«Nella scelta dei film del Festival ci facciamo guidare dal piacere della scoperta»

Al di là dei problemi di budget, il Festival di Locarno è sempre di più una delle grandi vetrine del cinema mondiale. Lo ha rivendicato con un certo orgoglio il direttore artistico, Giona A. Nazzaro, che dal palco dell’assemblea generale ha mostrato le cifre del successo di Locarno, legate soprattutto alla risonanza internazionale dei film transitati dalla rassegna ticinese.
Nazzaro, con il suo staff, si appresta a completare il programma della 77. edizione, del quale al momento si conosce soltanto il tema della retrospettiva (interamente incentrata sulla produzione storica della Columbia) e il nome del Pardo d’onore (la regista neozelandese Jane Campion).
Al Corriere del Ticino, il direttore artistico conferma comunque di non tessere al momento alcun «filo rosso» nella scelta dei film. «Non amo lavorare seguendo un progetto - dice Nazzaro - i film sono organismi viventi e sovente manifestano tutti i loro aspetti soltanto con il tempo, quindi in questa fase del nostro lavoro ci lasciamo guidare dal piacere dell’avventura e della scoperta. Le relazioni tra le cose, anche quelle tra i film, così come suggeriva Jean-Luc Godard, si manifestano carrellando lievemente all’indietro e vedendo come le storie dialogano tra loro».
Durante l’assemblea di ieri, l’unico intervento dalla sala ha messo l’accento sulla necessità di mantenere la «neutralità» del Festival di fronte agli scenari obiettivamente complicati della geopolitica. A questa sollecitazione, Nazzaro risponde ricordando quanto fatto in passato.
«È reale il rischio della faziosità ideologica - dice il direttore artistico - che non è mai così articolata e complessa come, purtroppo, la realtà dei conflitti sul campo. Ma per quello che ci riguarda, posso dire che all’apice del conflitto in Ucraina abbiamo invitato il maestro russo Aleksandr Sokurov. L’anno scorso abbiamo presentato in concorso il film dell’israeliano Dani Rosenberg, The Vanishing Soldier; due anni prima avevamo presentato in piazza un altro film israeliano e ancora l’anno scorso abbiamo restaurato il film di Yousry Nasrallah Bab el shams, tratto dal romanzo omonimo di Elias Khoury in cui si racconta la nascita dello Stato di Israele e la nascita dell’infinito esodo dei palestinesi. Non credo che Locarno si sia mai macchiato della colpa di non ascoltare voci o, peggio ancora, di averle messe a tacere».