«Noi meteorologi siamo sarti, diamo notizie su misura»

Si dice che il tempo, quello meteorologico, sia uno dei temi preferiti, se non quello prediletto, nelle conversazioni degli inglesi. Nell’ultima estate però, l’argomento ha fatto parlare molto anche da noi, per la virulenza delle precipitazioni che si sono portate appresso ingenti danni. Assai seguite, quindi, sono state le previsioni del Centro regionale Sud di MeteoSvizzera.
I bollettini con le previsioni e le allerte diramati dagli specialisti ticinesi di MeteoSvizzera nei mesi estivi, volenti o nolenti, sono stati parte integrante del nostro quotidiano. Via radio, tivù e pure internet in molti ci siamo tenuti informati sull’evoluzione del tempo, magari con un po’ di apprensione, visto quanto è accaduto al di là delle Alpi, fra esondazioni dei corsi d’acqua e franamenti di terreno che hanno raggiunto una particolare rilevanza. E il men che si possa dire è che a noi del sud della Svizzera è andata ancora bene. Da parte nostra, fra una previsione e l’altra, siamo stati presi dalla voglia di capire qualcosa di più sul lavoro dei meteorologi. E siamo saliti a Locarno-Monti, dove ad aprirci le porte del centro meteo di casa nostra è stato il suo responsabile Marco Gaia.

Uno staff di trenta persone
Arrivando, Marco Gaia ci presenta i suoi colleghi meteorologi Cecilia Moretti-Cetti e Guido Della Bruna che in sala previsioni hanno davanti e attorno a loro numerosi schermi che mostrano tutti i dati meteorologici. Non solo quelli «nostrani», ma anche quelli provenienti dal resto del mondo. «A Locarno-Monti sono attive una trentina di persone, compreso il segretariato. Una dozzina di loro si occupano del servizio previsione, mentre gli altri sono impegnati in attività di ricerca e sviluppo. Al momento, qui, siamo solo in tre, complice il telelavoro che pure noi abbiamo introdotto prudenzialmente in seguito alla COVID-19», spiega il nostro interlocutore.

Fra dati e supercalcolatori
Gli schermi – prosegue Marco Gaia – mostrano dati molto variegati: temperatura, pressione atmosferica, intensità e direzione del vento, quantità delle precipitazioni, radiazione solare... Le stazioni di rilevamento sparse sul territorio svizzero e ticinese sono in rete e automatizzate: i valori misurati li visualizziamo qui in tempo reale, su questi numerosi schermi. Farsi un quadro il più preciso possibile della situazione meteorologica in atto è il punto di partenza fondamentale di ogni attività in sala previsione. In particolare i valori sono indispensabili sia per effettuare la sorveglianza meteorologica e per l’elaborazione delle previsioni numeriche».
Ossia? «Le previsioni numeriche sono il risultato delle simulazioni effettuate dai supercalcolatori, come quello da noi utilizzato presso il Centro svizzero di calcolo scientifico a Lugano. È in grado di elaborare le immense quantità di dati meteorologici che rilevano a getto continuo gli strumenti di misura. Applicando le leggi della fisica, il supercalcolatore simula l’evoluzione per le prossime ore o i prossimi giorni della situazione meteorologica e fornisce al meteorologo gli scenari più plausibili, in base ai quali si decide poi la previsione vera e propria o, in caso di maltempo imminente, l’emissione di un’allerta».

Missione e compiti
Segue poi una nota istituzionale, sempre da parte di Marco Gaia: «L’Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera dipende dal Dipartimento federale dell’Interno, diretto da Alain Berset. La nostra missione e i nostri compiti sono definiti da una specifica legge federale. MeteoSvizzera è tenuta a misurare permanentemente lo stato dell’atmosfera, garantendo la sorveglianza 24 ore su 24 in ogni giorno dell’anno. Oltre all’elaborazione di previsioni e allerte per le autorità e la popolazione, MeteoSvizzera mette i suoi servizi a disposizione dell’aviazione civile, dell’esercito e di svariati settori privati a seconda delle rispettive esigenze, senza scordare le numerose prestazioni in campo climatologico, che stanno diventando sempre più importanti, complice il cambiamento climatico in atto».

Informazioni su misura
«Per quanto riguarda la previsione del tempo, mi piace vedere noi meteorologi come dei sarti. La previsione è sempre una sola, ma deve essere comunicata in modo tale che l’utente riceva solo informazioni “tagliate su misura” per le sue esigenze. Agli agricoltori, per esempio, importa soprattutto sapere se e quanto pioverà oppure se i temporali porteranno anche grandine. Chi vola, invece, chiede piuttosto informazioni sul regime dei venti e sulla visibilità in quota, mentre le autorità e gli enti di pronto intervento, quando è previsto maltempo, vogliono sapere quanto sarà virulento o meno, così da mettere in preallarme la catena dei soccorsi. Oppure quando inizieranno le previste nevicate, in modo da potersi organizzare per lo sgombero della neve dalle strade. E noi meteorologi, appunto, come dei sarti con un vestito, confezioniamo i nostri bollettini a seconda delle necessità di ognuno, fornendo i dati e le informazioni che più interessano in un contesto piuttosto che un altro».

