sudanesi, il generale Abdel Fattah Al-Burhan, in queste ore ha ricevuto telefonate dai leader di diversi Paesi. Il motivo delle chiamate? Facilitare e, soprattutto, garantire l'evacuazione di cittadini e funzionari delle missioni diplomatiche dallo Stato africano, dove si continua a combattere nonostante la tregua di tre giorni concordata tra le citate forze armate e quelle paramilitari. Su Twitter, l'esercito sudanese ha confermato che il generale Al-Burhan ha acconsentito a fornire l'assistenza necessaria per acconsentire all'evacuazione di cittadini stranieri e personale diplomatico.
Secondo l'Ufficio del portavoce ufficiale delle forze armate sudanesi, «si prevede che il processo di evacuazione di tutte le missioni» diplomatiche «per le quali i rispettivi Paesi lo richiedano inizierà nelle prossime ore: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina evacueranno i loro diplomatici e cittadini con aerei da trasporto militare appartenenti alle loro forze armate da Khartoum. L'evacuazione dovrebbe iniziare immediatamente».
E la Svizzera? Da noi contattato, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha spiegato che, al momento, fronte elvetico non ci sono novità sostanziali. Ovvero, al momento un'evacuazione dei nostri connazionali residenti in Sudan «non è possibile». Allo stesso tempo, il DFAE sta valutando tutte le opzioni possibili ed è in stretto contatto con i vari partner nella speranza di individuare una finestra da sfruttare. Ieri, venerdì, il Dipartimento aveva precisato che il funzionamento dell'aeroporto non è garantito e, ancora, che un'evacuazione sarebbe stata possibile solo con aerei da trasporto militari. Uno scenario, questo, confermatoci anche oggi.
Stando agli ultimi dati a disposizione, sono circa un centinaio i cittadini elvetici registrati in Sudan. Il Governo, tuttavia, ritiene che non tutti vogliano lasciare il Paese. Sarebbero infatti una dozzina quelli che, al momento, hanno manifestato il proprio interesse circa una partenza organizzata.
La questione dell'evacuazione, va da sé, è legata a doppio filo al fatto che la Svizzera, ad oggi, è tuttora sprovvista di un aereo militare da trasporto e, quindi, deve appoggiarsi a Paesi amici. Una mancanza emersa, con forza, anche durante gli ultimi giorni di presenza statunitense in Afghanistan, nel 2021. Allora, per consentire ai funzionari e cittadini elvetici di lasciare il Paese, nuovamente in mano ai talebani, il Dipartimento federale degli affari esteri fu costretto a noleggiare un aereo Swiss, atterrato in Uzbekistan.
Già nel 2004, nell'ambito del programma di armamento, il Consiglio federale aveva proposto l'acquisto di due C-295M, ma senza successo. L'obiettivo, anche allora, era quello di svolgere missioni umanitarie per la promozione della pace e la gestione internazionale delle crisi. Dieci anni dopo, il consigliere agli Stati Peter Bieri aveva presentato una mozione per chiedere, al più tardi entro il 2018, «l'acquisizione di uno o più velivoli da trasporto». E ancora: «Questi aerei saranno messi a disposizione principalmente per missioni internazionali di mantenimento della pace, civili o militari, per soccorsi in caso di catastrofe e per il rimpatrio di emergenza di cittadini svizzeri». Géraldine Savary, pure lei all'epoca consigliera agli Stati, aveva adottato un approccio simile: «Nel 2014, per due volte, la Confederazione ha dovuto rinunciare a intervenire nell'ambito delle missioni all'estero per mancanza di infrastrutture di trasporto. In Libia, nell'ambito del rimpatrio del personale dell'ambasciata svizzera e in Africa nell'ambito della risposta internazionale all'epidemia causata dal virus Ebola. Più volte alla settimana, la Svizzera noleggia un aereo da trasporto spagnolo per portare uomini e attrezzature nell'ambito delle sue missioni di mantenimento della pace in Kosovo».
Il Consiglio degli Stati accolse entrambe le proposte. Ma al Consiglio nazionale le cose presero una piega differente. La proposta di Géraldine Savary, troppo incentrata sulle missioni di pace, ad esempio venne spazzata via. La mozione Bieri, inizialmente approvata di misura, con 89 voti contro 87, fu rivalutata dopo una mozione d'ordine presentata dal consigliere nazionale Oskar Freysinger e, infine, affondò con 98 voti contro 85. Nello specifico, l'UDC era contrario, come metà del PS e anche i Verdi, dopo che si era detto che questi aerei fra le altre cose avrebbero potuto essere usati per rimpatriare i richiedenti l'asilo respinti.