«Stop and go» sui dazi di Trump

(Aggiornato) La U.S.Court of International Trade ha invalidato, ieri e con effetto immediato, tutti gli ordini esecutivi emessi dal gennaio scorso dall’Amministrazione Trump sulle tariffe doganali che erano motivati dall’International Emergency Economic Powers Act, una legge risalente al 1977 pensata per affrontare minacce «insolite e straordinarie» durante un’emergenza nazionale. I dazi sull’acciaio, l’alluminio e le auto, invece, non sono interessati dal blocco perché Trump non ha usato i poteri di emergenza per deciderli,
Ma la Casa Bianca ha subito presentato una notifica di appello, mettendo inoltre in dubbio l’autorità del tribunale. «Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare correttamente un’emergenza nazionale», ha dichiarato in una nota il portavoce Kush Desai, sottolineando che i deficit commerciali degli Stati Uniti con altri Paesi costituiscono «un’emergenza nazionale che ha decimato le comunità americane, lasciato indietro i nostri lavoratori e indebolito la nostra base industriale di difesa - fatti che la Corte non ha contestato».
E quest'oggi la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale di Washington ha accolto la richiesta e ripristinato i dazi, senza tuttavia fornire alcun parere o motivazione, ma ha chiesto ai ricorrenti di rispondere entro il 5 giugno e all’amministrazione entro il 9 giugno.
La sentenza emanata dal tribunale commerciale in risposta all’azione legale avanzata da dodici Stati e da un gruppo di cinque piccole imprese rappresentato dal Liberty Justice Center ha stabilito che il presidente ha oltrepassato la sua autorità imponendo dazi lineari sulle importazioni dai partner commerciali degli USA, affermando inoltre che la Costituzione degli Stati Uniti conferisce al Congresso l’autorità esclusiva di regolamentare il commercio con gli altri Paesi, che non viene scavalcata dai poteri di emergenza del presidente per salvaguardare l’economia degli Stati Uniti.
«La Corte non si pronuncia sulla bontà o sulla potenziale efficacia dell’uso delle tariffe da parte del presidente come leva», ha dichiarato il collegio di tre giudici nella decisione. «Tale uso è inammissibile non perché sia imprudente o inefficace, ma perché (la legge federale) non lo consente».
Le decisioni della U.S. Court of International Trade, con sede a Manhattan, che esamina le controversie relative al commercio internazionale e alle leggi doganali, possono essere impugnate presso la Corte d’Appello e, infine, presso la Corte Suprema. Non è chiaro per ora se i dazi interessati dal blocco rimarranno in vigore durante le udienze dei ricorsi.
Guerra «tutt’altro che finita»
La sentenza, se confermata, minerebbe la strategia di Trump di fare leva su dazi elevati per strappare concessioni ai partner commerciali. Crea inoltre incertezza sui molteplici negoziati simultanei con l’Unione europea, la Cina e molti altri Paesi. Come la Gran Bretagna, con cui è stata trovata un’intesa a inizio maggio: il governo britannico ha dichiarato che la sentenza è una questione interna per l’amministrazione statunitense, ma ha sottolineato che si tratta «solo della prima fase del procedimento legale».
L’ancora possibile blocco dei dazi da parte del tribunale commerciale rappresenta comunque una «battuta d’arresto» per l’Amministrazione Trump ma la guerra commerciale è «tutt’altro che finita». Lo spiegano alcuni esperti al «Wall Street Journal», sottolineando che è improbabile che la decisione scoraggi il presidente dal cercare di riscrivere le regole del commercio globale a favore dell’America o che lo induca ad abbandonare i dazi come strumento per farlo.
La Casa Bianca infatti ha varie vie legali per proseguire i suoi obiettivi di politica commerciale e, inoltre, con il suo appello potrebbe spingere il caso, come detto, fino alla Corte suprema. Inoltre, se la sentenza del tribunale commerciale dovesse essere confermata, il presidente potrebbe ricorrere ad altre leggi commerciali per imporre dazi specifici per ogni settore, nonché dazi generalizzati e specifici per ogni Paese.
In un’intervista rilasciata ieri a Fox Business Network, il consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett si è detto fiducioso sul fatto che la sentenza verrà alla fine annullata. Ha inoltre affermato che la sentenza non ostacolerà la firma di nuovi accordi commerciali.In effetti, il negoziatore commerciale del Giappone si incontrerà infatti domani a Washington con il segretario al Tesoro americano Scott Bessent per un quarto giro di colloqui, mentre l’India ha ancora in programma di inviare un gruppo di negoziatori a Washington la prossima settimana.