Musica

Nessun grande senza Sanremo

L’edizione numero 73 ormai è vicina e, come al solito, sembra che per la musica italiana non esista altro al di fuori del Festival
© CdT
Stefano Olivari
27.01.2023 11:30

L’edizione numero 73 del Festival di Sanremo, da martedì 7 a sabato 11 febbraio, ormai è vicina e come al solito sembra che per la musica italiana non esista altro al di fuori di Sanremo. Eppure, si dice spesso e ancora più spesso si scrive sul web copiando articoli di altri (viva ChatGPT, allora), ci sono tanti grandi artisti che a Sanremo non sono mai andati, né come ospiti omaggiati e riveriti né tantomeno come concorrenti da massacrare. Ma è davvero così? Uno che canta in italiano può permettersi il lusso di non essere mai andato a Sanremo?

Mai e poi mai

La prima categoria di grandi assenti sarebbe quella di chi ha sempre avuto per Sanremo un’avversione ideologica ritenendolo la sintesi del peggio dell’Italia profonda. Artisti di vari generi musicali e tendenze politiche, accomunati da un atteggiamento che avevano da giovani sconosciuti e che a maggior ragione hanno mantenuto da cantanti di successo. Peccato che poi in tanti si siano almeno qualche volta ricreduti, sollecitati dalle case discografiche e/o dalle bollette da pagare. Insomma, fra gli artisti di grande e consolidato successo quanti si sono potuti permettere il lusso di evitare al 100% Sanremo? Zero, e non nel senso di Renato. Già questo dovrebbe dire tutto sull’importanza del Festival.

Soltanto autori

Ci sono però diversi grandi che Sanremo lo hanno frequentato il meno possibile e nella maniera più indolore, soltanto da autori. Fabrizio De André non ha mai preso in considerazione l’idea di salire sul palco e avrebbe mantenuto un record personale immacolato se nel 1985 non avesse firmato la Faccia di cane portata in gara dai New Trolls: poi avrebbe ritirato la firma, ma ormai tutti sapevano che era accaduto l’incredibile, De André aveva in qualche modo partecipato alla competizione che associava al suicidio dell’amico Tenco. Anche Francesco De Gregori ha sempre rifiutato ogni proposta di partecipazione e non certo perché gli manchi l’istinto pop, visto che lo abbiamo visto cantare anche negli outlet: l’unico suo legame con Sanremo è l’essere autore del testo di Mariù, su musica di Ron, canzone che Gianni Morandi portò in gara nel 1980 senza troppa fortuna. Solo autore anche Francesco Guccini, per Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti, ma il brano Una storia d’amore non passò le selezioni: fra i grandi forse il più puro e duro è quindi lui, per quanto involontariamente. Ha sempre evitato il palco di Sanremo anche Luca Carboni, non ritenendo corretta la rappresentazione della musica che lì si fa, ma come autore è stato presente anche lui, con la Esser Duri che Marco Armani cantò al Festival del 1994.

E gli ospiti

Molti di più sono stati gli artisti che hanno rifiutato di esporsi al giudizio, spesso non trasparente, della gara ma che da quando è iniziata l’era dei superospiti hanno detto di sì più di una volta. Due nel caso di Antonello Venditti, nel 2000 e poi nel 2019, cantando Sotto il segno dei Pesci e poi duettando con Baglioni in Notte prima degli esami. Memorabili la performance di Pino Daniele nel 2009 e di Edoardo Bennato, uno che Sanremo lo detesta, nel 2010. Particolarissimo il caso di Tiziano Ferro, che a Sanremo sognava invece di partecipare: ci provò per le edizioni 1998 e 1999 con la sua Quando ritornerai, ma fu scartato. L’esperienza gli fu però utile per inserirsi nel mondo discografico e poi tornare più volte a Sanremo come ospite, con l’apoteosi del 2020, la prima delle edizioni condotte da Amadeus, in cui fu ospite fisso in tutte e cinque le serate. Numerose anche le ospitate di Gianna Nannini, anche lei mai in gara, e si sono piegati a questa logica anche Ligabue e l’anno scorso Cesare Cremonini.

Vincitori sicuri

Un girone a parte è quello degli artisti che alla gara hanno partecipato una volta sola: chi perché non ha avuto altre opportunità di farlo (si tratta della maggioranza), chi perché non ha avuto più bisogno di Sanremo (Lucio Battisti e Jovanotti, che però c’è tornato come ospite) e chi c’è andato soltanto con la sicurezza di avere la vittoria in tasca. È il caso dei Pooh vincitori nel 1990 con Uomini soli, e di Riccardo Cocciante, trionfatore l’anno successivo con Se stiamo insieme. Grandi canzoni, peraltro, ma erano anni in cui non erano previsti ospiti italiani, in segno di rispetto verso chi gareggiava (e non era un’idea sbagliata), e quindi per convincere i grossi nomi occorreva questa sorta di incentivo. E non a caso il Sorrisi & Canzoni Tv della settimana precedente il Festival quasi sempre azzeccava il pronostico. Sembra di parlare di un millennio fa, ma questi rimangono gli anni d’oro del Festival.

Il caso Baglioni

A prima vista avrebbe sempre avuto tutto, Claudio Baglioni, per essere considerato un cantante da Sanremo: melodie, aspetto fisico, voce, pubblico. Ma non ha mai voluto avere niente a che fare con il Festival sia nel periodo dei massimi successi, gli anni Settanta e inizio Ottanta, sia quando era già entrato in modalità revival. Un po’ era snobismo, peraltro lo stesso snobismo che lui scontava con la critica, un po’ era per Sanremo un periodo di depressione. Soltanto nel 1985 si piegò, facendo un’ospitata e abbastanza di malavoglia in uno dei Festival presentati da Baudo, per ritirare il premio di ‘Canzone del secolo’ assegnato a Piccolo grande amore, che pretese di eseguire live mentre tutti i concorrenti e gli altri ospiti cantavano (o meglio, non cantavano) in playback. Ben altro sarebbe stato il suo rapporto con Sanremo, visto che delle edizioni 2018 e 2019 è stato sia conduttore sia direttore artistico, oltre che duettatore onnipresenti. Grande successo, per poi dire basta. Perché Sanremo è sempre meglio rimpiangerlo.

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