Parlamento

«No a una Svizzera da 10 milioni»: al Nazionale è partita la maratona

È iniziato il mega-dibattito sull'iniziativa UDC per mettere un limite alla crescita demografica – Giovedì la decisione: si va verso la bocciatura – I promotori: «Stufi di strade intasate, scarsità di alloggi e criminalità» – I contrari: «Prosperità e sicurezza a rischio» – Il Centro vuole un controprogetto
©Gabriele Putzu
Giovanni Galli
22.09.2025 23:00

Si sta pian piano arrivando al dunque sul tema scottante dell’immigrazione e, indirettamente, sui rapporti con Bruxelles. In Consiglio nazionale (agli Stati se ne parlerà in dicembre) è iniziato l’esame dell’iniziativa dell’UDC «No a una Svizzera da 10 milioni!», dal cui esito dipenderà, in un modo o in un altro, il futuro della politica europea della Confederazione. La votazione popolare, che probabilmente avrà luogo l’anno prossimo, sarà un banco di prova per la libera circolazione delle persone e per la tenuta della via bilaterale. Un sì alle urne, infatti, potrebbe soffocare nella culla il nuovo pacchetto di accordi negoziato con l’Unione e tuttora oggetto di consultazione (fino al 31 ottobre).

Primato di interventi in aula

A dimostrazione di quanto il tema sia sentito, sono stati annunciati 115 interventi in aula – un primato assoluto –la metà dei quali da parte di deputati dell’UDC. La maratona parlamentare ha dovuto essere suddivisa in due tappe e si concluderà giovedì. Come è già emerso nella prima parte del dibattito, si tratta di un altro confronto da UDC contro tutti e da tutti contro l’UDC. È pacifico che dall’aula, dopodomani, uscirà la raccomandazione di respingere l’iniziativa.

Un limite da non superare

Dopo l’iniziativa contro l’immigrazione di massa (2014) e quella per la limitazione (2020), è il terzo tentativo democentrista di far cadere la libera circolazione delle persone. L’iniziativa, detta anche «per la sostenibilità», esige che la popolazione residente permanente in Svizzera non superi i dieci milioni di abitanti prima del 2050. Misure per limitare l’immigrazione sono già previste a uno stadio intermedio. Se la popolazione residente permanente della Svizzera supera i nove milioni e mezzo di abitanti prima del 2050, Consiglio federale e l’Assemblea federale devono adottare provvedimenti riguardanti in particolare il settore dell’asilo e del ricongiungimento familiare. Alle persone ammesse provvisoriamente non sarà più accordato alcun diritto di restare. Inoltre, il Consiglio federale dovrà impegnarsi a rinegoziare gli accordi internazionali «che favoriscono la crescita della popolazione». Se il limite di dieci milioni di abitanti fosse superato prima o dopo il 2050, l’iniziativa chiede l’adozione di altri provvedimenti e anche la denuncia degli accordi internazionali «che favoriscono la crescita della popolazione». Inoltre, se due anni dopo il primo superamento il limite fissato non è ancora rispettato e non è stato possibile negoziare o invocare alcuna clausola d’eccezione o di salvaguardia, va denunciato l’Accordo sulla libera circolazione.

In quanti saremo

Secondo le previsioni dell’Ufficio federale di statistica, la soglia dei 9,5 milioni di abitanti dovrebbe essere superata nel 2030 e quella dei 10 milioni nel 2040. Se non ci saranno sorprese (eventuale controprogetto), la votazione popolare potrebbe già avere luogo nel mese di giugno del 2026. Sinistra e PLR vorrebbero liquidare subito la pendenza. Se viene approvata In caso di denuncia unilaterale della libera circolazione, in virtù della «clausola ghigliottina» decadrebbero automaticamente anche gli altri quattro accordi bilaterali originari: trasporti terrestri e aerei, agricoltura, ostacoli tecnici al commercio e appalti pubblici. Inoltre, se l’iniziativa venisse accolta, sarebbero a rischio sia l’Accordo di associazione a Schengen e Dublino sia l’intesa appena negoziata con Bruxelles, che aggiorna gli accordi attuali e integra gli elementi istituzionali. Gli effetti di un eventuale sì non sarebbero immediati, ma secondo l’UDC l’accordo aggiornato sulla libera circolazione delle persone non dovrebbe più essere sottoposto al voto popolare, in quanto considerato un fattore di crescita della popolazione. E senza l’ALC, che è il muro maestro, anche il resto dell’impalcatura crollerebbe. Gli ammortizzatori Per attenuare gli effetti dell’immigrazione, il Consiglio federale intende promuovere maggiormente lo sfruttamento del potenziale di manodopera residente (un obiettivo anche di PLR e Verdi liberali), contrastare l’erosione dell’offerta di alloggi (a partire dal 2030 il fondo che promuove l’edilizia abitativa di utilità pubblica sarà prorogato per cinque anni e aumentato di 150 milioni di franchi) e attuare altre misure volte a ridurre le domande d’asilo e velocizzare le procedure. Nel nuovo accordo, inoltre, è stata negoziata una clausola di salvaguardia, attivabile in caso di gravi difficoltà economiche, e che prevede una limitazione temporanea dell’immigrazione.

