Toccherà a Elon Musk sistemare il disastro strutturale italiano?

Non è una domanda scientifica né retorica, è una domanda esistenziale: può un battito di ali d'una farfalla negli Stati Uniti scatenare una tempesta nelle province più remote d’Italia? Per esempio a Chions in provincia di Pordenone, a Zungoli in provincia di Avellino, a Belmonte Castello in provincia di Frosinone. Certo che può scatenare ogni cosa in ogni dove la farfalla americana con la vittoria di Donald Trump, sospinto a suon di dollari da Elon Musk, chiamato, per semplificare, il «genio Elon» o l’amico «geniale». Elon Musk è l’amico «geniale» anche di Giorgia Meloni e la stessa presidente Meloni, con la sua genialità tipicamente politica, ha puntato su Musk per puntare a Trump cercando di non farsi notare troppo dai democratici. Questo riguarda Belmonte Castello, Zungoli, Chions e ciascuno dei comuni italiani che sono remoti in senso geografico e anche in senso digitale, sconnessi o connessi male al resto del paese, in attesa messianica di una fibra ottica dentro casa, di internet veloce, anzi ultraveloce.
Non è un mistero che il governo Meloni voglia coinvolgere il sistema satellitare di Musk per portare le connessioni veloci nelle «aree bianche» d’Italia, dove altre aziende da anni, ben farcite di denaro pubblico, non riescono ad arrivare oppure arrivano a fatica. Ci potrebbe pensare Musk con una bella dote di denaro pubblico, ovvio, estratto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E ancora Musk col suo sistema satellitare potrebbe ampliare la sua presenza nelle comunicazioni civili (già in uso) e allargarsi alle comunicazioni militari (progetto) e pure impegnarsi nei programmi aerospaziali. Tutto ciò da qualche mese si è tradotto in bozze, leggi, contratti.
Le multinazionali SpaceX e la figlia Starlink di Musk già operano in Italia e presto il sistema satellitare di Musk potrebbe diventare un riferimento a Chions o Zungoli. Magari! Così sarebbe a lieto fine, anche se in ritardo, un disastro strutturale italiano.
Si può attendere lo sbarco di Musk con un certo scetticismo. Perché di soluzioni geniali è piena la storia italiana, soprattutto per le telecomunicazioni. Un quarto di secolo fa la soluzione era privatizzare Telecom, colpo di genio che con i suoi scandali e suoi fallimenti si è trascinato per lustri, poi sono arrivati gli spagnoli di Telefonica, poi i francesi di Vivendi, poi il fondo americano Elliott, poi il governo ha creato una concorrente di Telecom (Open Fiber), poi in Telecom (nel frattempo ribattezzata Tim) è rientrato lo Stato con Cassa depositi e prestiti, poi è sopraggiunto il fondo americano Kkr, poi col governo Meloni si è fatto il tanto evocato scorporo della rete con Tim da una parte e FiberCop dall’altra assieme al fondo americano Kkr, il ministero dell'Economia, un fondo italiano, uno canadese, uno emiratino. Scusate il mal di testa. Su queste macerie, formate da denaro pubblico a volte sprecato, potrebbe regnare Musk e connettere ovunque l’Italia. Perdonate gli abitanti di Belmonte Castello se non ci credono troppo.