Lugano

Non è incedibile neanche Villa Negroni

C’è anche il gioiello di Vezia nell’elenco delle proprietà comunali che la Città potrebbe sacrificare per il risanamento delle finanze – Si riflette sul futuro di Villa Heleneum – Il paragone con la comasca Villa Geno
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
Anna Campaniello
Giuliano GasperieAnna Campaniello
06.12.2024 06:00

Belle, ma non abbastanza da essere considerate incedibili, da non essere sacrificabili per migliorare alcuni dati finanziari – brutti, quelli – che tanto preoccupano il Municipio di Lugano. Torniamo a parlare della lista dei beni comunali che, a mente della Città, potrebbero essere venduti per fare cassa. È un elenco teorico, nessuna decisione è stata ancora presa e nessun impiegato comunale sta girando per Lugano ad affiggere i classici cartelli on sale (meglio in inglese, casomai ci passi davanti qualche globalista venuto da Londra). Sta di fatto che in quella lista ci sono nomi illustri. Di Villa Heleneum avevamo già scritto nei giorni scorsi. La novità è Villa Negroni, storica residenza di Vezia che fu costruita tra il Seicento e il Settecento da Carlo Morosini di Lugano e che, dal 1990, accoglie il Centro di Studi Bancari e la sede dell’Associazione Bancaria Ticinese. In precedenza, dopo essere stata acquistata dal Comune di Lugano nel 1976 per quasi cinque milioni di franchi e riportata con un restauro agli antichi splendori, Villa Negroni era stata sede di una scuola americana, poi di una scuola di musica e infine della scuola professionale d’abbigliamento. Il suo futuro, essendo finita nel controverso elenco, è diventato un po’ più incerto. L’ABT rimarrebbe volentieri. Da capire chi sarà il futuro padrone di casa.

La parentesi nuziale

Stesso discorso per la Villa Heleneum di Castagnola, anche se il suo ultimo inquilino, la Fondazione Bally, è stata costretta a fare le valigie dalla nuova proprietà americana dell’azienda di moda. Gli interessati a ritirare le chiavi non mancano e Lugano dovrà decidere cosa fare, lista o non lista. A vendere il pregiato immobile, impreziosito da un parco pubblico, la Città ci aveva provato esattamente dieci anni fa con una base d’asta di circa ventisei milioni: nulla di fatto. Un aspetto chiave, in questo discorso, è la destinazione prevista attualmente dal Piano regolatore, che è museale. Se fosse modificata in residenziale, il potenziale ricavo sarebbe chiaramente maggiore. Fino a cinquanta milioni, secondo un immobiliarista specializzato in questo genere di proprietà, da noi contattato. Palazzo civico potrebbe anche proseguire sulla strada dell’affitto, o degli affitti. Come dal 2019 al 2022, quando il Municipio aveva messo a disposizione Villa Heleneum come location per eventi privati e aziendali. Facendo un bilancio di quella parentesi, il vicesindaco Roberto Badaracco ricorda come al tempo fosse «emerso chiaramente» il potenziale della residenza nel mercato nazionale e internazionale dei matrimoni, mentre Villa Ciani, per fare un paragone, veniva preferita dagli sposi locali. Nonostante le incertezze della pandemia, nel 2019 erano stati organizzati 6 eventi che avevano fruttato entrate per 30 mila franchi, mentre nel 2021 erano stati 11 con ricavi per 50 mila. Considerando i molti annullamenti, Badaracco stima un potenziale introito annuo di 150 mila franchi (gli stessi che ha versato Bally in affitti: tenete a mente questa cifra). Nelle valutazioni «è importante considerare da un lato i costi di gestione e promozione – analizza il municipale responsabile della cultura – e dall’altro l’indotto positivo che tali attività possono generare per l’economia locale. La struttura, tuttavia, presenta alcune criticità, tra cui la vicinanza a una zona abitata e la scarsità di parcheggi. Inoltre, sarebbe opportuno prevedere investimenti per migliorare i servizi di catering e ospitalità, rendendoli più funzionali e adeguati alle esigenze degli eventi».

A Como intanto...

L’ispirazione per il futuro della residenza di Castagnola potrebbe venire anche da un altro lago, il Lario, che negli anni ha saputo preservare e valorizzare le sue ville affacciate sull’acqua. Per il citato mercato dei matrimoni, parliamo di una destinazione top a livello mondiale. Per fare un paragone equilibrato con Villa Heleneum ci siamo soffermati sulla situazione della settecentesca Villa Geno di Como. Dopo un passato recente come prestigiosa location per vari eventi, anche il suo futuro è incerto:al momento è inutilizzata in attesa delle decisioni del Comune, suo proprietario. Lo scorso luglio è scaduta la concessione alla società che la gestiva, la Sunlake. L’attuale amministrazione, guidata da Alessandro Rapinese, ha deciso di non rinnovare il contratto, ma di riprendere in mano l’immobile e valutare un nuovo modello di gestione. «Non abbiamo intenzione di mettere in vendita Villa Geno – chiarisce subito il sindaco – però vogliamo valorizzare questo patrimonio». Gli ultimi gestori versavano nelle casse comunali circa 150 mila euro l’anno (curiosa coincidenza con Villa Heleneum). Al momento di valutare un eventuale rinnovo, a Palazzo Cernezzi è emersa la possibilità di dare alla proprietà una destinazione diversa per «massimizzare il beneficio economico per l’ente», come si legge sui documenti ufficiali. L’ipotesi è quella di un partenariato tra pubblico e privato. «Con il precedente modello – sottolinea Rapinese – il canone, che era stato stabilito da amministrazioni precedenti, non era idoneo. La cifra era irrisoria. In pratica, i gestori pagavano per quel gioiello una somma giornaliera inferiore a quella di una camera in un bed & breakfast in città». Ora il Comune dovrà sbrigare alcune questioni formali, poi i privati potranno farsi avanti e presentare le loro idee. «Faccio un esempio per chiarire. Un imprenditore potrebbe proporre un piano con un numero di matrimoni e cerimonie private, affiancati all’apertura al pubblico per eventi culturali. Non abbiamo preclusioni: chi si farà avanti, dirà come intende valorizzare la villa e cosa offrirà alla collettività». Il sindaco non indica i possibili tempi, ma è sicuro che Villa Geno non rimarrà inutilizzata. «Siamo certi che ci saranno persone pronte a farsi avanti: il valore del complesso, la posizione strategica e la sua unicità ci danno la garanzia che il mercato recepirà la nostra proposta». La scelta di non rinnovare la concessione è stata invece contestata dai consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi e Stefano Legnani. «L’amministrazione ha deciso di rinunciare a un’entrata certa e di importo significativo, senza ancora avere ben chiari gli obiettivi e i lavori da effettuare per riaprirla al pubblico. Il rischio è che Villa Geno resti inutilizzata per molto tempo».

In questo articolo: