Il processo

Nella Russia di Putin anche la fantascienza è diventata un reato

Lo scrittore Boris Akunin condannato a 14 anni per un libro in cui narra un futuro distopico senza più lo "zar" al potere
©MKHAIL METZEL / SPUTNIK / KREMLI
Dario Campione
14.07.2025 23:37

Nella Russia di Vladimir Putin non è più permesso, da tempo, esprimere liberamente le proprie idee. E questo lo sanno tutti. Meno noto è il fatto che anche scrivere romanzi distopici, ambientati cioè in un futuro a tinte fosche, può diventare un reato grave. Soprattutto se, in questo futuro, è possibile anche soltanto in minima parte riconoscere i tratti della realtà attuale.

Ne sa qualcosa lo scrittore georgiano Boris Akunin (pseudonimo di Grigorij Šalvovič Čhartišvili), che ieri è stato condannato in contumacia da un Tribunale militare russo a 14 anni di carcere e 400 mila rubli di multa (ma la Procura di Stato aveva chiesto 18 anni).

Akunin, che dal 2014 vive esule a Londra, era stato accusato di «giustificazione del terrorismo», di violazione della legge sugli agenti stranieri e di discredito dell’Esercito russo. La sua colpa principale, oltre alle continue critiche alla politica del Cremlino, era di aver dato alle stampe L’avvocato del diavolo (pubblicato in italiano da Mondadori lo scorso anno con la prefazione di Paolo Nori), una satira feroce della Russia odierna, «un’opera di narrativa che contiene più informazioni di molti saggi, capace di divertire, stupire e insegnare qualcosa al tempo stesso».

Conosciutissimo per la serie poliziesca di Erast Fandorin, ambientata a Mosca tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, Akunin ha anche scritto una storia della Russia in 10 volumi ed è, probabilmente, l’autore russo più venduto al mondo (40 milioni di copie soltanto per i gialli di Fandorin).

La replica su Telegram

Ieri, sul suo profilo Telegram, ha commentato il verdetto del Tribunale militare russo definendo il processo una «farsa. La TASS (l’agenzia di stampa statale russa, ndr), come spesso fa, mente - ha scritto Akunin riferendosi al lancio della notizia - Non è che “non ammetto la mia colpa”, proprio non riconosco la Corte. Non ho mai autorizzato alcun avvocato a rappresentarmi al cosiddetto processo, e non prenderò parte a questa farsa in alcun modo».

Lo scrittore georgiano ha vissuto a Mosca fino al 2014. Dopo l’occupazione della Crimea, aveva firmato una lettera aperta in cui criticava, assieme ad altri intellettuali, le azioni del Cremlino. All’inizio della guerra d’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, era tornato a condannare pubblicamente il regime di Putin, e in un messaggio ai soldati russi aveva aggiunto: «Vi auguro di rimanere vivi e illesi. Che questa follia finisca il prima possibile, che la Russia diventi un Paese normale e che l’Ucraina viva in pace».