Tunisia: dure condanne al carcere per leader dell'opposizione

La magistratura tunisina ha inflitto ieri condanne severissime, nel processo noto come «complotto 2», a figure di primo piano dell'opposizione, tra cui Rached Ghannouchi, leader storico del partito islamico tunisino Ennahdha. Lo hanno reso noto i difensori degli imputati, accusati di cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato.
Tra le condanne più rilevanti figura quella di Ghannouchi, con una pena a 14 anni di reclusione. Situazione analoga per altri imputati di spicco, mentre personalità quali Kamel Letaïef, Khayam Turki e Noureddine Bhiri hanno ricevuto pene rispettivamente di 66, 48 e 43 anni di carcere.
Gli imputati erano accusati di aver pianificato attività volte a destabilizzare l'ordine costituzionale tunisino, con l'aggravante di presunti legami con organizzazioni terroristiche.
La difesa di Ghannouchi ha immediatamente definito il processo un «simulacro di giustizia», lamentando che il giudizio si è svolto in sua assenza e senza che gli avvocati avessero la possibilità di presentare le loro argomentazioni. Secondo il suo team legale, Ghannouchi non ha commesso alcun reato e continuerà a esercitare il diritto alla presunzione di innocenza.
Il verdetto, come evidenziato da osservatori nazionali e internazionali, introduce una svolta rilevante nel contesto politico tunisino, esercitando una forte pressione sullo Stato di diritto e sollevando dubbi sull'indipendenza delle istituzioni giudiziarie.
Molti tra la comunità diplomatica e le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato negli ultimi mesi le misure cautelari straordinarie e l'arresto di decine di oppositori senza piena tutela difensiva.
Ora si apre la fase dei ricorsi: le difese annunciano appello, mentre si attendono le reazioni politiche, internazionali e della società civile.