Russia

Un plebiscito per Vladimir Putin, ma anche troppi dubbi

Le elezioni presidenziali premiano il leader del Cremlino con oltre l'85% dei consensi e un quinto mandato – Spopola il dissenso, mentre alcuni dati non convincono – Così l'Occidente: «Il voto non è stato né libero né equo»
© NATALIA KOLESNIKOVA / POOL
Marta Ottaviani
17.03.2024 23:30

Se si dovesse credere alle televisioni russe e ai risultati ufficiali, si tratta di un trionfo senza precedenti. Ma nell’epoca di internet e dei social nascondere tutto è praticamente impossibile e così, in occasione di queste elezioni presidenziali, il risultato eccezionale conseguito da Vladimir Putin è ancora più viziato da dubbi e accuse. Con la differenza che, stavolta, chi non gli crede, e sono a migliaia, ha scelto di metterci la faccia. Merito anche dell’ultimo appello di Alexei Navalny, il dissidente morto lo scorso 16 febbraio in una colonia penale oltre il Circolo Polare artico, ufficialmente di morte naturale, ma in realtà ucciso lentamente da condizioni di detenzione disumane.

Sulla carta, con lo spoglio che è arrivato al 70%, il presidente ‘uscente’, ma di fatto saldamente al potere da oltre 20 anni, conduce con un plebiscitario 87,2% dei consensi, riducendo gli altri candidati a mere comparse. C’era poche probabilità che potesse andare diversamente. Da settimane dal Cremlino speravano in un risultato che battesse tutti i record e così è stato. L’affluenza è stata di oltre il 74%, dieci punti sopra le elezioni del 2018. E Putin ha ottenuto un risultato migliore di sempre, battendo anche il 76,6% di sei anni fa.

Un messaggio chiaro

Il messaggio al mondo è chiaro: il popolo segue il suo leader ancora più di prima. Segno che, almeno apparentemente e seguendo la versione russa dei fatti, la guerra in Ucraina ha solo giovato alla popolarità del presidente. Se si vanno a guardare le percentuali di affluenza, le più alte sono nelle zone occupate, che Putin considera parte della Russia e nelle zone vicine al confine. Nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, è andato a votare oltre il 90% degli aventi diritto. A Belgorod, dove, teoricamente, il voto sarebbe stato interrotto dagli attacchi ucraini, non solo hanno votato in tanti, Putin sarebbe oltre il 95% dei consensi. Plebiscito anche nelle zone più povere del Paese, che poi sono anche quelle più colpite dalla mobilitazione parziale e che più dipendono economicamente da Mosca. Nella capitale, l’affluenza è stata del 66% e c’è una forte differenza fra i risultati del voto tradizionale e quello elettronico. Se Putin nel primo arriva al 63%, nel secondo balza all’89%.

«Il risultato raggiunto – ha dichiarato Putin – è importante. Le elezioni non sono un atto formale, rappresentano la volontà del popolo. Non sarà mai possibile sopprimere dall’estero la volontà dei russi».

Nel resto del mondo

Poi c’è l’altra Russia, quella dei canali Telegram e quella fuori dai seggi nelle principali città del Paese, anche se a macchia di leopardo, e in modo consistente fuori dalle sedi elettorali sparse in tutto il mondo. I risultati straordinari di questo voto sono direttamente proporzionali alle polemiche che li accompagnano ormai da tre giorni. I media indipendenti hanno postato video di persone letteralmente accompagnate al seggio. Oltre ai dubbi sul voto elettronico, che può essere facilmente manipolato, sorgono anche quelli, e sono parecchi, sulla procedura tradizionale. Centinaia di schede sono state compilate in modo identico. Così tanto da sembrare addirittura fotocopiate. In decine hanno postato schede invalidate in ogni modo. In molti hanno scritto ‘Navalny’, altri hanno messo la foto del dissidente, altri ancora scritto messaggi poco lusinghieri al presidente, da ‘usurpatore’ a ‘Putin all’Aja’.

C’è poi il ‘Mezzogiorno contro Putin’, l’ultima manifestazione di protesta ideata da Navalny e che consisteva nell’andare tutti a votare a mezzogiorno di domenica. Un modo per protestare correndo minori rischi di essere arrestati, ma anche di conoscere altre persone che vogliono una Russia diversa e fare gruppo, aspetto che terrorizza Putin più di ogni altra cosa. Fuori da molti seggi di Mosca e San Pietroburgo, decine di persone si sono messe pazientemente in coda per votare e manifestare il loro dissenso. L’invito è stato raccolto anche da altre città sul territorio nazionale, soprattutto nelle unità amministrative o regioni che meno dipendono dagli aiuti che arrivano dal potere centrale: Kazan, Tomsk, Omsk, Novosibirsk, Ekaterinburg. Gli arresti, in totale, sono stati 74. All’estero, dove, evidentemente, si rischiava molto meno, è stato un plebiscito, ma contro il presidente, che, secondo il progetto Vote Abroad nelle sedi diplomatiche diffuse in tutto il mondo, ha raccolto appena il 20% dei consensi. «Grazie a tutti quelli che sono venuti – ha detto Yulia Navalnaya, vedova del dissidente, che ha manifestato davanti all’ambasciata di Berlino –. Per la mia famiglia significa davvero molto. La Russia sarà libera da Putin». Sulla scheda ha scritto il nome del marito. Dagli USA è arrivato un commento sintetico, ma completo: le elezioni non sono state né libere, né giuste. Tutto sta a vedere se davvero l’opposizione extraparlamentare riuscirà a organizzarsi o se il ‘Mezzogiorno contro Putin’ si trasformerà come l’ultimo, postumo scossone di Navalny al regime.