Guerra in Ucraina

Un milione di bambini in fuga: «È un’apocalisse»

Il direttore regionale dell’Agenzia per l’Europa e l’Asia centrale, Philippe Cori «La situazione si sta deteriorando di minuto in minuto, c’è terrore» - Si lavora per frenare un focolaio di poliomelite - L’UNHCR lancia anche l’allarme sulle violenze di genere subìte da molte donne in fuga

«Una buia prima volta nella storia». I lampi di luce e di fuoco delle esplosioni squassano ormai da due settimane le città piccole e grandi dell’Ucraina. Luci di morte. Luci nere.  Come quella evocata ieri mattina da James Elder, il portavoce dell’UNICEF. «Un milione di bambini è scappato dall’Ucraina in meno di due settimane», ha scritto su Twitter. E alla CNN, in serata, ha ripetuto: «Si tratta di un evento senza precedenti. Non avevamo mai affrontato una crisi di rifugiati di questa velocità e di questa portata». Una vera e propria apocalisse. Figlia non dell’ira divina, ma dell’agire sconsiderato degli uomini.

Dentro l’emergenza profughi, che dall’inizio dei bombardamenti russi ha già coinvolto oltre 2 milioni di persone, ce n’è però un’altra - se possibile - ancora più drammatica. È quella che riguarda i bambini. La componente più fragile e indifesa di una società la cui vita è stata stravolta da un giorno all’altro. «La situazione dei 7,5 milioni di bambini coinvolti nel conflitto in Ucraina si sta deteriorando di minuto in minuto. Bambini sono uccisi e feriti. Molti di loro sono profondamente traumatizzati dalla violenza che li circonda: terrorizzati, sotto shock e alla disperata ricerca di sicurezza - dice al Corriere del Ticino Philippe Cori, direttore regionale aggiunto dell’ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale - I combattimenti sono sempre più vicini  alle case e alle scuole, agli ospedali e agli orfanotrofi. Centinaia di migliaia di persone sono senz’acqua potabile ed elettricità. Migliaia di bambini, compresi alcuni con disabilità, sono costretti a ripararsi in rifugi sotterranei e nelle stazioni della metropolitana, dove le condizioni di vita si fanno peraltro di ora in ora sempre più gravi».

I bisogni umanitari in tutta l’Ucraina, dice ancora Philippe Cori, «si moltiplicano. Molte persone sono state tagliate fuori dall’accesso a servizi essenziali, come ad esempio l’assistenza sanitaria. Il Paese sta esaurendo le forniture mediche primarie e le autorità hanno  dovuto interrompere gli sforzi urgenti per frenare un’epidemia di poliomielite».

I minori non accompagnati
Una tragedia che nessuno riesce a comprendere. A metabolizzare. Perché è inumano e impossibile accettare quanto sta accadendo in Ucraina.

«Gli ultimi dati aggiornati parlano di 17 bambini uccisi e almeno 30 feriti» dice Cori. Ma poi c’è il dramma dei minorenni non accompagnati o separati dai loro genitori o familiari, ragazzini che fuggono dalla guerra senza protezione alcuna. Vittime due volte: delle bombe e del cinismo di adulti senza scrupoli.

«I bambini privi di cure parentali - hanno detto in una dichiarazione congiunta la direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi - sono ad alto rischio di violenza, abuso e sfruttamento. Quando vengono fatti spostare attraverso le frontiere, i rischi per loro, purtroppo, si moltiplicano. Per questo chiediamo a tutti i Paesi coinvolti nell’emergenza profughi di garantire l’immediata identificazione e registrazione dei bambini non accompagnati e separati che fuggono  in queste ore dall’Ucraina. Gli Stati dovrebbero offrire spazi sicuri per i più piccoli e le famiglie subito dopo l’attraversamento delle frontiere e, se possibile,  connetterli subito ai sistemi nazionali di protezione dell’infanzia».

Un ulteriore appello è giunto da Russell e Grandi per i quasi 100 mila bambini ucraini - la metà dei quali con disabilità - che «vivono in istituti e collegi. Abbiamo ricevuto segnalazioni di istituzioni che tentano di trasferirli al sicuro nei Paesi vicini. Fate in modo che siano sfollati con i loro documenti di identificazione e i fascicoli che li riguardano». 

Simboli della tragedia
Bambini e donne in fuga sono il simbolo della tragedia ucraina. Un Paese che ha scelto da un lato di resistere sino alla fine all’aggressione russa (e, per questo, ha vietato ai propri cittadini uomini tra i 18 e i 60 anni di varcare la frontiera); dall’altro lato, di mettere subito in salvo le madri con i loro figli. Provocando il più grande esodo di massa che l’Europa ricordi negli ultimi 80 anni.

Ieri, in un tweet dedicato alla Festa della donna, Papa Francesco ha scritto: «Penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati. Sono tanti!». Nello stesso momento, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, sentendo al telefono il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, è tornato a chiedere la «cessazione immediata degli attacchi armati, l’apertura dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, la fine della violenza delle armi».

Con i bambini, dice ancora al CdT Philippe Cori, «proprio le donne e le ragazze, soprattutto quelle sfollate e che viaggiano da sole, sono particolarmente esposte alla violenza di genere. Le disabilità aggiungono un ulteriore livello di vulnerabilità. Anche per questo, tutti gli interventi del programma di aiuti dell’UNICEF rispondono ai bisogni della popolazione più indifesa».

Nei prossimi giorni, conclude Cori, «l’UNICEF riprenderà quindi il trasporto d’acqua laddove le infrastrutture sono state danneggiate, e lavorerà per ripristinare strutture idriche e igienico-sanitarie dove le persone cercano riparo. Sosterrà inoltre la ripresa dei servizi sanitari nelle strutture locali, compresa l’assistenza di base anche attraverso team mobili: dobbiamo puntellare e rinforzare la risposta in corso all’epidemia di poliomielite, aumentare i tassi di vaccinazione contro la COVID-19, ancora troppo bassi, e prevenire un’epidemia di morbillo».

Con l’UNICEF, saranno impegnate in questo durissimo lavoro l’associazione Save The Children, presente in Ucraina dal 2014, e Soleterre, una Onlus italiana da 18 anni impegnata nella cura e nella riabilitazione dei bambini ucraini malati di tumore.

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