Morta la testimone chiave del processo Ruby ter

MILANO - Imane Fadil, testimone chiave del processo Ruby ter, che vede tra gli imputati l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è morta lo scorso primo marzo dopo un lungo ricovero all’ospedale Humanitas di Rozzano (Milano). La notizia è stata diffusa solo oggi. «Ci sembrava avesse avuto un crollo nervoso», hanno detto alcuni amici e le persone che nell’ultimo periodo le sono state più vicine. Imane Fadil, modella marocchina e testimone chiave nell’inchiesta sulle cosiddette cene eleganti ad Arcore, è morta, secondo gli accertamenti tossicologici, per un «mix di sostanze radioattive». I conoscenti non potevano sapere che quei forti dolori che la stavano consumando non erano dovuti ad una crisi di nervi o ad una problema psichico ma, come lei andava invece ripetendo, ad un avvelenamento. La donna era stata ricoverata il 29 gennaio e gli esami tossicologici erano stati effettuati il 26 febbraio.
Il sospetto di un disagio di tipo psicologico-depressivo alcuni dei suoi amici e conoscenti lo avevano attribuito anche al fatto che lei a metà gennaio scorso, due settimane prima di essere ricoverata, era stata estromessa come parte civile dal processo Ruby ter a carico di Berlusconi e altri. Un processo, invece, nel quale lei si presentava a tutte le udienze ed anzi, ad ogni occasione, ribadiva che non sembrava esserci la volontà di farlo, perché non iniziava mai di fatto (è ancora alla fase delle questioni preliminari). Intanto è stata disposta l’autopsia, per chiarire con esattezza il motivo del decesso, ma visto il risultato degli esami tossicologici, i tempi per effettuarla sono tutti da verificare, visto che le sostanze rilevate potrebbero mettere in pericolo i medici. La procura di Milano ha aperto un’indagine per omicidio volontario.