Israele/Iran

«Mosca e Pechino possono avere un ruolo contro l’escalation»

Giuseppe Acconcia è docente di Geopolitica del Medio Oriente all’Università di Padova - Con lui proviamo a toccare alcuni punti di questa guerra
© AP/Tomer Neuberg
Paolo Galli
13.06.2025 21:45

Professore, perché proprio a due giorni da un nuovo round di negoziati?
«La tempistica è significativa. Trump in nessun modo è riuscito a fermare i raid israeliani. Ma se fino a questo momento sembrava che gli interessi di USA e Israele fossero divergenti - perché Trump chiedeva un cessate il fuoco ovunque, mentre Netanyahu voleva proseguire la guerra sui famosi sette fronti -, oggi le due potenze stanno agendo in sintonia. Trump ha detto di non aver dato un via libera agli attacchi, ma poi si è complimentato. Questo, evidentemente, mette alla prova i negoziati, o forse ne cancella ogni possibilità di riuscita».

Washington oggi ha mandato segnali ambigui, non univoci.
«Come c’è una divisione in Iran tra la guida suprema Ali Khamenei, che eviterebbe qualsiasi dialogo, e il presidente moderato Masoud Pezeshkian, che sin dall’inizio del suo mandato lavora all’accordo, allo stesso modo ci sono posizioni divergenti tra gli stessi repubblicani, negli Stati Uniti. È la linea tracciata tra l’inviato speciale Steve Witkoff, spesosi molto per arrivare a un accordo, e Marco Rubio, che dal canto suo ha sempre visto con favore la possibilità di un attacco anche degli Stati Uniti contro l’Iran. Va ricordato che tanti repubblicani hanno sempre avuto una sorta di “iranofobia”, per cui l’Iran era il vero nemico da combattere. La “politica dei falchi”, per cui un attacco diretto era giustificato, sembrava essersi ridimensionata dopo l’avvicendamento tra Mike Waltz, un falco, per l’appunto, protagonista del cosiddetto “Signagate”, e lo stesso Witkoff. Sembrava che i raid fossero scongiurati. In realtà, Israele aveva già dichiarato di essere pronto ad attaccare le centrali nucleari iraniane, quindi era evidente che questo attacco, prima o poi, sarebbe arrivato. E il momento scelto è significativo anche perché segue un pronunciamento importante da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica».

Mosca ha proprio parlato di «isteria anti-iraniana», criticando il ruolo della stessa AIEA.
«Il ruolo della Russia è ambivalente. Da una parte, Mosca è tra i principali alleati dell’Iran, dall’altra Teheran sa bene di non potersi fidare di nessuno, Russia inclusa, perché alla fine dei conti i russi fanno i loro interessi, in un momento alquanto complesso. Tra l’altro, era stata ventilata, nel quadro dei negoziati tra Stati Uniti e Iran, una partecipazione dello stesso Vladimir Putin, con un ruolo di mediazione. Che, alla prova dei fatti, non c’è però mai stato. Il ruolo di Mosca può comunque essere essenziale per evitare una escalation, per calmare i toni, prima che il conflitto si allarghi ulteriormente. Un altro attore da considerare è la Cina. L’Iran ha sempre cercato di bilanciare le sanzioni internazionali subite, facendo affari nel mercato petrolifero con Pechino. E questo è stato molto significativo, perché la Cina stessa ha affrontato ulteriori sanzioni ai propri danni per via del suo sostegno a Teheran. E allora sia Mosca sia Pechino possono avere un ruolo per evitare l’escalation. Le prime dichiarazioni di Putin sono state molto dure».

Israele oggi ha svuotato consolati e ambasciate in tutto il mondo. Come va interpretato questo gesto nel quadro del conflitto?
«Ora si aprono due scenari. L’Iran potrebbe attaccare le basi USA nella regione. Sappiamo che in Iraq ci sono 2.500 militari statunitensi. Ma l’attacco potrebbe nuovamente essere diretto contro Israele. C’erano già stati attacchi nel 2024, quindi non è detto non ce ne siano altri. Un ruolo di mediazione potrebbe averlo anche l’AIEA. Bisognerà capire se potrà facilitare una soluzione che porti a nuovi dialoghi, e quindi a un accordo sul nucleare, oppure se questo conflitto si trasformerà in una guerra su larga scala, con continui attacchi reciproci e conseguenze devastanti per tutto il Medio Oriente, visto che ci sono altre potenze coinvolte».

In questo articolo: