Il caso

«Ungheria? Il ritiro degli Stati dalla CPI ha effetto un anno dopo la notifica»

Lo ha detto la portavoce della Commissione UE Anitta Hipper
©Balazs Mohai
Ats
02.04.2025 14:52

Rispetto alle notizie di un possibile ritiro dell'Ungheria dalla Corte penale internazionale (CPI), reagiremmo «con profondo rammarico se uno qualsiasi dei nostri stati membri decidesse di ritirarsi dallo Statuto di Roma». «Per riferimento, segnalo l'articolo 127 dello Statuto di Roma che consente agli stati di ritirarsi dalla CPI mediante notifica scritta indirizzata al segretario generale dell'Onu. Tuttavia, tale ritiro ha effetto un anno dopo la notifica del depositario e non ha effetto sul dovere di cooperazione dello Stato in relazione alle indagini». Lo ha detto la portavoce della Commissione UE Anitta Hipper

«La nostra posizione sulla CPI è molto chiara - ha sottolineato Hipper nell'incontro quotidiano con la stampa -. L'Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma» e sostiene «l'indipendenza e l'imparzialità della corte».

«L'Ue è fortemente impegnata nella giustizia penale internazionale e nella lotta contro l'impunità. Vorrei anche registrare le conclusioni del Consiglio» del 2023 che ha invitato «a garantire la piena cooperazione con la Corte, anche tramite la rapida esecuzione dei mandati di arresto pendenti e la stipula di accordi volontari».

Critiche dai Verdi

L'invito del primo ministro ungherese, Viktor Orban, al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a recarsi in Ungheria nonostante il mandato spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale indica «in modo molto chiaro il suo totale disprezzo per il diritto internazionale». Così l'europarlamentare dei Verdi, Tineke Strik, relatrice sulla situazione in Ungheria.

La decisione di garantire l'immunità al primo ministro israeliano e l'eventuale ritiro di Budapest dalla Cpi, dovrebbero portare ad «azioni molto decise da parte dell'Ue, perché non è possibile che uno Stato membro dell'Ue non sia membro e non sostenga la Cpi e che permetta a un criminale di guerra con un mandato di arresto internazionale di entrare sul territorio senza prendere provvedimenti» ha spiegato Strik. L'Ungheria «probabilmente non sarà l'ultimo Stato membro a farlo» ha poi avvertito, sottolineando quindi la necessità di «avere una posizione generale molto chiara al riguardo».