Francia

Un'altra stazione sciistica chiude i battenti: «Non c'è più neve»

La Sambuy, in Alta Savoia, si aggiunge al lungo elenco di località il cui innevamento è oramai compromesso dal cambiamento climatico
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Red. Online
19.09.2023 13:45

Il tema, anche in Svizzera, è dibattuto e sentito. Se l'aumento della temperatura media globale dovesse raggiungere i 2 gradi, uno scenario tutto fuorché improbabile considerando il ritardo rispetto agli obiettivi prefissati dall'Accordo di Parigi, un terzo delle stazioni sciistiche nel nostro Paese scomparirebbe. L'inverno, verrebbe da dire, da tempo non è più quello di una volta. Soprattutto, difficilmente ci sarà abbastanza neve per mantenere in vita gli impianti. 

In Francia, le chiusure (definitive) oramai non sono più una novità. Al contrario, sono una triste abitudine. L'ultimo caso riguarda La Sambuy, comprensorio dell'Alta Savoia. Gli impianti di risalita verranno presto smantellati. E questo perché, banalmente, il cambiamento climatico ha ridotto a poche settimane l'intera stagione sciistica. Tradotto: il santo non vale più la candela e rimanere aperti vorrebbe dire accumulare perdite. «Prima avevamo neve dal primo dicembre fino al trenta marzo» ha spiegato il sindaco della cittadina, Jacques Dalex, alla CNN. Lo scorso inverno, invece, le settimane di neve sono state soltanto quattro. «E non ne era scesa nemmeno tanta». Di qui la comparsa, sulle piste, di sassi e rocce. 

E così, l'ultimo esercizio si è chiuso con una perdita operativa di circa 500 mila euro. Tanti, tantissimi. Mantenere gli impianti, per contro, costa 80 mila euro all'anno. L'equazione, insomma, non regge. Certo, La Sambuy non può (pardon, poteva) definirsi un Paradiso dello sci: tre impianti di risalita, una manciata di piste e un'altitudine massima di 1.850 metri. Eppure, è sempre stata una località popolare fra le famiglie a caccia di un'esperienza più serena e genuina, al contrario di quanto offrono le destinazioni più rinomate e chic. Il sito web specializzato On The Snow, ricorda la CNN, ha definito La Sambuy «un luogo idilliaco da visitare, con viste panoramiche eccezionali e tutto ciò che serve in una località accogliente».

La decisione è spettata al Consiglio comunale, con il Comune che gestiva direttamente la stazione sciistica dal 2016. La speranza, ora, è che i turisti continuino a visitare il comprensorio. D'estate, naturalmente. Secondo il sindaco, La Sambuy potrebbe trasformarsi in un luogo per «scoprire e proteggere la natura, fare passeggiate, praticare sport, se possibile». Sul sito web cittadino, per contro, è comparso un messaggio carico di nostalgia: «La stazione sciistica ha chiuso definitivamente il 10 settembre. Grazie a tutti voi per questa ultima stagione estiva 2023 e per tutti i meravigliosi anni trascorsi al vostro fianco».

La Sambuy, dicevamo, non è un caso isolato. Al contrario, la Francia ha conosciuto non poche chiusure in questi anni. L'anno scorso, Saint-Firmin, un'altra piccola destinazione alpina, ha deciso di smantellare gli impianti dopo aver visto la sua stagione invernale ridursi da mesi a settimane. Una situazione, questa, pure imputabile al cambiamento climatico. Un gruppo ambientalista francese, Mountain Wilderness, ha spiegato che, dal 2001, sono state smantellate 22 stazioni sciistiche mentre ci sarebbero ancora 106 impianti di risalita abbandonati in 59 siti del Paese.

La situazione, beh, sembrerebbe irreversibile. Con la morte certa delle stazioni a media altitudine, fra i 1.100 e i 1.500 metri. A La Sambuy, tuttavia, non tutti sono disposti ad arrendersi alla chiusura degli impianti. Una petizione, lanciata da un'associazione denominata Tous Ensemble Pour La Sambuy, chiede che la stazione non venga chiusa. Meglio, a detta dei proponenti, una vera e propria riconversione. Adottando un modello che consenta di mantenere aperti gli impianti anche d'estate per portare visitatori in montagna. La petizione ha raccolto quasi 2 mila firme finora e, secondo Christian Bailly, il presidente dell'associazione, il gruppo sta intraprendendo un'azione legale per annullare la decisione del Consiglio comunale. Bailly ha dichiarato che la chiusura è «dannosa» per la città e il territorio, aggiungendo che la stazione sciistica è «un elemento sociale della nostra piccola città di 7.500 abitanti». Un elemento che potrebbe avere una seconda vita, estiva.

Secondo Dalex, la causa della chiusura non può essere messa in discussione. Il sindaco ha spiegato che «il riscaldamento globale è evidentemente in corso» e che sta avvenendo «anche più velocemente di quanto previsto dagli scienziati». 

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