Russia

Vladimir Putin ripristinerà la pena di morte?

I suoi più stretti alleati politici chiedono la fine della moratoria, in vigore dagli anni Novanta, dopo l'attentato al Crocus City Hall di Mosca – Secondo i critici del Cremlino, tuttavia, questa mossa darebbe modo al regime di silenziare anche «semplici» oppositori politici
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Red. Online
25.03.2024 10:30

Che ne sarà dei quattro cittadini del Tagikistan sospettati dell'attentato al Crocus City Hall di Mosca? Nessun dubbio, agli occhi di alcuni membri di spicco del regime di Vladimir Putin: chi si macchia di simili crimini merita la pena di morte. Di più, la pena capitale andrebbe ripristinata nel Paese. Una richiesta, questa, che diversi osservatori hanno subito rigettato: considerando che la Russia, sempre di più, sta piegando le sue leggi anti-terrorismo e anti-estremismo per colpire gli oppositori del Cremlino e i critici della guerra in Ucraina, il rischio che la pena di morte si allarghi anche a chi non ha commesso alcun crimine è elevato.

Nella Federazione Russa, dagli anni Novanta, vige una moratoria sulle esecuzioni capitali. Nel campo dello «zar», tuttavia, sulla scia dell'attacco terroristico di venerdì scorso alla periferia di Mosca si stanno moltiplicando gli appelli a revocarla. «Ora più che mai si pongono molte domande sulla pena di morte» ha dichiarato sabato Vladimir Vasilyev, il leader del partito Russia Unita alla Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento. «Questo argomento sarà sicuramente trattato in modo approfondito, professionale e sostanziale. Verrà presa una decisione che soddisferà l'umore e le aspettative della nostra società» ha aggiunto Vasilyev in una dichiarazione video.

Oltre 130 persone sono state uccise, venerdì, quando un commando di uomini armati ha fatto irruzione nella sala concerti del Crocus City Hall, sparando agli spettatori prima di incendiare l'edificio. «È necessario riattivare la pena di morte per i casi di terrorismo e omicidio» ha dichiarato dal canto suo l'esponente del Partito Comunista Yury Afonin, vice-capo del Comitato per la sicurezza della Duma di Stato.

Anche l'ex presidente Dmitry Medvedev, ora vice capo del Consiglio di sicurezza, e lo speaker della Duma Vyacheslav Volodin – due stretti alleati di Putin – hanno chiesto che i «terroristi» siano «distrutti» dopo l'attacco. «I terroristi capiscono solo il terrore di rappresaglia, quindi morte per morte» ha dichiarato venerdì Medvedev in un post su Telegram. Anche i capi di altri due partiti filo-Putin nel Parlamento russo hanno sostenuto la riattivazione della pena di morte.

Detto dei terroristi, i critici del Cremlino temono che l'eventuale fine della moratoria sulla pena di morte darebbe modo al regime di Putin di «sfogarsi» anche contro i semplici oppositori politici o i sostenitori di una pace con l'Ucraina. Le autorità russe, lo scorso anno, hanno avviato ben 143 procedimenti penali legati al terrorismo secondo il sito indipendente Mediazona. Anni fa, nel 2017, erano meno di venti. All'inizio del mese, per dire dell'uso che il Cremlino fa delle leggi anti-terrorismo e anti-estremismo, la Russia ha aggiunto il «Movimento internazionale LGBT» alla sua lista nera di «terroristi ed estremisti». Un modo, di fatto, per colpire i movimenti e le organizzazioni locali che lottano per i diritti della comunità LGBT. Alexei Navalny, invece, il più acerrimo rivale di Putin in quest'ultimo decennio, è morto in una colonia carceraria nell'Artico russo, il mese scorso, mentre scontava una pena per «estremismo». «Se permettiamo la pena di morte per terrorismo, vi rendete conto di quante persone il sistema ucciderebbe?» ha dichiarato sabato su Telegram Alyona Popova, attivista per i diritti delle donne. «Quante persone sono in prigione in questo momento che non sono in alcun modo terroristi?», ha aggiunto. «Non dobbiamo assolutamente giocare sulla tragedia».