Il caso

Zaporizhzhia: l’attacco alla centrale, ma non «sulla centrale»

Durante la notte di venerdì 4 marzo le forze russe hanno colpito un edificio nei pressi dell’impianto nucleare più grande d’Europa – Le autorità ucraine assicurano la sicurezza – Non sarebbe stato riscontrato alcun cambiamento nel rilevamento delle radiazioni
© KEYSTONE (Zaporizhzhia nuclear power plant via AP)
Federica Serrao
04.03.2022 11:40

Nelle ultime ore l’esercito russo ha aperto il fuoco nei pressi della centrale di Zaporizhzhia – il più grande impianto nucleare del suo genere in Europa – collocato a Enerhodar, nel sud-est dell’Ucraina, sulle rive del lago artificiale Kakhovka. Costruita tra il 1984 e il 1995, la centrale oltre a essere la più grande del Vecchio Continente si classifica anche nona a livello mondiale. La sua struttura comprende sei reattori, ognuno dei quali è in grado di generare 950MW, per una potenza totale di 5700MW. Ciò significa, concretamente, che l’impianto è in grado di fornire abbastanza energia per almeno quattro milioni di case. In tempi normali, produce un quinto dell’energia dell’Ucraina, oltre che la metà dell’energia generata dagli impianti nucleari presenti in tutto il Paese. Nonostante molti media (come The Guardian e Il Post) abbiano riportato la notizia dell’offensiva russa parlando di «bombardamenti sulla centrale», ciò che si evince dai filmati registrati durante l’attacco sembrerebbe smentire quanto inizialmente comunicato. Sulla centrale di Zaporizhzhia, infatti, a giudicare dalle immagini – e dalle gravi conseguenze evitate – sembrerebbero essere stati scagliati «solamente» dei razzi, che avrebbero sì causato un incendio, ma in un edificio esterno all’impianto. Cerchiamo di comprendere più dettagliatamente i fatti.

Cos’è accaduto nella notte di venerdì 4 marzo?
Secondo le testimonianze delle autorità ucraine, nelle prime ore di venerdì 4 marzo un incendio è divampato in uno degli edifici di formazione fuori dall’impianto di Zaporizhzhia, dopo essere stato colpito dalle forze russe. La prima comunicazione è giunta da un dipendente della centrale, che ha riferito su Telegram l’accaduto: le forze russe avevano appena sparato sulla struttura, portando a «una reale minaccia di pericolo nucleare nella più centrale nucleare d’Europa». A seguire, il ministro degli Esteri ucraino ha confermato il rapporto intorno alle 02.30 del mattino. «I russi stanno sparando da tutti i lati sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa. Il fuoco è già scoppiato», si leggeva, in aggiunta, in un tweet del ministro. Immediata è stata la richiesta di cessare il fuoco, per consentire ai vigili del fuoco di domare le fiamme. Non molto tempo dopo, il servizio statale ucraino di emergenza ha riferito che le radiazioni nella centrale di Zaporizhzhia potevano considerarsi «entro limiti normali», così come le condizioni dell’incendio, che si confermava essere divampato in un edificio al di fuori della centrale. Successivamente, sempre il servizio statale ucraino ha riferito di aver scollegato la terza unità di potenza della centrale alle 02.26 del mattino, lasciandone una sola delle sei – la quarta – ancora in funzione. Le prime notizie sull’incidente hanno iniziato a circolare portando a conseguenze non indifferenti. In Asia, per esempio, sono immediatamente precipitati i mercati finanziari, con le azioni in caduta liberi e i prezzi del petrolio in ulteriore aumento.

Garantita «la sicurezza nucleare»
Dopo una notte di tensioni, nelle prime ore della giornata le autorità ucraine hanno riferito di aver messo l’impianto in sicurezza, garantendo «la sicurezza nucleare». In precedenza, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva riportato la comunicazione del regolatore ucraino, il quale avrebbe affermato di non aver rilevato alcun cambiamento nei livelli di radiazione nel sito della centrale di Zaporizhzhia. Dall’altro lato del mondo, anche gli Stati Uniti hanno affermato di non aver rilevato alcuna indicazione di elevati livelli di radiazioni nell’impianto. Il segretario all’energia degli Stati Uniti, Jennifer Granhlm, ha inoltre specificato che i reattori «sono protetti da robuste strutture di contenimento, e vengono spenti in sicurezza». Tuttavia, la Russia ha già conquistato il defunto impianto di Chernobyl, a 100 km da Kiev, portando a preoccupazioni e timori in merito alla sicurezza nucleare. Secondo alcuni analisti, la centrale di Zaporizhzhia sarebbe diversa e più sicura, rispetto a Chernobyl, teatro del peggior disastro nucleare nel mondo nel 1986. «Le possibilità di esplosione, fusione nucleare o rilascio radioattivo sono basse», ha spiegato Tony Irwin, professore associato onorario all’Australian National University. Quest’ultimo ha infatti gestito centrali nucleari nel Regno Unito per tre decenni, oltre ad essere un ex manager del reattore nucleare australiano OPAL, l’unico in Australia. Il professore ha inoltre specificato come i reattori PWR siano «molto più sicuri» dei reattori di Chernobyl, e in particolare come non sembrino ancora danneggiati. Sono infatti dotati di grandi contaminanti in cemento e sistemi di protezione antincendio incorporati. «Ovviamente, non è una buona idea iniziare a sparare missili massicci contro i reattori. Il tipo PWR, ovvero il reattore ad acqua pressurizzata, è un tipo di reattore molto più sicuro, perché è un reattore a due circuiti. L’acqua che mantiene il reattore freddo è su un circuito separato dal secondo, che fornisce, a tutti gli effetti, la potenza alla turbina e all’esterno. I reattori in questione sono anche dotati di sistemi di raffreddamento di emergenza di riserva. Oltre al normale raffreddamento del reattore, hanno un sistema passivo, sistemi di iniezione ad altra pressione, e sistemi di iniezione a bassa pressione», ha infine concluso il professore.

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