Il caso

Tutti i trucchi dell'economia russa

La governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, ha ammesso di aver sottovalutato la crescita del PIL – Eppure, c'è più di un «ma» legato ai dati
© SERGEI ILNITSKY
Red. Online
09.05.2023 23:00

Economia russa, che succede? Riformuliamo: perché sta crescendo ed è destinata a crescere? Bella domanda. Alla quale, a quanto pare, nemmeno il Fondo monetario internazionale (FMI) sa dare una risposta concreta. Addirittura, secondo l’ultimo report dell'FMI la Russia quest’anno dovrebbe tornare a crescere più di molti Paesi occidentali. E pure la governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha ammesso di aver sottovalutato la crescita del PIL della Federazione. «L’economia sta crescendo più velocemente di quanto previsto dalle previsioni di febbraio della Banca di Russia» ha detto la governatrice, aggiungendo: «Ciò riflette sia un’espansione della domanda interna sia i processi di trasformazione in corso dell’economia russa. La crescente domanda interna sta sostenendo un miglioramento del sentiment delle imprese nonostante le persistenti condizioni esterne difficili». Secondo Nabiullina, dunque, il PIL della Federazione Russa dovrebbe crescere fra lo 0,5 e il 2% nel 2023 e arrivare addirittura al 2,5% nel 2024. Dati, questi, da prendere con molte pinze. E vedremo perché.

Produzione e inflazione

La produzione, in Russia, avrebbe ripreso a marciare con una certa velocità nella seconda parte del 2022. La guerra, tuttavia, ha avuto un forte impatto. Non tanto, o non solo, a causa delle sanzioni imposte dall’Occidente in seguito all’invasione dell’Ucraina, ma perché con tanti uomini impegnati al fronte, beh, ora manca manodopera. Lo dimostra il tasso di disoccupazione, ai minimi storici. Ancora Nabiullina: «La carenza di manodopera sta aumentando in molti settori a causa degli effetti della parziale mobilitazione in corso mentre continua la crescita della domanda di manodopera da parte delle imprese. In queste circostanze, la crescita della produttività può restare indietro rispetto alla crescita dei salari reali». Perfino l’inflazione, che a marzo del 2022 schizzò dopo le prime sanzioni a percentuali che oscillavano fra il 20 e il 30% e spinse proprio la Banca di Russia ad alzare il tasso ufficiale di sconto al 20%, è rientrata su livelli paragonabili a quelli del 2021. Di più, la previsione per il 2023 è quella di un assestamento fra il 4 e il 5%.

Su questo fronte, tuttavia, vi sarebbero non pochi dubbi. Innanzitutto, il feeling di consumatori e imprese, in Russia, è piuttosto distante rispetto alle previsioni ufficiali. Nei sondaggi pubblicati dalla Banca di Russia, ad esempio, consumatori e imprese si aspettano per il 2023 un’inflazione media oltre il 10%. Abbastanza, insomma, perché nella realtà l’inflazione sfugga al controllo delle autorità. Come riportano diversi media, poi, dai dati ufficiali è stato estromesso un mese in particolare, marzo 2022, come se non fosse mai esistito. Normale, insomma, che poi il quadro generale migliori.

Sanzioni, la versione russa

E le sanzioni occidentali? Hanno colpito o no? Stanno avendo ancora effetto? Snì, a sentire Nabiullina. Che, tanto nel report annuale sui conti della Banca centrale quanto nell’audizione davanti alla Duma dello scorso aprile, nella quale chiedeva l’approvazione di alcuni disegni di legge, ha inquadrato così la situazione: l’economia russa non è andata al tappeto con le sanzioni, pur soffrendo fino all’autunno del 2022 per l’improvvisa carenza di materie prime e semiconduttori. Mosca, a tal proposito, ha potuto contare sull’aiuto e sul sostegno della Cina e di molti Paesi asiatici e arabi.

Perfino l’esclusione dal circuito di pagamenti SWIFT, lo standard a livello internazionale, avrebbe provocato meno danni del previsto. D’altronde, Vladimir Putin ha preparato a lungo l’invasione e la guerra. E aveva previsto, di rimando, anche la reazione dell’Occidente in termini di possibili sanzioni. Di qui l’implementazione di una rete alternativa e, in seconda battuta, i continui flirt con il sistema cinese UnionPay. «L’anno scorso – ha spiegato la governatrice della Banca centrale russa – con l’inizio della prima ondata di sanzioni i sistemi di pagamento globali hanno lasciato la Russia nel giro di pochi giorni. Nonostante ciò, grazie alla matura infrastruttura di pagamento che avevamo che gestiva tutte le transazioni anche su carte internazionali a livello nazionale, tutte le transazioni con carta sono continuate senza interruzioni. Pertanto, i nostri cittadini hanno continuato a godere essenzialmente dello stesso livello di servizio a livello nazionale». Quindi, davanti alla Duma ha aggiunto: «Come sapete, alcune banche sono state tagliate fuori da SWIFT e abbiamo lavorato per anni per creare un’alternativa domestica a SWIFT. È qui che è entrato in gioco il nostro sistema di messaggistica finanziaria per raccogliere il flusso nazionale precedentemente elaborato da SWIFT. Uno dei compiti chiave e più difficili a portata di mano sono i regolamenti e i pagamenti transfrontalieri. Per loro, dobbiamo impostare canali che le sanzioni non possono bloccare. Siamo in intensi colloqui bilaterali con i Paesi partner». Al riguardo, Nabiullina ha chiesto alla Duma di allentare la stretta sulle criptovalute e di varare un progetto di legge sul rublo digitale.

