Guerra

Tecnologia militare alla Russia, ora l'UE intende sanzionare le aziende cinesi

Bruxelles è preoccupata per i continui rifornimenti destinati al Paese di Putin, specialmente attraverso la Cina: «Dobbiamo eliminare ogni scappatoia»
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Michele Montanari
14.02.2024 15:00

Colpire le aziende cinesi per cercare di indebolire l'esercito russo. L’Unione europea ha proposto, per la prima volta, di sanzionare alcune società asiatiche per colmare le lacune che consentono al Paese di Putin di ottenere tecnologia militare - microchip in primis - destinata alle sue fabbriche di armi.

Tre società della Cina continentale, quattro di Hong Kong, una turca e una basata in India sono finite in un documento di 91 pagine in cui figurano tutte le aziende e gli individui che gli Stati membri dell'UE vogliono sanzionare prima del secondo anniversario dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

Mentre i rappresentanti di UE, Regno Unito e Stati Uniti si preparano a incontrarsi a Bruxelles, una fonte citata dal Guardian ha affermato che sono necessari più strumenti per garantire che Mosca non riesca ad aggirare le restrizioni esistenti. In una intervista pubblicata da Meduza, il professor Chris Miller ha sottolineato come la Russia, nei primi 9 mesi del 2023 sia riuscita a ottenere microchip occidentali per oltre un miliardo di dollari soprattutto grazie al Dragone perché Stati Uniti ed Europa «hanno erroneamente dato priorità ad altre questioni nelle loro relazioni con la Cina, non volendo creare nuove fonti di tensione con il Paese asiatico». Insomma, ad oggi, l’Occidente non ha mai fatto nulla per ostacolare le forniture provenienti dall’Asia.

La fonte ha poi dichiarato: «La Russia sta facendo di tutto per aggirare le nostre sanzioni, ma dobbiamo fare di più. Dobbiamo eliminare le scappatoie, individuare le vie di elusione e ridurre ulteriormente le entrate».

L’UE è particolarmente preoccupata in quanto la tecnologia occidentale riesce ad arrivare in Russia attraverso Paesi terzi, quindi ha proposto di aggiungere circa 20 aziende, tra cui quelle cinesi, alla lista nera di chi fornisce supporto all’esercito di Putin attraverso le esportazioni.

Lo scorso anno Bruxelles aveva già cercato di inserire cinque aziende cinesi nella black-list, ma di fronte all’opposizione di Pechino e alla riluttanza di alcuni Paesi membri, le restrizioni non erano state applicate. Le nuove società che potrebbero essere sanzionate sono state oggetto di «indagini approfondite» e, questa volta, c'è stato un dialogo con Pechino, scrive il Guardian.

Nel tredicesimo pacchetto di sanzioni che verrà discusso nelle prossime ore a Bruxelles, sono finite anche due compagnie di navigazione russe accusate di trasportare armi dalla Corea del Nord fino a un porto a est di Vladivostok. Le misure restrittive dovrebbero colpire pure Pyongyang. L'UE sembra intenzionata a intensificare gli sforzi per reprimere chi cerca di eludere le sanzioni contro la Russia: dall'inizio della guerra, sono già stati imposti divieti di esportazione a più di 600 aziende, tra cui tre con sede a Hong Kong e in Paesi come l'Armenia, gli Emirati Arabi Uniti e l'Uzbekistan. Gli alleati occidentali hanno stimato che le sanzioni esistenti abbiano già portato via dalle casse della Russia entrate per 400 miliardi di dollari.

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