Il vertice

Zelensky, Ankara e il bluff del Cremlino

Alle 13 (le 12 in Svizzera), il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà ad Ankara il capo di Stato turco Recep Tayyip Erdogan – Putin, che aveva lanciato il summit, sarà assente - Le valutazioni dell'ISW: «Il Cremlino finge interesse per i negoziati, ma punta a prolungare il conflitto»
©Valentyn Ogirenko
Red. Online
15.05.2025 10:45

Mancano poche ore. Alle 13 (le 12 in Svizzera), il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà ad Ankara il capo di Stato turco Recep Tayyip Erdogan. Il leader di Kiev, secondo quanto riportato dal Washington Post, aveva inizialmente intenzione di non presenziare all'incontro proposto dal presidente russo Vladimir Putin. Ma giorni fa aveva annunciato, pubblicamente, che sì, si sarebbe recato in Turchia. Una promessa (mantenuta) che, forse, ha smascherato un bluff del Cremlino.

Nelle scorse ore, Mosca ha infatti annunciato che Putin non avrebbe presenziato al vertice da lui stesso promosso. A guidare la delegazione russa sarà Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere del presidente. Oltre a Medinsky la delegazione russa sarà composta di altri tre negoziatori: il vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il capo della Direzione principale dello Stato maggiore Igor Kostyukov e il vice ministro della Difesa Alexander Fomin. Assente, dunque, anche il ministro degli Esteri Serghei Lavrov.

I negoziatori saranno affiancati da un team di quattro esperti.

Richieste

Negli scorsi giorni, un altro vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, aveva ribadito le richieste del Cremlino, secondo cui qualsiasi risoluzione della guerra deve comportare «un cambio di regime» e una «denazificazione» dell'Ucraina. Una retorica, secondo l'analisi più recente del think tank americano Institute for the Study of War (ISW), che riflette «lo sforzo di lunga data del Cremlino di realizzare le sue richieste prebelliche, che richiedono l'abbandono della politica delle porte aperte da parte della NATO e l'insediamento di un governo filo-russo a Kiev, nonostante i recenti sforzi del Cremlino di fingere interesse per negoziati in buona fede».

Le richieste del Cremlino, a poche ore dal vertice, sembrano essere le stesse di inizio guerra: «La Russia», sottolinea l'ISW, «ha posto queste condizioni nei primi mesi dell'invasione su larga scala, quando le truppe russe stavano avanzando verso la città di Kiev e stavano guadagnando terreno in tutta l'Ucraina nord-orientale, orientale e meridionale. La Russia sta ora cercando di reiterare queste stesse richieste dopo tre anni di guerra, nonostante il fatto che le forze ucraine siano riuscite a costringere la Russia a ritirarsi dall'Ucraina settentrionale, abbiano liberato parti significative di territorio negli oblast di Kharkiv e Kherson e abbiano smorzato il ritmo di avanzata russo in tutto il teatro». Secondo il think tank americano, «Putin e altri funzionari russi continuano a chiedere la resa totale dell'Ucraina nel tentativo di garantire gli obiettivi strategici della Russia, prolungando i negoziati e continuando a guadagnare sul campo di battaglia».

Favore a Zelensky

Negli scorsi mesi, il Cremlino ha puntato fortemente sul promuovere una delegittimazione di Zelensky, dipinto come un presidente non eletto. Lo stesso Trump, nel mese di febbraio, aveva accusato Zelensky di essere un «dittatore non eletto», «molto basso nei sondaggi ucraini». Zelensky, in realtà, è stato regolarmente eletto presidente dell'Ucraina nelle presidenziali del marzo 2019. Il suo mandato sarebbe dovuto terminare nel 2024. Ma per rispondere all'invasione russa su larga scala del febbraio 2022, il governo ucraino ha introdotto la legge marziale, che per decisione della Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) si rinnova automaticamente ogni 90 giorni fino a nuovo ordine. La legge marziale, secondo quanto stabilito nella Costituzione ucraina, impedisce nuove elezioni. Considerata la situazione di emergenza, lo scorso anno l'amministrazione Zelensky ha deciso di non revocare la legge marziale.

Nuovi sondaggi pubblicati nelle scorse ore, ed effettuati a inizio maggio dall'Istituto internazionale di sociologia di Kiev, mostrano che la maggioranza degli ucraini sostiene Zelensky come leader legittimo dell'Ucraina ed è contraria a indire elezioni prima della fine definitiva della guerra - in conformità con la legge e la Costituzione ucraina. Il sondaggio condotto dal 2 al 12 maggio ha mostrato che il 74% degli intervistati si fida di Zelensky - un aumento rispetto al 69% del marzo 2025 - e il 71% non è favorevole allo svolgimento di elezioni immediatamente dopo il cessate il fuoco, e pensa invece che l'Ucraina dovrebbe tenere le elezioni solo dopo l'istituzione di un accordo di pace definitivo e la fine completa della guerra.

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