Niente “tassa della salute” per i frontalieri

Il governo italiano fa chiarezza sul balzello che i lavoratori rischiavano di dover pagare
Red. Online
08.03.2016 19:05

ROMA - "Si è finalmente definita la questione relativa alla tassa della salute che i frontalieri italiani occupati in Svizzera rischiavano di dover pagare a seguito di una interpretazione amministrativa compiuta da alcune Asl della Regione Lombardia e della Provincia Autonoma di Bolzano".

Ne danno notizia i deputati del Partito democratico (PD) Enrico Borghi, Chiara Braga, Mauro Guerra, Maria Chiara Gadda, Daniele Marantelli, Paolo Rossi, Angelo Senaldi, Gianmario Fragomeli, Veronica Tentori, già firmatari di una mozione votata dall'aula della Camera lo scorso 11 febbraio che impegnava il governo italiano a risolvere la questione.

"In uno degli incontri organizzati in questi giorni per affrontare la questione - riferiscono - il viceministro all'Economia Luigi Casero e il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ci hanno dato assicurazione che entro domani tutte le Regioni interessate riceveranno una circolare applicativa da parte del governo in tal senso".

"La circolare chiarirà che i frontalieri italiani occupati, o che hanno esercitato nel passato un'attività dipendente, nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese non sono tenuti a versare ulteriori contributi al Sistema sanitario nazionale, in quanto ai sensi del vigente accordo tra Svizzera a Italia essi sono oggetto di tassazione alla fonte da parte Svizzera e una quota del gettito fiscale viene ristornato all'Italia secondo l'accordo internazionale".

"Siamo molto soddisfatti - proseguono i deputati Pd - perché, con questo chiarimento, il governo ha sposato integralmente la tesi sostenuta dal Partito Democratico, secondo cui un balzello di questa natura ledeva il principio dell'universalità delle prestazioni per introdurre, su volontà della Regione Lombardia, un principio di erogazione del servizio legato al reddito individuale. E così è avvenuto". "