Energia

Tagli al gas, «Il piano di Bruxelles risolve pochissimi problemi»

Con il solo voto contrario dell'Ungheria, l'Unione europea ha deciso ieri di ridurre volontariamente i consumi del 15% — Davide Tabarelli: «Misura insufficiente, serve un piano di razionamento»
©HANNIBAL HANSCHKE
Dario Campione
27.07.2022 06:00

La Russia chiude i rubinetti del gas diretto verso Ovest. E l’Europa taglia i propri consumi del 15% fino a marzo prossimo, approvando - in un consiglio straordinario sull’Energia convocato ieri a Bruxelles - un piano di emergenza che ha tutto il sapore di una risposta politica (molto più che tecnica) a Vladimir Putin e alla sua guerra contro l’Ucraina.

Non a caso, l’unico Paese dei 27 a non votare il piano è stata l’Ungheria di Viktor Orbán. Il ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto, in una conferenza stampa convocata al termine della riunione, ha infatti definito la decisione «ingiustificata, inapplicabile e con una base giuridica dubbia». Ottenendo però, in cambio, solo la gelida risposta di un alto funzionario dell’Unione, il quale ha ribadito come «regolamenti e direttive facciano parte di un sistema legislativo vincolante». Motivo per cui, «qualora uno Stato membro non dovesse attuarli, andrebbe incontro a una procedura d’infrazione».

In realtà, secondo molti osservatori internazionali il piano di emergenza adottato ieri dall’UE per frenare la domanda di gas nasce «indebolito» da alcuni pesanti compromessi. La riduzione dei consumi sarà infatti «volontaria» e diventerà vincolante soltanto di fronte a una reale emergenza di approvvigionamento.

Paesi come Irlanda e Malta, che non sono collegati alle reti del gas di altri Stati membri, potranno non applicare il piano. Lo stesso potranno fare  le nazioni baltiche, le cui reti elettriche sono allacciate a quella russa.

«La deroga al target del 15% interviene quando vi è un rischio che potrebbe portare a una crisi di elettricità - ha chiarito il vicepremier e ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, Josef Sikela, presentando ai giornalisti l’intesa raggiunta dai 27 -. Le esenzioni sono per le isole, cioè Irlanda, Malta e Cipro, anche se Dublino e La Valletta hanno già confermato di voler fare il possibile per rispettare il piano; o per gli Stati che non sono interconnessi, come Spagna e Portogallo. Una seconda deroga interviene sugli Stati baltici: se la Russia dovesse desincronizzare il suo sistema elettrico da quello di queste nazioni, le stesse dovrebbero allora usare il gas per stabilizzare la propria produzione di elettricità - ha aggiunto Sikela -. Più in generale, quegli Stati che hanno problemi sull’elettricità per vari motivi, potranno limitare il target di riduzione obbligatoria di gas».

Il tweet di von der Leyen

«Oggi mandiamo un messaggio forte non soltanto a Vladimir Putin, che ha fallito nel tentativo di dividere l’UE, ma anche ai nostri cittadini - ha aggiunto Josef Sikela -. Con il piano, la sofferenza energetica sarà condivisa. Tutti coloro che tecnicamente possono, dovranno contribuire. Oggi non abbiamo parlato di sanzioni, ci siamo allineati. C’è stata unità e solidarietà, volevamo mandare un segnale al Cremlino e al mondo».

Segnale ribadito in un tweet anche dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, la quale ha scritto di aver accolto «con grande favore l’approvazione, da parte del Consiglio, del regolamento per ridurre la domanda di gas e prepararsi all’inverno. È un passo decisivo per affrontare la minaccia di un’interruzione totale del gas. Grazie alla decisione odierna, l’Europa è ora pronta ad affrontare la sua sicurezza energetica, come Unione».

Verso la recessione

Le certezze dei politici europei non convincono del tutto alcuni analisti, soprattutto coloro i quali affrontano la questione gas basandosi principalmente sui numeri.

Secondo Davide Tabarelli, docente di Termoeconomia e di Ingegneria e sicurezza delle materie prime energetiche all’Università di Bologna, nonché presidente di Nomisma Energia - una delle più importanti società italiane di ricerca e consulenza sui mercati dell’energia - il piano «solleva alcune criticità e risolve pochissimi problemi. La quota del 15% incide poco rispetto al totale delle forniture e la base volontaria di adesione non ha senso se manca chi va a controllare che la riduzione sia reale. La verità è che, nonostante un aumento enorme dei prezzi, in questi mesi i consumi nell’Unione sono calati soltanto del 2%».

La strada obbligata, in una «situazione di guerra», è un’altra, spiega Tabarelli. «Bisogna redigere subito un piano di razionamento e ragionare seriamente sul prossimo inverno. Se ci fosse carenza di pressione sulla rete, diventerebbero necessari tagli di forniture alle imprese e persino alle residenze. Non è detto che succeda, ma il piano di razionamento va fatto».

Razionamento, dice in maniera  ancora più chiara il presidente di Nomisma Energia, «significa che in situazioni eccezionali sarà necessario prevedere in alcuni momenti il taglio del gas a imprese, scuole, case, ospedali. Ovviamente, si dovrà cominciare con le aziende energivore e bisognerà chiedere loro quanti soldi vogliono a fronte dell’interruzione della fornitura. In Italia, tra dicembre e gennaio, il fabbisogno può arrivare sino a 400 milioni di metri cubi al giorno: senza il gas russo ne mancano 90. È facile capire di che cosa stiamo parlando».

Il vero problema, conclude Davide Tabarelli, è «che i prezzi dei combustibili sono letteralmente esplosi. Oggi un megawattora di gas sfiora i 200 euro, due anni fa eravamo a 20. Il rischio vero è una recessione e un indebolimento enorme del potere d’acquisto delle famiglie».

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