Morto Andreotti: aveva 94 anni

Il politico DC è deceduto nella sua casa romana - I funerali quest'oggi martedì
Red. Online
06.05.2013 13:29

ROMA - Il senatore Giulio Andreotti è morto lunedì alle 12.25 nella sua abitazione romana. Lo hanno reso noto i suoi familiari: era gravemente malato da tempo. I funerali si terranno martedì pomeriggio, sempre a Roma.

Nato a Roma nel 1919, Andreotti è stato sette volte Primo ministro, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte ministro delle Finanze, del Bilancio e dell'Industria, nonché un esponente di primissimo piano della Democrazia Cristiana per tutta la seconda metà del Novecento. E uomo di potere nel senso più simbolico e concreto della parola: sia nel partito che all'interno degli apparati statali.

La carriera di Andreotti - che a vent'anni iniziò a fare politica tra le fila della Federazione universitaria cattolica italiana - partì davvero nel 1946, quando al seguito di Alcide De Gasperi diventò membro dell'Assemblea Costituente. Nel 1954 - a 35 anni - ottenne per la prima volta la carica di ministro, agli Interni: alla fine dello stesso decennio lo sarà della Difesa. Cariche importanti, che lo misero a contatto con le attività di dossieraggio dei servizi segreti e con i venti di golpe che iniziano proprio in quegli anni a spirare per la Penisola (il "Piano Solo" è del 1964). 

Come presidente del Consiglio Andreotti affronterà, invece, negli anni Settanta, il terrorismo delle Brigate Rosse e quello "nero, i "casi" Licio Gelli e Michele Sindona, nonché uno dei capitoli più tragici della sua esistenza, anche dal punto di vista personale: il delitto Moro.

Nel 1983 - primo governo Craxi - Andreotti è ministro degli Esteri: con il premier socialista Andreotti si scontrò più volte, non solo a proposito della crisi di Sigonella. Con la caduta del muro di Berlino e l'elezione a presidente della Repubblica di Francesco Cossiga ci furono nuove grane per il "Divo": il caso Gladio, soprattutto (l'esercito segreto della Nato a seguito di accordi bilaterali risalenti agli anni Cinquanta tra servizi italiani e statunitensi) e nuove rivelazioni sul caso Moro: aggravate, queste ultime, anche dalle sempre più provocatorie prese di posizione dello stesso Cossiga nei suoi confronti.

Negli anni successivi, Andreotti fu più volte accusato di aver favorito Cosa Nostra e di essere il mandante dell'omicidio del gioranlista Mino Pecorelli (ucciso nel 1979). A questi guai giudiziari è possibile ricondurre il suo lento declino e il progressivo allontanamento dalla scena pubblica: all'epoca dei governi di Romano Prodi (1996-1998) e Massimo D'Alema (1998-2000) il suo potere si era già affievolito.

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