Siamo in troppi

Per l’UDC è giunto il momento di prendere di petto i problemi generati dalla sostenuta immigrazione degli ultimi 25 anni, ossia dall’entrata in vigore dei bilaterali I e della libera circolazione, con una popolazione passata nel giro di poco più di due decenni da 7,2 milioni a 9,5 milioni di residenti. Abbiamo senz’altro bisogno di immigrazione, hanno affermato diversi esponenti democentristi, ma dev’essere di qualità e moderata per consentire alle infrastrutture di tenere il passo. Invece i problemi sono sotto gli occhi di tutti: scarsità di alloggi, strade, trasporti pubblici e scuole intasati, pressione sui salari, per non parlare della criminalità importata e delle difficoltà di integrazione per questa massa crescente di stranieri. Tutto ciò richiederà sempre più alloggi, ospedali, scuole, strade, energia, con buona pace degli ecologisti e dello sviluppo sostenibile da loro propugnato, ha affermato Lars Guggisberg (BE). La popolazione, ha detto il banchiere zurighese Thomas Matter, è stufa di tutto questo e vuole che «la Svizzera rimanga Svizzera».

Tetti rigidi inutili

Il Consiglio federale e gli altri partiti (PS, PLR, Centro, Verdi e Verdi liberali) sono contrari all’iniziativa, sia per l’impatto che avrebbe sulla prosecuzione della via bilaterale sia perché un’eventuale uscita da Schengen e Dublino potrebbe causare l’aumento della migrazione irregolare e rendere più difficile la lotta alla criminalità. Una denuncia dell’ALC e di numerosi accordi internazionali avrebbe notevoli conseguenze finanziarie, economiche e sociali. Insomma, prosperità e sicurezza sarebbero a rischio. Fissare tetti rigidi all’immigrazione nella Costituzione federale non risolverà i problemi denunciati dall’iniziativa, come la scarsità di alloggi, e il rincaro di quelli esistenti, la pressione sulla infrastrutture o gli ingorghi sulle strade, sui bus, nelle stazioni. Tutte preoccupazioni legittime, per carità, hanno sottolineato diversi deputati, alla cui soluzione l’iniziativa dà però una risposta semplicistica, come sostenuto da Greta Gysin (Verdi), secondo cui l’iniziativa - da lei ritenuta isolazionista, xenofoba e retrograda - farà senz’altro guadagnare qualche voto all’UDC, ma non risolve nulla. Per l’ecologista ticinese, al pari dei colleghi di altri partiti, l’iniziativa democentrista mette soprattutto in grave pericolo le relazioni con l’UE in un momento di incertezza come quello che stiamo vivendo. Piaccia o no, la libera circolazione consente alle imprese di occupare quei posti di lavoro che rimarrebbero scoperti a causa della scarsità di manodopera in loco, per non parlare dell’importanza che gli stranieri rivestono nella sanità e senza i quali tutto si bloccherebbe.

Evitare il disastro

La formazione di Philipp Matthias Bregy propone un controprogetto diretto (a livello costituzionale) per dare un’alternativa concreta alla popolazione preoccupata per l’aumento dell’immigrazione. Un sì alle urne, secondo il partito, sarebbe «un disastro». Per Gerhard Pfister (ZG) e Giorgio Fonio, l’iniziativa solleva quesiti legittimi ma dà risposte sbagliate. Di qui l’idea di prevedere sì un obiettivo di riferimento di 10 milioni di abitanti, ma senza misure che possano violare la libera circolazione delle persone. Qualora la popolazione residente permanente superi i 9,5 milioni di abitanti, il Consiglio federale dovrebbe adottare provvedimenti per garantire il rispetto del valore di riferimento. Se non ci riuscisse, il Governo andrebbe obbligato a cercare soluzioni con Bruxelles. In commissione, tuttavia, la maggioranza si era opposta al controprogetto sostenendo che presenta gli stessi difetti dell’iniziativa, con tetti massimi del tutto arbitrari. È molto probabile un no in aula.