Sanità

«Nessun caso noto in Svizzera di vaiolo delle scimmie»

Prime segnalazioni nel Regno Unito, ora ce ne sono tre accertati anche in Italia – Niente panico, l'UFSP monitora la situazione: «Probabilità di un'epidemia attualmente molto bassa»
Jenny Covelli
20.05.2022 17:52

Dopo il coronavirus, ora il vaiolo delle scimmie? È questa la domanda che, sicuramente, sarà venuta in mente a qualcuno negli ultimi giorni. Il motivo? La comparsa di casi di vaiolo delle scimmie in alcuni Paesi europei. Diciamolo subito: «Non ci sono casi noti in Svizzera e la probabilità di un'epidemia è attualmente considerata molto bassa». È l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) a confermarlo al Corriere del Ticino. E aggiunge: «I casi di vaiolo delle scimmie non sono un fenomeno nuovo: da anni si verificano in vari Paesi. A differenza dei casi sporadicamente segnalati in relazione ai viaggi in Africa occidentale e centrale, la causa dell'infezione non è ancora stata confermata nei casi verificatisi nel Regno Unito. Secondo le attuali conoscenze, tali infezioni sembrano essere dovute alla trasmissione locale. Al momento non esistono risultati affidabili sulla trasmissione negli altri Paesi europei». L'UFSP monitora attentamente la situazione e «si sta preparando ad affrontare eventuali casi adottando le misure appropriate (monitoraggio, test, ecc.)».

Anche il dottor Christian Garzoni, direttore sanitario della clinica Luganese Moncucco specializzato in malattie infettive, tranquillizza la popolazione: «Nessun allarme. Si tratta di pochi casi e confinati». Dai primi dati, sembra siano «legati alla comunità omosessuale». In ogni caso, niente allarmismi. «Non è un virus "appiccicoso" (come invece abbiamo imparato a conoscere la COVID), anche se diventerebbe ovviamente una scocciatura se cominciasse a girare». Come sempre, prevale il buonsenso: «Se compare la febbre, si resta a casa a riposo. A differenza di quanto avviene con la varicella, nel caso di vaiolo delle scimmie sulla pelle compaiono delle vescicole tutte insieme. Se ciò dovesse avvenire, ovviamente è bene contattare il medico».

Il primo caso

Fatta questa premessa importante partiamo con la spiegazione, ma andiamo con ordine. 14 maggio 2022, notizia su tutti i media: «A Londra, una coppia è risultata positiva al vaiolo delle scimmie». In realtà, il primo caso segnalato risale a una settimana prima, il 7 maggio. 18 maggio: l'assessorato alla Salute regionale madrileno comunica la presenza di 23 casi sospetti di vaiolo delle scimmie (monkeypox virus) analizzati a Madrid, in Spagna. Il vaiolo delle scimmie, spiega la nota, è una malattia «molto rara» che si presenta generalmente con «febbre, mialgia, linfoadenopatia (ghiandole gonfie) e un'eruzione cutanea sulle mani e sul viso, simile alla varicella». Per le caratteristiche dei 23 casi in fase di analisi il sospetto è che il possibile contagio potrebbe essere avvenuto attraverso il «contatto con le mucose durante rapporti sessuali».

Ora anche nella vicina Italia

19 maggio: primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia. Si tratta di un uomo rientrato dopo un soggiorno alle Isole Canarie. L'ospedale Spallanzani di Roma spiega che il «quadro clinico è risultato caratteristico e il monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e dissequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee». La persona «è attualmente ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali» e «sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti». Oggi i casi italiani confermati sono già tre: le due persone sono correlate al caso zero. Le tre persone contagiate «sono trattate con una terapia sintomatica allo stato sufficiente», comunica lo Spallanzani spiegando che «presso l'Istituto sono disponibili, comunque, farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica». 