Il controllo delle banche

L’ultimo capitolo che potrebbe spiegare la tenuta dell’economia russa è legato al rigido controllo politico esercitato dalla Banca centrale e dal governo centrale sulle banche e il sistema del credito. Il governo, infatti, ha imposto alle banche di pagare il 50% delle rate sui mutui casa esistenti e nuovi, come ha spiegato sempre Nabiullina: «Tali programmi hanno un impatto in una crisi in quanto sostengono la domanda di alloggi e quindi l’industria delle costruzioni. Tuttavia, poiché offriamo tali vantaggi, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo principale. E l’obiettivo principale del prestito ipotecario è l’alloggio disponibile. Cioè, il prezzo forfettario – l’importo del prestito – che le persone devono pagare per molti anni dovrebbe essere ragionevole e non consumare i loro redditi in futuro». La stessa Nabiullina ha espresso la sua preoccupazione sul comportamento delle banche in Russia, accusate di «rapinare» a volte i propri clienti: «Le banche e gli altri intermediari finanziari stanno diventando sempre più orientati al cliente. Tuttavia, questo non è il risultato della loro azione volontaria. Ciò che ha fatto la differenza è l’inasprimento della vigilanza sui comportamenti e il monitoraggio continuo dei loro rapporti con i consumatori».

Inoltre, Nabiullina ha sottolineato che la Banca centrale ha introdotto documenti informativi chiave che stabiliscono uno standard chiaro per le banche per informare i propri clienti di tutte le specifiche del prodotto, inclusi i pagamenti e i rischi connessi. «Le banche e gli altri intermediari finanziari stanno diventando sempre più orientati al cliente. Tuttavia, questo non è il risultato della loro azione volontaria. Ciò che ha fatto la differenza è l’inasprimento della vigilanza sui comportamenti e il monitoraggio continuo dei loro rapporti con i consumatori. Abbiamo introdotto documenti informativi chiave che stabilivano uno standard chiaro per le banche per informare i propri clienti di tutte le specifiche del prodotto, inclusi i pagamenti e i rischi connessi. È stato inoltre introdotto un periodo di riflessione per consentire alle persone di pensare e rinunciare a servizi non necessari o prodotti antieconomici. Eppure, vediamo l’emergere di nuove pratiche creative, e questo ci fa rafforzare la supervisione. Questi casi non sono violazioni di massa. Consideriamo, ad esempio, il caso di una banca che offre un tasso di prestito apparentemente basso che tuttavia viene fornito con più commissioni e polizze assicurative. La banca rapina il cliente ma tecnicamente parlando agisce in modo relativamente corretto».

Altre stime

Per meglio contestualizzare la situazione, è bene ricordare che – stando alla Banca mondiale, al citato Fondo monetario internazionale e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), nel 2022 il prodotto interno lordo della Russia è diminuito del 2,1%. L'economia russa potrebbe continuare a contrarsi nel 2023. Non solo, mentre l'FMI prevede una crescita nel 2023 l'OCSE – nel suo scenario peggiore – prevede che il PIL diminuirà del 2,5% mentre per la Banca mondiale ci sarà un calo ma limitato (0,2%).

Come ricorda il Consiglio d'Europa, mentre nel primo semestre del 2022 la Russia ha beneficiato dell'aumento dei prezzi dei combustibili fossili sui mercati mondiali, le sanzioni riguardanti le importazioni di petrolio entrate in vigore nel dicembre 2022 hanno limitato, e di molto, i proventi della Russia. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, gli introiti russi da petrolio sono diminuiti di oltre un quarto nel gennaio 2023 rispetto al gennaio 2022. Il calo registrato a febbraio è stato ancor più significativo: oltre il 40%.

Quanto alle sanzioni, infine, quelle imposte dall'UE e dai suoi partner al sistema finanziario russo hanno ridotto la capacità del Cremlino di finanziare la guerra. Dati alla mano, 300 miliardi di euro in riserve della Banca centrale russa sono bloccati nell'Unione Europea, in altri Paesi del G7 e in Australia. Il 70% dei beni del sistema bancario russo è oggetto di sanzioni. Circa 20 miliardi di euro in beni appartenenti a oltre 1.500 persone ed entità oggetto di sanzioni sono stati congelati. 

In questo articolo: