«Tony Blair non farà parte del Consiglio di pace voluto da Trump per Gaza»

Tony Blair non ricoprirà il ruolo centrale inizialmente ipotizzato nel cosiddetto «Consiglio di pace», voluto e annunciato da Donald Trump per la gestione della fase post-bellica a Gaza. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’ex primo ministro britannico sarebbe stato rimosso dalla rosa dei membri principali del consiglio dopo le obiezioni di diversi Paesi arabi e musulmani, contrari alla sua presenza nel processo.
Il piano
La notizia, non confermata ufficialmente, rappresenterebbe una forte sterzata rispetto all'architettura politica pensata dagli Stati Uniti per l'enclave palestinese. Blair era stato l’unica figura pubblicamente associata al piano presentato da Trump a fine settembre, un progetto in 20 punti - alcuni chiari, altri meno - volto a delineare un percorso verso la cessazione del conflitto tra Israele e Hamas. E il presidente statunitense si era personalmente sbilanciato definendo Blair «un uomo molto competente».
Gaza, recitava il documento stilato dall'amministrazione ed entrato in vigore con il cessate il fuoco dello scorso 9 ottobre, «sarà governata in via transitoria da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle municipalità per la popolazione di Gaza. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali, con la supervisione e il controllo di un nuovo organismo internazionale di transizione, il "Consiglio di pace", che sarà guidato e presieduto dal presidente Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato da annunciare, tra cui l'ex primo ministro [britannico] Tony Blair».
Questa era l'idea. Ma la presenza di Blair, già legata alla guerra in Iraq e al criticato progetto della "Gaza Riviera", sembra non essere andata giù ad alcuni attori regionali.
L'opposizione
Secondo la ricostruzione del Financial Times, diverse cancellerie arabo-musulmane avrebbero espresso contrarietà al coinvolgimento di Blair, giudicato figura divisiva nella regione.
Nonostante ciò, alcune fonti citate dal quotidiano britannico suggeriscono che Blair potrebbe comunque mantenere una funzione all’interno della struttura, seppur non al vertice. Il suo nome circolerebbe per un comitato esecutivo ristretto, in collaborazione con Jared Kushner (il genero di Donald Trump e architetto degli accordi di Abramo) e il consigliere Steve Witkoff, insieme a funzionari arabi e occidentali. La guida operativa del meccanismo post-bellico sarebbe invece affidata a Nickolay Mladenov, già inviato ONU per il Medio Oriente, che coordinerebbe i rapporti tra il Consiglio di pace e un comitato tecnico palestinese incaricato della gestione quotidiana della Striscia.
Il quadro rimane tuttavia incerto. Ad oggi, nessun governo ha formalizzato la partecipazione alla forza di stabilizzazione prevista dal piano e la sua struttura — compiti, comando, mandato — risulta ancora indefinita, come irrisolto è anche il nodo del disarmo di Hamas.
