Un fiume di persone verso il nord di Gaza, un territorio devastato dalla guerra

Un fiume di persone in movimento, verso il nord della Striscia di Gaza, un territorio devastato da 15 mesi di guerra tra Israele e Hamas. Quest’oggi decine di migliaia di palestinesi hanno iniziato a spostarsi lungo le principali vie che portano nella parte settentrionale dell’enclave mediorientale. Gli sfollati avrebbero dovuto mettersi in marcia già nel weekend, nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco tra Hamas e Israele, ma una controversia sulla liberazione degli ostaggi ha fatto slittare lo spostamento dei palestinesi. Lo Stato ebraico ha finalmente aperto i posti di blocco dopo che il gruppo islamista ha accettato di consegnare Arbel Yehud, una donna israeliana rapita nell’ottobre del 2023, insieme alla soldata Agam Berger e un altro ostaggio. Lo scambio dovrebbe avvenire giovedì prossimo, con Israele che dovrebbe rilasciare 30 donne o minori palestinesi, nonché 50 prigionieri incarcerati per questioni di sicurezza.

Le immagini dalla Striscia sono impressionanti: una grande folla di persone ha raggiunto Gaza City alle prime ore del mattino, in seguito all'apertura del «corridoio di Netzarim», il valico nella parte centrale dell'enclave. Quando si è diffusa la notizia dell’apertura dei valichi, evidenzia la Reuters, migliaia di famiglie che per mesi hanno vissuto nelle tendopoli si sono accalcate nei pressi del checkpoint controllato dai soldati israeliani, il quale divide il nord dal resto della Striscia: «Non ho dormito, ho già preparato tutto e sono pronta a partire alle prime luci dell'alba», ha raccontato all’agenzia di stampa britannica una donna, madre di cinque figli, aggiungendo: «Finalmente torniamo a casa, ora posso dire che la guerra è finita e spero che la situazione rimanga tranquilla». Non tutti hanno però deciso di mettersi in viaggio. Un uomo, accampato presso il valico di Khan Younis, al confine con l'Egitto, ha raccontato alla BBC di aver parlato al telefono con i suoi parenti a Jabalia, nel nord della Striscia, i quali gli hanno sconsigliato di tornare, perché «le case sono state rase al suolo. La gente dorme per strada e nessuno la aiuta».

Secondo i termini dell'accordo di cessate il fuoco, i residenti della Striscia di Gaza settentrionale avrebbero dovuto fare ritorno a casa, o quel che ne resta, nel fine settimana, ma Israele ha tenuto chiusi i valichi, accusando Hamas di aver violato l'accordo non rilasciando la civile Arbel Yehud. La situazione si è però sbloccata domenica sera, quando i mediatori del Qatar hanno dichiarato che il gruppo islamista avrebbe accettato di liberare Yehud insieme ad altri due ostaggi se Israele avesse permesso ai palestinesi sfollati di tornare nel nord di Gaza a partire da lunedì mattina. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere con un post su X che Israele avrebbe consentito alle famiglie sfollate di Gaza di tornare nelle loro case nel nord. Così è stato.

Netanyahu però ha pure ammonito Hamas, sottolineando che Israele non tollererà alcuna violazione dell'accordo e continuerà ad impegnarsi per il ritorno di tutti gli ostaggi, anche le salme dei deceduti. Hamas intanto ha dichiarato di aver consegnato ai mediatori l'elenco degli israeliani ancora prigionieri che saranno rilasciati durante la prima fase dell'accordo di cessate il fuoco.
L’apertura dei valichi, mediata dal Qatar e dall'Egitto, consentirebbe a circa 650 mila palestinesi nella Striscia di Gaza centrale e meridionale di tornare alle loro case nel nord dell'enclave. Un territorio in gran parte devastato da 15 mesi di attacchi aerei e terrestri da parte di Israele. Stando ai dati del Ministero della salute della Striscia di Gaza, più di 47 mila palestinesi sono stati uccisi nell'offensiva scattata nell’ottobre del 2023, in seguito alla strage compiuta da Hamas in Israele, la quale causò la morte di circa 1.200 persone e portò alla cattura di 250 ostaggi.