Situazione al 20 maggio 2022: «Segnalati in totale 38 casi confermati in tutto il mondo, 37 dei quali non hanno una storia di viaggi in paesi endemici». È il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) a diffondere il «bollettino»: 26 casi sono stati confermati nei seguenti paesi UE/SEE: Belgio (2), Francia (1), Italia (1), Portogallo (14), Spagna (7) e Svezia (1). Nel Regno Unito sono stati confermati 9 casi. In Nord America, sono stati confermati tre casi, in Canada (2) e negli Stati Uniti (1). La maggior parte dei casi si è verificata in giovani uomini, molti si sono identificati come "uomini che hanno rapporti sessuali con uomini" (MSM) e nessuno con una storia di viaggio recente in aree in cui la malattia è endemica. Finora non sono stati segnalati decessi e solo due casi sono stati ricoverati in ospedale per motivi diversi dall'isolamento. «Questa è la prima volta che vengono segnalate catene di trasmissione in Europa senza legami epidemiologici noti con l'Africa occidentale o centrale. Questi sono anche i primi casi al mondo segnalati tra gli MSM.

«Nessun allarme»

Anche in Italia, il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia, mette le mani avanti: «Primo messaggio da dare: nessun allarme. Situazione da tenere sotto controllo ma non desta allarme. La trasmissione uomo-uomo caratterizza buona parte dei casi riscontrati. Non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale e che riguarda in particolare gli omosessuali. Al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti». E su Rai Radio1 ha aggiunto: «Questa non è una nuova malattia e non deve destare allarme. È un vaiolo minore. Ha una sintomatologia più lieve del vaiolo tradizionale. La buona notizia è che lo abbiamo preso, credo in tempo».

«Vaccinare tutti? Piano»

Il laboratorio di virologia dell'ospedale romano intende andare oltre: la disponibilità di «un isolato virale renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali: si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinate contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L'isolamento virale permetterà di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione». Chi è già stato vaccinato contro il vaiolo «non dovrebbe correre nessun rischio. Da qui a dire "vacciniamoci tutti", in questo momento, ce ne corre. Piano. Se ci saranno le evidenze e se ci saranno le esigenze saremo i primi a dirlo».

Che cosa è questo monkeypox virus?

Nella giornata di ieri è comparsa una lunga e dettagliata scheda sul sito dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi virale (un virus trasmesso all'uomo dagli animali) con sintomi molto simili a quelli osservati in passato nei pazienti affetti da vaiolo, sebbene sia clinicamente molto meno grave. Con l'eradicazione del vaiolo nel 1980 e la successiva cessazione della vaccinazione antivaiolosa, il vaiolo delle scimmie è emerso come l'orthopoxvirus più importante per la salute pubblica. Il vaiolo delle scimmie si riscontra principalmente nell'Africa centrale e occidentale, spesso in prossimità di foreste pluviali tropicali. Gli ospiti animali includono una serie di roditori e primati non umani. 

La trasmissione da animale a uomo può verificarsi dal contatto diretto con il sangue, i fluidi corporei o le lesioni cutanee o mucose di animali infetti. Il consumo di carne e altri prodotti animali di animali infetti non adeguatamente cucinati è un possibile fattore di rischio, aggiunge l'OMS. La trasmissione da uomo a uomo è considerata rara dagli esperti, ma può derivare da uno stretto contatto con le secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta o liquidi corporei. La trasmissione attraverso le particelle respiratorie delle goccioline di solito richiede un contatto faccia a faccia prolungato. «Al momento non è chiaro se il vaiolo delle scimmie possa essere trasmesso specificamente con i rapporti sessuali». 

La malattia si risolve spontaneamente in 1 o 2 settimane

I sintomi? Quelli tipici delle infezioni virali: febbre, dolori muscolari, mal di testa, spossatezza e ingrossamento dei linfonodi, scrive l'Istituto superiore di sanità ialiano (ISS). La malattia causa poi la comparsa di vescicole, pustole e piccole croste. Vescicole che possono rivelarsi molto pruriginose. «La malattia si risolve spontaneamente in 1 o 2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche, se non per ridurre i fastidi legati ai sintomi. Possono venire somministrati degli antivirali, quando necessario, per rallentare la replicazione del virus all’interno dell’organismo, in modo da consentire al sistema immunitario di contrastare più facilmente l’infezione». Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre (come sempre) e di rivolgersi al medico in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. Quindi? Niente panico.

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