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Elon Musk ha promesso una nuova, importante svolta che coinvolge gli editori dei media – Ma di che cosa si tratta? E, soprattutto, funzionerà?
© Patrick Pleul
Red. Online
01.05.2023 16:30

Dopo Twitter Blue, più o meno un flop per il momento considerando la lontananza dai risultati attesi, Elon Musk ha intravisto un nuovo, possibile orizzonte per generare introiti aggiuntivi. Quale? Permettere, sulla piattaforma dei cinguettii, l’acquisto di singoli oggetti. «Dal prossimo mese – ha scritto il patron alcuni giorni fa – Twitter consentirà agli editori dei media di far pagare i lettori, articolo per articolo, con un solo clic».

Musk, va detto, non è nuovo a simili iniziative o, meglio, a slanci carichi di entusiasmo e idee. A volte, se non spesso, la confusione ha preso il sopravvento. Il concetto, a questo giro, è invero piuttosto semplice: consentire agli utenti che «non accetterebbero un abbonamento mensile» a una determinata testata di «pagare un prezzo più alto per articolo quando vogliono, occasionalmente, leggere un articolo». Sarà, parola di Musk, «una vittoria per i media e per i lettori».

Ma sarà, immaginiamo, anche una vittoria per Twitter, che verosimilmente cercherà di garantirsi una percentuale o una commissione per ogni transazione. Musk, per il momento, non ha specificato né il prezzo per ogni articolo né il funzionamento, nel concreto, del servizio. Servizio che, fra le altre cose, comporterebbe l’istituzione di un sistema di pagamento sulla piattaforma.

Non è la prima volta, dicevamo, che Musk si lancia in iniziative divisive o comunque particolari. Soprattutto, non è la prima volta che il patron flirta con servizi in-app a pagamento. Ai primi di ottobre, nel 2022, ancor prima di prendere in mano il social network, Musk aveva accennato di voler trasformare Twitter in un’app universale. Una piattaforma, ai suoi occhi, dove poter fare (e comprare) tutto.

Come WeChat, o quasi

L’obiettivo di Musk, sin dal principio, è quello di aiutare Twitter a raggiungere il suo «pieno potenziale». Potenziale che, a detta dell’eccentrico miliardario, va oltre il modello classico su cui si basano i social network, ovvero la pubblicità. Il termine di paragone, in questo senso, è l’app cinese WeChat, che funge da social network, da servizio di messaggistica istantanea, da piattaforma di e-commerce e da servizio di delivery.

Nel novembre 2022, a mo’ di primo passo, Musk aveva presentato una richiesta alle autorità americane per inglobare in Twitter un sistema di pagamento simile a PayPal. Allo stesso tempo, il patron ha affermato più volte di voler monetizzare attraverso i video per competere con piattaforme alla OnlyFans, mentre il social network dei cinguettii ha già lanciato il sistema di abbonamento a pagamento denominato Super Follow, integrato un sistema per donare denaro e consentito di mettere sotto paywall alcuni contenuti.

Funzionerà? Snì...

Tornando a quest’ultima idea, Twitter sembrerebbe volersi inserire nell’universo mediatico online che, attualmente, prevede due modelli: quello gratuito finanziato dalla pubblicità e quello a pagamento, tramite abbonamenti. Altri, in passato, hanno provato a trovare un varco senza tuttavia riuscirsi. La start-up danese Blendle, ad esempio, voleva creare una sorta di iTunes di contenuti giornalistici. È durata poco, pochissimo.

Musk, al riguardo, dovrà innanzitutto trovare un’intesa con gli editori. I quali, a loro volta, dovranno accettare di collegare i loro contenuti alla piattaforma. Più facile a dirsi che a farsi, non tanto (o non solo) per le precedenti battaglie con Google e Meta, ma anche perché questo modello – pagare per un singolo contenuto – ha alle spalle una storia caotica. Per tacere della pessima reputazione di cui «godono» Elon Musk e, per osmosi, Twitter.

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