Aviazione

Tutto (o quasi) ciò che non va con Boeing

Alaska Airlines? Non solo: le commissioni del Senato USA che indagano sul costruttore di aerei hanno portato alla luce nuovi preoccupanti casi – «Gli ingegneri saltavano sui pezzi per farli combaciare»
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Red. Online
18.04.2024 21:30

Un vecchio proverbio ci ricorda che dagli errori si può sempre imparare qualcosa. Ed è quello che dovrà fare anche Boeing. In particolare dopo l'incidente avvenuto a inizio gennaio su un volo dell'Alaska Airlines, dove un portellone si è staccato a pochi minuti dal decollo. Incidente che ha creato non pochi problemi all'azienda. Tuttavia, ieri, due commissioni del Senato USA che indagano sulle carenze di sicurezza del costruttore hanno rivelato altre «sconvolgenti accuse» rivolte all'azienda, oltre che nuovi interrogativi sulla capacità di supervisione della FAA. Vediamo, nel dettaglio, che cosa è emerso nel corso delle udienze. 

Quei dati sui lavori al portellone

Tanto per cominciare, un ex dipendente di Boeing ha rivelato che l'azienda avrebbe cercato di nascondere «informazioni fondamentali». Non a caso, Boeing ha discusso per settimane con il National Transportation Safety Board, un'agenzia indipendente che sta indagando su cosa sia andato storto durante l'incidente di gennaio in cui è rimasto coinvolto un Boeing 737 MAX. L'NTSB, a tal proposito, ha accusato il costruttore di aerei di aver fatto resistenza nel rilasciare informazioni su chi aveva lavorato al portellone difettoso del velivolo coinvolto. In un secondo momento, poi, aveva dichiarato di non aver tracce di chi possa aver eseguito, a tutti gli effetti, i lavori. Tuttavia, secondo Ed Pierson, ex ingegnere di Boeing e ora direttore esecutivo della Foundation for Aviation Safety, i documenti in realtà esisterebbero e sarebbero già stati consegnati all'FBI. 

Non solo. Secondo il Seattle Times, questi documenti potrebbero aver a che fare con un sistema interno di dati sulle riparazioni, che tiene traccia del lavoro di assemblaggio mentre l'aereo si sposta all'interno della fabbrica.

«L'effetto Tarzan»

Ma le rivelazioni non finiscono qui. All'udienza della sottocommissione permanente per le indagini nel Senato un ingegnere di Boeing, Sam Salehpour, parlando della cultura aziendale, ha dichiarato che spesso è stata privilegiata la produzione rispetto alla sicurezza. Al punto tale che, in alcuni casi, per far combaciare alcuni pezzi gli ingegneri si sono trovati a «saltarci sopra». Una pratica definita «effetto Tarzan» che, alla luce dell'incidente dell'Alaska Airlines, solleva non poche perplessità. 

Di più, l'uomo – che è ancora dipendente di Boeing – ha rivelato di aver sollevato per anni dubbi sulle pratiche di produzione «scadenti» di due aerei wideboy, ricevendo in cambio minacce e ritorsioni per aver osato parlare. «Sono stato ignorato, mi è stato detto di non creare ritardi, mi è stato intimato di stare zitto», ha dichiarato Salehpour, aggiungendo che la tendenza dell'azienda di mettere al primo posto la produzione rispetto alla sicurezza potrebbe compromettere l'aeronavigabilità dei due aerei più grandi di Boeing, ossia il 787 e il 777. 

L'azienda, tuttavia, ha declinato l'invito a testimoniare durante l'udienza, sostenendo che entrambi i suoi aerei sono sicuri. In una dichiarazione, Boeing ha tuttavia commentato il caso delle presunte minacce ricevute da Salehpour, affermando che intimidazioni e ritorsione sono «severamente proibite». E che, sebbene abbia compiuto «importanti passi avanti per promuovere una cultura della sicurezza che dia potere e incoraggi tutti i dipendenti a far sentire la propria voce», l'azienda è consapevole di «avere ancora del lavoro da fare».  

Dubbi sulla sicurezza

In merito alla sicurezza, esperti e whistleblower, in entrambe le udienze di mercoledì hanno dipinto un quadro piuttosto critico sulla «cultura della sicurezza» di Boeing. Secondo quanto rivelato da Tracy Dillinger, responsabile della cultura della sicurezza e dei fattori umani alla NASA, alla Commissione Commercio del Senato, una delle pratiche fondamentali per un'organizzazione impegnata nella sicurezza è capire chi sia il responsabile finale. Tuttavia, non per Boeing.  Secondo quanto emerso da un sondaggio tra i dipendenti, è emerso che il 95% di coloro che hanno risposto non sapeva, in realtà, chi fosse il loro responsabile della sicurezza.

Il ruolo della FAA

Ma non finisce qui. Nell'udienza sono state sollevate perplessità anche in merito al ruolo della FAA, i cui tentativi di controllare Boeing sono risultati «inefficaci». L'incidente dell'Alaska Airlines di gennaio, infatti, è solo l'ultimo di una serie di problemi osservati con gli aerei Boeing, soprattutto se pensiamo a quelli avvenuti cinque anni fa, quando a causa di un problema nel software di controllo sono morte 346 persone tra Indonesia ed Etiopia. 

«La FAA avrebbe potuto prevenire una lista sempre più lunga di difetti di qualità della produzione. Invece, si sorprende ogni volta che si verificano questi incidenti, dimostrando quanto sia diventata inefficace e reattiva (invece che proattiva, ndr) la loro supervisione», ha dichiarato sempre Pierson. 

Dal canto suo, la FAA ha dichiarato ieri che continuerà la sua «sorveglianza aggressiva su Boeing e si assicurerà che l'azienda affronti in modo esaustivo i risultati della sua recente revisione contabile, nonché la revisione del processo di delega da parte di un gruppo di esperti». 

Il senatore Ron Johnson, dunque, ha ribadito che il Congresso ha bisogno di sapere molto di più su ciò che è andato storto, affermando che i legislatori devono «fare un lavoro dettagliato». «Abbiamo bisogno di più informazioni, abbiamo bisogno di persone che si facciano avanti da tutte le parti. Ci sono problemi reali alla Boeing che devono essere risolti. Non si tratta solo della Boeing, ma anche della manutenzione dei prodotti Boeing da parte delle compagnie aeree, ma anche della FAA». 

Dopo la conclusione della seconda udienza, Boeing ha tuttavia affermato che «prenderà a cuore la valutazione dettagliata del comitato di revisione della FAA e agirà in base ai risultati e al feedback».

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