Zelensky valuta di ridurre la Russia a «Moscovia»

Il conflitto tra Russia e Ucraina non è fatto solo di missili e bombe ma si combatte anche sul terreno della Storia. L'ennesima dimostrazione viene dalla possibilità che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky cambi il nome della Russia trasformandolo in «Moscovia», come il granducato medievale con sede nell'attuale capitale che precedette la nascita dell'impero.
Se lo faranno, ha risposto l'ex presidente russo Dmitry Medvedev, l'Ucraina verrà chiamata «Il sudicio Reich di Bandera», il nazionalista ucraino anti-russo che durante l'invasione nazista dell'Urss si alleò con Hitler.
Tutto nasce da una petizione che sul sito di Zelensky ha raccolto 25.000 firme. Il presidente ha quindi incaricato il suo primo ministro, Denys Shmygal, di studiare la fattibilità del cambiamento di nome, «sul piano del contesto storico e culturale e tenendo conto delle possibili conseguenze legali internazionali». In sostanza si tratterebbe di un modo per ridimensionare lo status della Russia - il più grande Paese al mondo - da potenza internazionale a piccolo entità periferica. Molto meno anche rispetto alla definizione di «potenza regionale» usata dall'allora presidente americano Barack Obama, già difficile da digerire per Vladimir Putin.
La proposta è stata accolta con sdegno da Mosca. «Questa è una nuova prova che c'è un tentativo di creare un'anti-Russia a partire dall'Ucraina», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. Mentre Leonid Slutsky, capo del Partito Liberaldemocratico e presidente della commissione Esteri della Duma, liquida l'annuncio come questione da discutere in «un consiglio di psichiatri ed esperti di stupefacenti», vista la «la dipendenza dalla droga del leader ucraino».
Ma la bordata più fragorosa, come spesso succede, arriva da Medvedev. «Il supremo nazista di Kiev - scrive su Telegram l'ex presidente russo - ha dato ordine di lavorare al cambiamento del nome da Russia in Moscovia». In tal caso la risposta russa dovrebbe essere quella di chiamare l'Ucraina «il sudicio Reich di Bandera». Un'espressione scritta in tedesco, «Schweinisch Bandera-Reich». Il riferimento è a Stepan Bandera, la cui figura ha goduto di una rivalutazione in Ucraina in funzione anti-russa, con l'erezione di statue e l'intitolazione di strade e piazze, mentre il suo ritratto appare sulle divise dei soldati di alcuni reparti. Immagini abilmente sfruttate dalla propaganda russa per denunciare il pericolo neonazista a Kiev.
Il nome di Moscovia era usato per il Granducato di Mosca, che nel XV secolo emerse come la potenza dominante nell'attuale Russia europea, affermandosi come l'erede della Rus di Kiev, il regno con base nell'attuale capitale ucraina che nel 988 d.C. si era convertito al cristianesimo per volontà del suo principe Vladimir (nome sia del presidente russo sia di quello ucraino). Fu il principe Ivan IV, il «Terribile», ad essere incoronato ufficialmente nel 1547 come primo Zar (da Caesar, imperatore) della Russia.
Un altro episodio, ormai celebre, nello scontro storico-culturale tra Russia e Ucraina risale al luglio del 2021, con la pubblicazione di un saggio di Putin intitolato «Sull'unità storica di russi ed ucraini». In esso il presidente russo descriveva russi, ucraini e bielorussi come un unico popolo, metteva in discussione i confini dell'Ucraina internazionalmente riconosciuti e accusava le autorità di Kiev di una politica aggressiva contro Mosca. Un segnale di quello che si stava preparando, anche se quasi nessuno, allora, pensava ancora a un'invasione su vasta scala del Paese vicino.