«Non abbiamo più il macchinista»

Metti una giornata in gita a Zurigo. Rigorosamente in treno, con le FFS. Partenza puntuale da Lugano, a tutta velocità lungo i 57 km di Alptransit e tappa a Rotkreuz. Ma c’è un ma. «Cari passeggeri, se tra voi c’è un macchinista è pregato di raggiungere il capo stazione», dice una gentile voce a tutto il vagone. Ma come? Non c’è più il macchinista, che succede? Dopo dieci minuti rilanciano l’annuncio della disperazione. Ma invano. «Questo treno non può proseguire, vi preghiamo di scendere», viene aggiunto in seguito. Chi è in gita scatta e, con il telefonino in mano, cerca altre coincidenze. Chi ha la valigia e corre all’aeroporto impreca e s’arrabbia. Il tempo per questi stringe.
Poi la corsa da un binario all’altro tra annunci e smentite. Care FFS, come fidarsi di voi? Il viaggio prosegue con le dita incrociate tra annunci di ritardi poi ritrattati o partenze rinviate mentre i vagoni iniziavano a camminare. Scene da cabaret che, chi frequenta spesso i treni, ben conosce. FFS, quo vadis?