Trump a New York con l'obiettivo di fermare Mamdani

New York non è più la sua città da alcuni anni ma sicuramente gli è rimasta nel cuore e per questo intende battersi per fermare a tutti i costi l'ascesa di Zohran Mamdani a sindaco. Donald Trump sta valutando di scendere direttamente in campo per influenzare le elezioni di novembre ed evitare che il posto in cui è cresciuto e che gli ha regalato il successo finisca nelle mani di un «comunista».
Dietro le quinte il presidente sta tessendo la sua tela e ha avuto contatti, secondo quanto riportato dal New York Times, con Andrew Cuomo, l'ex governatore dello stato di New York sconfitto alle primarie democratiche a sindaco. Nonostante i legami con Eric Adams, l'attuale primo cittadino che si è ricandidato come indipendente, Trump e il suo staff ritengono Cuomo la figura più adatta a governare la città e sono disposti a fare il possibile affinché venga eletto. Tuttavia per l'ex governatore il sostegno di Trump rischia di essere un boomerang, considerato l'effetto che ha avuto in precedenza su Adams, la cui popolarità è affondata dopo il suo avvicinamento con il presidente.
«Non ci sono stati contatti», si è affrettato a spiegare il portavoce di Cuomo smentendo le indiscrezioni del New York Times. Parole che non sono però state sufficienti a fermare l'ondata di critiche che ha travolto l'ex governatore. Le telefonate con Trump sono un «tradimento. Questo non è solo un losco accordo segreto di un politico cinico, è squalificante», ha detto Mamdani. «Questa dovrebbe essere una competizione su chi renderà la città accessibile, chi ne garantirà la sicurezza e la porterà avanti, non un'audizione per il miglior buffone per Donald Trump e i suoi sostenitori miliardari», ha aggiunto il liberal 33enne ex rapper che ha conquistato a sorpresa la nomination democratica a sindaco.
Impegnato su più fronti, dalle elezioni a New York ai dazi passando per la battaglia sul ridisegnare le mappe elettorali degli stati americani, Trump non perde di vista neanche la Washington in cui abita, altra roccaforte democratica. Il presidente ha infatti minacciato di schierare la Guardia Nazionale e commissariare sotto la guida federale il dipartimento di polizia locale per renderla più sicura e affrontare il crimine dilagante. «Questo dovrebbe essere il posto meglio gestito del paese, non il peggiore. Ha molto potenziale», ha spiegato Trump ipotizzando anche di strappare alla città la sua autonomia politica.
Per mettere pressione sulle autorità locali il presidente può contare sul sostegno di Janine Pirro, la procuratrice della città da sempre alleata di Trump. Pirro ha di recente attaccato l'amministrazione democratica di Washington che «coccola» i criminali teenager e si è lamentata del divieto di incriminare i minorenni accusati di reati violenti. Schierandosi con la proposta di Trump di abbassare l'età della responsabilità legale a soli 14 anni, Pirro ha precisato che spetta al presidente «decidere se federalizzare Washington» e assicurato il suo sostegno a qualsiasi iniziativa della Casa Bianca.