Mobilità

Niente incentivi per le auto elettriche: «Misura non sostenibile per il settore»

L’Unione professionale svizzera dell’automobile soddisfatta per la decisione della Commissione ambiente del Gran Consiglio di riorientare il credito per la mobilità sostenibile a favore dell’installazione di sistemi di ricarica a domicilio o presso i datori di lavoro
© CdT/Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
07.10.2022 06:00

«La Commissione ambiente, territorio ed energia ci ha interpellati a suo tempo. Il Consiglio di Stato aderisce alle modifiche proposte, in particolare dopo che l’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) ha palesato delle riserve nei confronti degli incentivi cofinanziati».  Così il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali commenta il cambio di rotta (anche piuttosto radicale) deciso a larghissima maggioranza dalla Commissione del Gran Consiglio riguardo al credito da 11 milioni di franchi richiesto dal Governo per incentivare la mobilità sostenibile in Ticino. Come anticipato nell'articolo di ieri, la Commissione ambiente, territorio ed energia ha infatti deciso di destinare la quota originariamente destinata ad incentivare l’acquisto di auto elettriche (6 milioni), a favore degli incentivi per l’installazione dei sistemi di ricarica a cui il messaggio governativo destinava «solo» 1,5 milioni.

«Aspetti problematici»

«Abbiamo formulato una serie di critiche nei confronti del nuovo pacchetto di aiuti promosso dal Consiglio di Stato», commenta Marco Doninelli, direttore dell’UPSA. «Abbiamo chiesto di incontrare la Commissione energia del Gran Consiglio per esporre le nostre perplessità». Pur accogliendo con favore la proposta governativa di incentivare la mobilità sostenibile per favorire un miglioramento della qualità dell’aria, l’UPSA ha infatti ravvisato alcuni aspetti definiti «problematici», in primo luogo legati al cofinanziamento. La proposta governativa, quale premessa per l’erogazione da parte del Cantone dell’incentivo prevede infatti che il concessionario applichi uno sconto obbligatorio pari all’incentivo cantonale di 2.000 franchi. «Questa soluzione era già presente nel primo pacchetto di incentivi del 2019», chiosa Doninelli. Anche allora figurava la clausola del cofinanziamento. «Affinché il Cantone versasse la sua quota parte, l’importatore doveva contribuire con 2.000 franchi di sconto sull’auto elettrica venduta». Una soluzione già all’epoca criticata dall’associazione di categoria, ma «visto che riguardava un numero piuttosto limitato di vetture» venne accettata. Nel 2019, il contributo del Cantone prevedeva infatti incentivi per 3 milioni di franchi, contro gli attuali 6 milioni previsti dal messaggio governativo. «Nel 2019, la maggior parte degli importatori aveva aderito all’iniziativa. Per cui i soldi arrivavano dagli importatori stessi e non dai concessionari», spiega Doninelli. «Oggi la situazione è cambiata. Gli importatori si sono defilati e quindi il contributo ricadrebbe interamente sulle spalle dei concessionari, in un momento già particolarmente difficile per il mercato dell’auto». A maggior ragione, se riferito alle auto elettriche, «dove i margini di guadagno sono molto contenuti. Per una vettura elettrica che costa di listino 50.000 franchi, al netto delle spese, il concessionario mette in tasca 500 franchi», spiega Doninelli. «Sui modelli a benzina e diesel il margine è maggiore. Nel 2019, per un numero limitato di vetture siamo stati della partita, oggi non sarebbe più sostenibile». A ciò, secondo Doninelli, si aggiunge una questione di fondo altrettanto importante: «Non è assolutamente accettabile che le autorità si permettano di decidere la partecipazione finanziaria dei concessionari o importatori, senza chiedere preventivamente il loro consenso», osserva Doninelli. «Il Cantone ha dato per scontato il nostro sostegno finanziario e che il commercio delle automobili si basi su margini di guadagno elevati».

Aiuti senza sconti

Secondo l’UPSA, questo modo di agire «crea inoltre una netta disparità di trattamento rispetto ad altri settori che beneficiano pure di sussidi cantonali. Pensiamo all’installazione dei pannelli solari: il settore beneficia di aiuti cantonali, senza che il fornitore sia obbligato a praticare sconti sulla fornitura degli stessi». Non bastasse, prosegue Doninelli, anche all’interno di questa proposta del Governo, «è presente una discriminazione tra il settore dell’automobile e quello delle moto, tricicli e quadricicli leggeri». Per quest’ultimo infatti non sarebbe prevista alcuna partecipazione da parte del concessionario.

Resistenza calcolata?

«L’ideale sarebbe stato lasciare i 2.000 franchi di incentivi da parte del Cantone senza alcun obbligo per i concessionari», chiosa infine Doninelli. «Purtroppo, questa opzione non è stata accolta. Siamo comunque soddisfatti del riorientamento deciso dalla Commissione ambiente, territorio ed energia. Come UPSA siamo convinti che la soluzione migliore sia puntare sul potenziamento dei sistemi di ricarica. Poi, le auto elettriche arriveranno». Ma, chiediamo a Doninelli, non si tratta di una resistenza verso la transizione a favore del motore tradizionale che notoriamente richiede più manutenzione? «È chiaro che l’auto col motore termico porta qualcosa in più in officina. Stiamo quindi puntando su altri servizi. Ma non è con la vendita di qualche auto elettrica in più o in meno che il nostro futuro cambierà».

Il messaggio governativo prevede di ripartire il credito con i seguenti incentivi: 6 milioni per l’acquisto di veicoli elettrici; 1,5 milioni per l’acquisto di motoveicoli elettrici; 1,5 milioni per l’installazione di sistemi di ricarica a domicilio presso i datori di lavoro; 2 milioni per la messa fuori servizio di veicoli altamente inquinanti.
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