Il caso

«Vogliamo aumentare le deportazioni»: gli USA acquistano sei Boeing 737 per i rimpatri

Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha firmato un contratto del valore di circa 140 milioni di dollari allo scopo di allestire una vera e propria flotta per l'ICE
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Red. Online
11.12.2025 18:30

Da quando Donald Trump è entrato in carica, lo scorso gennaio, l'Immigration and Customs Enforcement (ICE) statunitense è finito più volte al centro dell'attenzione. Non passa giorno, infatti, senza nuovi video che mostrano agenti dell'ICE in borghese arrestare persone per strada. Non solo, sotto l'attuale amministrazione le deportazioni hanno subito un cambio di ritmo, anche se meno marcato rispetto a quanto ci si potesse immaginare. L'arresto di 300 lavoratori sudcoreani in una fabbrica di Hyundai, di recente, ha aperto un vero e proprio caso diplomatico fra Washington e Seul. 

Gli Stati Uniti, scrive aeroTELEGRAPH, effettuano le deportazioni delle persone arrestate dall'ICE principalmente via aereo. Finora, il Dipartimento della Sicurezza Interna ha utilizzato voli charter. Fra i fornitori, citiamo Avelo, Eastern Air Express, GlobalX, Omni Air International e World Atlantic Airlines. Gli Stati Uniti, statistiche alla mano, deportano circa 15 mila persone al mese. Il governo, ora, intende ampliare la propria capacità di trasporto per aumentare significativamente il numero di rimpatri. A tal fine, riferisce il Washington Post, attraverso il citato Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha firmato un contratto del valore di circa 140 milioni di dollari per l'acquisto di sei Boeing 737.

Gli aerei, leggiamo, consentiranno all'ICE di disporre, per la prima volta, di una vera e propria flotta. Il finanziamento per l'acquisto dei sei Boeing proviene da un consistente pacchetto di bilancio del Congresso, che garantisce al governo risorse aggiuntive per attuare la politica sull'immigrazione. Il Dipartimento, di nuovo, sostiene che una flotta dedicata sia più conveniente rispetto all'utilizzo di compagnie aeree charter. Attualmente, il costo di una deportazione si aggira intorno ai 25.000 dollari per ora di volo e fino a 200.000 dollari per missione. Di qui, appunto, l'idea che una flotta propria consenta un risparmio di denaro a lungo termine: il Dipartimento ha parlato di 279 milioni di dollari provenienti dalle tasse dei cittadini risparmiati, anche se non ha fornito dettagli specifici. Detto dell'obiettivo, di per sé nobile, di risparmiare soldi, ex funzionari hanno avvertito che la gestione di aeromobili in realtà è un esercizio complesso e costoso: la manutenzione, gli equipaggi e il rispetto delle normative FAA ricadrebbero sul governo stesso.

Tricia McLaughlin, portavoce del Dipartimento, interrogata dal Post ha affermato che il presidente Donald Trump e il segretario alla Sicurezza Interna, Kristi Noem, sono sempre più impegnati a «espellere in modo rapido ed efficiente gli stranieri illegali che hanno commesso reati dal nostro Paese». Noem, in particolare, tempo fa aveva insistito affinché l'ICE disponesse di aerei propri per i rimpatri. Il mese scorso, il Wall Street Journal aveva riferito che Noem e il suo consigliere capo, Corey Lewandowski, avevano ordinato ai funzionari dell'ICE di acquistare 10 Boeing 737 dalla Spirit Airlines – una low cost in gravi, gravissime difficoltà – per i voli di espulsione e per i propri viaggi. Spirit, per contro, non possedeva gli aerei e i Boeing individuati non avevano motori, secondo quanto riportato dal quotidiano. Di conseguenza, non se ne fece nulla.

Secondo un rapporto mensile dell'ICE Flight Monitor di Human Rights First, dal 20 gennaio, data di insediamento di Trump, al 31 ottobre scorso sono stati effettuati 1.701 voli di espulsione verso 77 Paesi. L'acquisto dei Boeing 737 è gestito da Daedalus Aviation, un'azienda i cui dirigenti sono coinvolti anche in un altro contratto da quasi un miliardo di dollari con il governo per sostenere le partenze volontarie.

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