I 35 anni dell’Istituto Dalle Molle

Nel Ticino della scienza brillano gli studi sull’IA

USI e SUPSI hanno celebrato uno dei centri di ricerca più apprezzati a livello internazionale nell’àmbito delle applicazioni di informatica avanzata - Ricordata in vari passaggi la figura del mecenate che contribuì in modo determinante a far nascere nel cantone un «gioiello» in campo scientifico
© Ti-Press / Maria Linda Clericetti
Dario Campione
26.09.2023 21:54

Un’avventura lunga 35 anni. Un futuro tutto da scrivere. L’Istituto Dalle Molle di Studi di Intelligenza Artificiale (IDSIA) ha radunato al Campus Est di Lugano gli attuali dirigenti e buona parte di coloro i quali ne hanno fatto la storia. E ha celebrato sé stesso in modo sobrio, a tratti persino divertente. Togliendo la polvere sopra vecchi aneddoti capaci di riassumere non soltanto la nascita e lo sviluppo di un centro scientifico di eccellenza, ma anche la peculiarità di un cantone - il Ticino, ovviamente - nel quale, tanto ieri quanto oggi, è spesso più difficile e complicato realizzare qualcosa di importante.

Perché il Dalle Molle - che deve il suo nome ad Angelo Dalle Molle, mecenate mestrino celebre in Italia e nel mondo per l’invenzione del Cynar - è sicuramente qualcosa di importante. Anzi di «unico» come ha ricordato l’ex segretario di Stato alla formazione e alla ricerca, Mauro Dell’Ambrogio, «un istituto che è parte nello stesso tempo di un’Università, l’USI, e di una scuola universitaria professionale, la SUPSI».

Due istantanee

È toccato proprio alla rettrice dell’USI, Luisa Lambertini, aprire con un breve indirizzo di saluto il pomeriggio dedicato ai 35 anni dell’IDSIA. Un discorso che è però andato oltre la semplice circostanza, soprattutto quando la rettrice ha insistito sul fatto che «in Ticino c’è un gioiello nell’àmbito degli studi di Intelligenza Artificiale (IA)», e che la «chiave di riuscita di questo gioiello è  stata da un lato la collaborazione tra USI e SUPSI, che hanno saputo dividersi i ruoli e gli àmbiti di ricerca e di applicazione, dall’altro lato la lungimiranza di Angelo Dalle Molle. Sono sempre stata affascinata dalle grandi menti che decidendo di investire a favore della collettività e del pensiero innovativo lasciano dietro di sé un segno indelebile».

Franco Gervasoni, direttore generale della SUPSI, dopo aver ascritto il merito del successo dell’IDSIA anche a qualche assente e a chi non c’è più - tra gli altri: Franco Boschetti, Edo Poglia, Alberto Cotti - ha scelto di «scattare due istantanee con le quali descrivere l’istituto». La prima, ritrae il sempre più ampio «ventaglio di competenze, con il passaggio nel tempo da 20 a 130 ricercatori, e il lavoro su almeno 60 progetti in contesti operativi differenti: dalla produzione industriale alla logistica, dalle scienze della vita all’energia e all’ambiente, alla robotica educativa». La seconda, mostra l’impatto davvero straordinario dell’IDSIA sulla formazione delle giovani generazioni di ricercatori: «30 matricole ogni anno, oltre 50 dottorandi, studenti di terzo ciclo provenienti da tutto il mondo».

Le testimonianze

La storia, si diceva. Sollecitati dalle domande del direttore, Andrea Rizzoli, alcuni protagonisti dei 35 anni di vita dell’istituto hanno ripercorso i momenti iniziali e anche quelli più difficili vissuti dall’IDSIA. E svelato qualche retroscena legato soprattutto alla visione profetica di Angelo Dalle Molle. «Un uomo - ha detto il nipote Antonio Dalle Molle - assolutamente straordinario. Parlare con lui era emozionante, tanti lo criticavano ma molte delle sue visioni futuribili erano grandi idee e sono diventate realtà. Parlava di car sharing nessuno sapeva che cosa fosse, e nel 1966 investì 1 miliardo di lire nello sviluppo dei computer».

La visionarietà di Angelo Dalle Molle si sposava, all’epoca, anche con una inattesa modernità del Ticino. Lo ha evidenziato l’ex direttore dell’istituto, Luca Gambardella, svelando di aver «ritrovato nei giorni scorsi un documento del 1987 relativo al primo corso sull’IA organizzato da un gruppo di professori della scuola di Trevano con l’associazione ticinese elaborazioni dati. Le lezioni si tennero dall’ottobre del 1987 al febbraio del 1988. Si parlava di robotica e del rapporto uomo-macchina, temi rimasti poi centrali nello sviluppo dell’IA».

Le conclusioni, affidate al co-direttore scientifico Cesare Alippi, sono state un inevitabile sguardo in avanti. Nella consapevolezza, sottolineata dallo stesso Alippi, che i modelli predittivi dell’IA e l’approccio matematico e statistico alla realtà dei ricercatori altro non sono che l’evoluzione del bisogno innato dell’uomo di anticipare il futuro e di prevederlo.  Prima sciamani o profeti. Oggi scienziati. Sempre in cerca di risposte plausibili.