La tradizione della ricerca
Locarno-Monti a livello nazionale è il centro di competenza, ricerca e sviluppo per la meteorologia radar e quella satellitare. Quest’ultima si basa sui dati che sono forniti dai satelliti gestiti dall’EUMETSAT, l’Organizzazione europea per l’utilizzo dei satelliti meteorologici, la cui sede principale è ospitata dalla città tedesca di Darmstadt.

«Il nostro centro ha una lunga tradizione in materia di ricerca. Fra gli anni ’30 e ’50 ci siamo occupati di bioclimatologia. A partire dagli anni ’50 abbiamo poi iniziato a collaborare a uno studio su scala nazionale voluto per verificare l’efficacia dei sistemi antigrandine, a iniziare dai razzi sparati in cielo per cercare di diminuire la dimensione dei chicchi di grandine. Il Ticino era interessato perché allora era diffusa la coltivazione del tabacco, le cui foglie erano facilmente danneggiate dalla grandine».

E i risultati? «Questo studio non aveva potuto confermare un’eventuale efficacia dei sistemi antigrandine, ma è stato il punto di partenza per un filone di ricerca che continua ancora oggi, dopo più di 50 anni: l’utilizzo dei radar meteorologici in un contesto montagnoso come la Svizzera. Sviluppato dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale per intercettare a distanza i mezzi nemici, in particolare gli aerei, il radar a quei tempi aveva un limite: non riusciva ad assolvere il suo compito in presenza di nubi e pioggia. Una volta finito il conflitto, qualcuno pensò che tale “difetto” potesse tornare utile in meteorologia. Se opportunamente modificati, i radar avrebbero potuto andare a scrutare all’interno delle nubi, così da permettere di vedere quanta acqua avevano in grembo. Fu grazie all’inventiva di Jürg Joss, ingegnere elettrotecnico diventato in seguito pioniere e specialista riconosciuto a livello mondiale dei radar utilizzati in meteorologia, che la meteorologia radar è stata sviluppata in Svizzera. Addirittura, grazie ai contatti che Joss si era creato a livello internazionale, per alcuni anni nel giardino del nostro centro a Locarno-Monti c’è stato un radar dell’esercito americano, uno fra i vari passi di un cammino tecnologico che ci ha portati a diventare il centro che controlla i cinque impianti su cui MeteoSvizzera può contare attualmente».

Dunque, missione riuscita, in questo caso... «Sì, perché se oggi ogni persona può visualizzare sul suo smartphone l’animazione delle precipitazioni in atto è grazie al lavoro dietro le quinte degli specialisti e dei ricercatori di Locarno-Monti. Sono in grado di gestire strumenti altamente sofisticati, radar capaci di intercettare un singolo insetto, piccolo come un’ape, a un chilometro di distanza e una pioggerella fine fine a più di 200 chilometri dalla loro antenna. A Locarno-Monti negli anni ’70 siamo stati anche pionieri nella progettazione e nello sviluppo delle prime stazioni di rilevamento automatizzate presenti sul territorio nazionale». Insomma, da quando è stato creato nel 1935 il primo Osservatorio, a Locarno-Monti se ne sono fatti di progressi.
Tutto iniziò al sanatorio di Orselina
Agra, Cademario, Piotta oppure Medoscio e Orselina: quale passato ci ricordano in particolare i nomi di queste località ticinesi? È quello dei sanatori, luoghi di cura dove si cercava di alleviare le sofferenze dei tubercolotici e più in generale di chi, colpito da questa o quella malattia, poteva trarre giovamento dal clima del Ticino lungo tutto il corso dell’anno. Ed è proprio da un sanatorio, quello di Orselina, che è partita la storia dell’Osservatorio meteorologico di Locarno-Monti.

«I medici legati all’istituto di cura di Orselina, per verificare se quanto pubblicizzato in merito alle virtù climatiche del luogo fosse vero, incominciano all’inizio del Novecento a fare misurazioni ambientali (si misuravano infatti non solo le grandezze meteorologiche classiche, bensì anche i campi elettrici o la radioattività). L’anima del gruppo è il dottor Schmid-Curtius, come i suoi colleghi, visto il suo specifico campo professionale, particolarmente interessato alla bioclimatologia. Ossia allo studio degli influssi delle condizioni meteorologiche e climatiche sulla salute umana», spiega Marco Gaia che aggiunge: «Con la morte di Schmid-Curtius le ricerche nel campo della bioclimatologia a Orselina vanno in crisi, ma partendo da esse, poco tempo dopo, nel 1935, sorge appunto il nostro centro, che è inizialmente chiamato Osservatorio meteorologico, da molti conosciuto semplicemente con l’appellativo di Locarno-Monti».

