«No, navigare su Internet non fa male al cervello»

Una volta si diceva: «spegni quella tele che ti va in pappa il cervello». E a pronunciare quelle parole era quasi sempre una madre o un padre esasperati per il troppo tempo trascorso dal figlio davanti allo schermo della televisione. Oggi lo schermo è spesso un altro, quello dello smartphone o del tablet, ma l'antifona non cambia. I conflitti generazionali continuano a focalizzarsi sull'uso delle tecnologie, più o meno nuove. Ma se sono tutti d'accordo sui pericoli virtuali non proprio occulti della Rete (vedi intervista a destra), meno chiare sono le insidie fisiche delle nuove tecnologie. In altre parole: lo smartphone può far male al corpo in generale e al cervello in particolare? Ne parliamo con il direttore del Neurocentro della Svizzera italiana, a Lugano, professor Alain Kaelin che smentisce le leggende più oscure senza sminuire i tranelli che, indirettamente, le nuove tecnologie possono tendere a tutti, soprattutto ai più giovani.
L'opuscolo di Radix «Navigare, giocare online, chattare» parla chiaro: la Grande Rete è una gran bella cosa, ma «un numero sempre crescente di terapeuti e di consulenti concordano nell'affermare che l'uso eccessivo di Internet può causare dipendenza». I problemi legati ad un uso eccessivo evocati dall'Associazione per la promozione della salute e per la prevenzione delle dipendenze non sono solo psichici. «Quando i bambini e gli adolescenti trascorrono molto tempo online, non hanno più il tempo e l'energia per vivere la vita reale, il che può influire negativamente sul loro sviluppo», leggiamo. Inoltre «un uso eccessivo di Internet può ripercuotersi negativamente sul rendimento scolastico o nell'azienda di tirocinio, mettendo così in pericolo la formazione del bambino o del giovane». E poi «possono insorgere problemi fisici come mal di schiena o disturbi alla vista».
Paure più larvate che emergono nelle discussioni fra genitori circa la difficoltà di staccare i propri figli dai dispositivi elettronici riguardano i danni veri o presunti che questi arrecherebbero al cervello. Ma anche alle capacità motorie stesse dei ragazzi. Da qui parte la nostra intervista.
Professor Kaelin, un paio di anni fa dalle visite militari era emerso che per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale i ragazzi risultavano meno performanti nei testi di velocità. Una delle ipotesi era che il maggiore uso di smartphone comportava un minore uso degli arti. Che cosa ne pensa?
«Penso che gli smartphone non abbiano nessun effetto negativo sulla funzione della mano, anzi. Il professor Eric Roullier di Friborgo ha fatto uno studio che aveva presentato durante l'ultimo simposio Eccles (v. scheda). Ha preso dei giovani con lo smartphone attuale e li ha paragonati ad altri giovani che utilizzano un telefonino vecchio stile, senza navigazione Internet. Si è visto che a livello motorio ci sono delle funzioni cerebrali più elevate con lo smartphone».
Insomma, fa bene alla mano.
«Per la mano il touchscreen rappresenta un allenamento positivo, o almeno non negativo. L'effetto è molto localizzato e ristretto: riguarda solo la mano. La verità è un'altra».
Quale?
«Probabilmente i giovani si muovo di meno con tutto il loro corpo. La ricerca sulla malattia di Alzheimer ci dice che non è sufficiente utilizzare la mano, bisogna utilizzare tutto il corpo per stare bene. Andare a fare dello sport una o due ore al giorno non fa soltanto del bene a livello cardiovascolare, dei muscoli e delle articolazioni: ha un effetto globale sul cervello. Penso che la spiegazione di una maggior lentezza sia questa: la diminuzione dell'attività globale motoria».