Il reportage

Viaggio nella Louisiana profonda alla ricerca delle radici di Leone

l primo Papa americano discende da immigrati che raggiunsero il Sud degli USA dopo essere fuggiti dal Canada francofono – Secondo un ricercatore di New Orleans, i bisnonni del pontefice, nel censimento del 1900, si identificarono addirittura come «neri» e non «bianchi»
© KEYSTONE (EPA/AUGUSTINIAN PROVINCE OF OUR MOTHER OF GOOD COUNSEL)
Davide Mamone
13.05.2025 06:00

Sono bastati pochi minuti a Jari Honora, un genealogista e storico di New Orleans, per capire come il nome del nuovo Papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, avesse un qualche legame con il sud della Louisiana. A sorprenderlo però, è stato il fatto che la discendenza del nuovo pontefice non sia da parte di padre, come la struttura del nome suggerirebbe. Il legame con la Louisiana e l’Acadiana - la regione dello Stato che ospitò migliaia di rifugiati cacciati dal Canada francofono perché si rifiutarono di obbedire alla corona inglese a fine ’700 - arriva, piuttosto, dai genitori della madre, Mildred Martinez.

E non è finita qui. Perché le radici del Papa sembra siano legate alla comunità gens de couleur libres - un termine traducibile con «persone di colore libere» - ampiamente utilizzato nelle colonie francesi prima dell’abolizione della schiavitù, e riferito anche a una comunità per lo più di fede cattolica che si stabilì in Louisiana nel 1722.

«Il nostro santo padre, papa Leone XIV, ha radici creole di colore da New Orleans, che splendida connessione con la nostra comunità!», ha scritto entusiasta su Facebook Jari Honora, che lavora come ricercatore all’emittente PBS e come storico per The Historic New Orleans Collection. I nonni del Papa, infatti, vissero nel quartiere 7th Ward di New Orleans, conosciuto per essere diventato casa di migliaia di immigrati da Africa ed Europa.

«Si trasferirono poi a Chicago tra il 1910 e il 1912 e, come tante famiglie della Louisiana, cambiarono con il tempo la loro identità razziale», ha scritto ancora Honora, ricordando che, secondo il censimento del 1900, i bisnonni del Papa - Joseph Martinez e Louise Baquié - si identificarono come «neri» e non «bianchi».

L’ufficiosa capitale dell’Acadiana, oggi, è la cittadina di Lafayette, in cui vivono circa 121.000 abitanti a un paio d’ore a Ovest da New Orleans. Nel centro, nei bar e nei caffè, per strada e nei mercatini all’aperto del sabato, il nome di Prevost è sulla bocca praticamente di tutte e tutti. C’è chi, come Kristen, non vedeva l’ora che il capo del Vaticano fosse statunitense: «Che poi sia persino legato alla nostra Louisiana mi fa ancora più piacere: per la comunità cattolica è uno straordinario momento».

E Kev, una vita tra Louisiana e Texas a lavorare nelle raffinerie di petrolio lungo la strada interstatale I-10, dice di essere «cattolico fino al midollo» e pensa che il legame della famiglia di Leone XIV con la comunità creola di colore della Louisiana dell’epoca rappresenti un passo in avanti fondamentale per la Chiesa: «So che molti avrebbero voluto assistere all’elezione del primo Papa africano, ma sono sicuro che tutti nel conclave sapessero dei legami genealogici di Prevost con le gens de couleur libres, dice ancora Kev di fronte a una tazza di caffè.

E c’è di più, secondo Max, che consulente per la municipalità di Lafayette: «Il fatto che sia cresciuto nella liberal Chicago ma abbia nel sangue il Sud più conservatore, lo rende l’uomo giusto al momento giusto per ribilanciare gli odierni squilibri politici».

A guardare le interviste di Papa Leone XIV da cardinale, sembra gli piaccia ripetere spesso un aneddoto che fa sempre sorridere i suoi interlocutori: il motivo per cui Prevost si convinse a prendere i voti fu che i preti del quartiere in cui viveva a Chicago erano spesso a casa sua per pranzo o cena di domenica, attratti dalla bravura di sua mamma nel cucinare prelibatezze di ogni genere. «Ora sappiamo perché fosse così brava a cucinare: i suoi genitori erano di New Orleans!» ha scritto sempre Honora. Il post dello storico e un articolo sul tema pubblicato dal giornale locale The Advocate | New Orleans Times-Picayune sembra aver fatto partire, non solo una girandola di articoli sulle testate nazionali, ma anche una competizione a chi potrebbe avere le radici più vicine a quelle del Papa in Louisiana. «Qualsiasi residente di New Orleans si dirà cugino del Papa ora», ha detto Honora scherzosamente.

Da Pope

In realtà, i legami più importanti del Papa con gli USA provengono da Chicago. La città del vento, dove Leone XIV è cresciuto e dove ha iniziato a servire come prete da giovane. E la Chicago di cui ha fatto esperienza non era una città facile: Prevost è cresciuto nei sobborghi a sud, a Dolton, e ha servito a lungo a South Side, uno dei quartieri più poveri, dove ingiustizia sociale, razzismo e disuguaglianze erano - e sono tuttora - all’ordine del giorno. Per chi conosce poco la città ma è appassionato di serie televisive, a South Side è stata ambientata Shameless. Compito del Papa era aiutare famiglie in difficoltà come quella dei Gallagher.

Che la notizia abbia scosso le mura della città lo ha fatto capire la copertina del Chicago Tribune di qualche giorno fa, il cui titolo «Da Pope» richiama l’accento dei residenti della zona che pronunciano «da» l’articolo «The». Ma queste sfumature di costume hanno lasciato molto in fretta spazio, nel dibattito pubblico statunitense, a questioni più serie: che relazione avrà, il primo Papa nato negli USA, con il governo di Donald Trump?

Un profilo X che porta il nome del Papa è rimasto silente per grossa parte del 2024 ma ha ricominciato a essere più attivo negli ultimi mesi, con critiche piuttosto dirette al vicepresidente JD Vance e alla scelta della Casa Bianca di trasferire gli immigrati in una prigione di massima sicurezza di El Salvador conosciuta per la costante capacità di calpestare i diritti dei detenuti.

John Prevost, fratello del Papa, ha detto all’emittente locale WBBM che Leone XIV sembra vedere le posizioni dell’amministrazione Trump sulla questione migratoria - tema centrale nelle discussioni in conclave per la scelta del nuovo Papa - profondamente sbagliate. «Certamente, [Leone XIV] è un problema per Trump perché rappresenta l’America che Trump detesta, quella che parla spagnolo», ha detto alla testata Politico, qualche giorno fa, lo storico Alberto Melloni. «Aver parlato in spagnolo e in italiano ma non in inglese nel suo primo discorso da Papa è stato deliberatamente crudele». Mentre il professore Massimo Faggioli, che insegna teologia e religione alla Villanova University, dove Papa Leone XIV si è laureato, non ha dubbi: «Se Trump e il suo vice Vance avessero voluto un Papa statunitense, Robert Prevost non sarebbe stato certo la loro scelta» ha detto al conduttore Jake Tapper di CNN.

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