I casi della vita, verrebbe da dire... «Sì, perché la prima sede di Locarno-Monti è una villa a tre piani che tuttora si trova a pochi passi dal moderno edificio in cui ci troviamo adesso. Siamo nei primi anni ’30 e la Centrale meteorologica svizzera di Zurigo, che dal 1881 svolgeva i compiti di servizio meteorologico nazionale, cerca una sede per estendere i suoi servizi a sud delle Alpi. Ecco che allora a Zurigo, anche grazie all’interesse e al sostegno delle autorità cantonali e comunali di allora, si decide di acquistare questa villa situata nella zona collinare di Locarno e di riprendere le attività iniziate dal dottor Schmid-Curtius».


La prima, storica previsione di Locarno-Monti viene emanata il 1. maggio del 1935 e da quell’anno l’Osservatorio vive uno sviluppo costante. «Fin dall’inizio – sono sempre parole di Marco Gaia – a Locarno-Monti, oltre all’elaborazione delle previsioni del tempo, si svolge una grande attività di ricerca e sviluppo. Le previsioni vengono elaborate non solo per il Ticino ma pure per le valli meridionali dei Grigioni – Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Valposchiavo – e l’Engadina, poiché queste regioni, dal punto di vista meteorologico e del clima, hanno più caratteristiche comuni con il Ticino e con il nostro versante a sud delle Alpi che non quello settentrionale».
I termini «soleggiato», «variabile» oppure «piovoso» sono la norma per le laconicissime previsioni che sono diramate agli inizi dall’Osservatorio di Locarno-Monti, valide di giorno in giorno, poiché gli strumenti di allora non permettevano di guardare più in là nel futuro. Mentre nell’era moderna «un bollettino meteorologico non solo fornisce un fitto numero di informazioni, ma indica anche l’evoluzione del tempo prevista sull’arco di una settimana».

Tornando alle note storiche, «in Ticino stazioni di misura meteorologiche avevano visto la luce già nella seconda metà dell’Ottocento. Quella con la serie di misurazioni più lunga e completa è quella di Lugano, collegata fin dal 1864 alla sede del Liceo», ricorda ancora Marco Gaia che conclude: «Ed è proprio verso la metà dell’800 che in Svizzera iniziano le osservazioni meteo regolari, grazie a 88 stazioni disseminate sul nostro territorio. Dopo di che nel 1879 prende il via la pubblicazione dei bollettini giornalieri e nel 1880 il Consiglio federale decide di istituire una Centrale meteorologica nazionale, nata a Zurigo l’anno successivo».
Una fitta rete fornisce dati senza sosta
Come è strutturata la «rete di misura dell’Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera – è la denominazione ufficiale – sul piano nazionale? Andiamo a scoprirlo, unitamente ad altre particolarità, grazie alle informazioni pubblicate sul portale meteosvizzera.admin.ch.
I centri sul territorio
Innanzitutto ci sono i tre centri regionali di Zurigo (fondato nel 1881), Ginevra (1931) e Locarno (1935). A questi si aggiungono i posti di osservazione presso gli aeroporti di Zurigo-Kloten e Ginevra-Cointrin e il centro di Payerne, che si occupa degli strumenti di misura per tutta la Svizzera. Da notare che l’attivazione del servizio meteorologico per l’aviazione risale al 1929.

I collaboratori
MeteoSvizzera può contare su un totale di 389 collaboratori, dei quali 121 sono donne. Nel complesso sono 239 quelli che vantano una formazione universitaria e 20 sono i collaboratori usciti da una scuola universitaria professionale. Quanto alla loro lingua madre, prevale il tedesco (per 205 collaboratori) che è seguito dal francese (80) e dall’italiano (35).

Rete di rilevamento
MeteoSvizzera sul territorio nazionale può contare sulla rete di rilevamento SwissMetNet. È composta da 160 stazioni di misura automatizzate che forniscono dati meteorologici e climatologici ogni dieci minuti. In una stazione standard si rilevano costantemente temperature e umidità dell’aria, pressione atmosferica, radiazione solare e quantitativi delle precipitazioni, nonché direzione e velocità del vento. La rete è completata da ulteriori 100 stazioni dedicate in modo specifico al rilevamento automatico delle precipitazioni. Alle stazioni automatiche vanno poi aggiuntele stazioni pluviometriche manuali e quelle fenologiche.

Cinque radar
L’Ufficio federale di meteorologia e climatologia può contare anche su cinque radar meteo. Sono situati sul Monte Lema in Ticino (nella foto CdT/Chiara Zocchetti), sull’Albis vicino a Zurigo, sulla Dôle nei pressi di Ginevra, sulla Pointe de la Plaine Morte in Vallese e sulla Weissfluh nei Grigioni. I radar vengono utilizzati per rilevare e analizzare le precipitazioni e i temporali.
Controllo della radioattività
Con la sua rete MeteoSvizzera rileva anche i livelli di radioattività su tutto il territorio elvetico per conto della Centrale nazionale d’allarme dell’Ufficio federale della protezione della popolazione, centrale i cui specialisti elaborano e gestiscono i relativi dati.